Pensione variabile indipendente
Senza interventi nel sistema pensionistico, scatterà la legge Fornero e si andrà in quiescenza a 67 anni. Ma forse non tutti sanno dell’esistenza di un rapporto, l’ultimo del 2017, che può fare la differenza.
| Economia
Pensione variabile indipendente
Senza interventi nel sistema pensionistico, scatterà la legge Fornero e si andrà in quiescenza a 67 anni. Ma forse non tutti sanno dell’esistenza di un rapporto, l’ultimo del 2017, che può fare la differenza.
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Pensione variabile indipendente
Senza interventi nel sistema pensionistico, scatterà la legge Fornero e si andrà in quiescenza a 67 anni. Ma forse non tutti sanno dell’esistenza di un rapporto, l’ultimo del 2017, che può fare la differenza.
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Senza interventi nel sistema pensionistico, scatterà la legge Fornero e si andrà in quiescenza a 67 anni. Ma forse non tutti sanno dell’esistenza di un rapporto, l’ultimo del 2017, che può fare la differenza.
Le pensioni, un tema al calor bianco: senza interventi scatta la legge Fornero e si va in quiescenza a 67 anni. Forse non tutti sanno che sul tema c’è uno scottante rapporto – solo apparentemente tecnico – che prevede una “verifica attuariale” ogni tre anni. Con dati, numeri, previsioni, costi, sostenibilità. Quindi non un documento da specialisti, da “attuari” appunto, ma con una forte valenza politica. Si tratta di determinare le variabili demografiche ed economico-finanziarie, disegnandone le conseguenze e l’impatto sui conti. Il tutto per valutare i rischi e l’equilibrio dei fondi tra versamenti contributivi e assegni pensionistici.
L’ultimo rapporto conosciuto è del 2017. Poi si sono perse le tracce della “verifica fantasma” che, in base agli articoli 153 e 154 del Regolamento di amministrazione e contabilità, doveva essere preparata per il 2020 dal Coordinamento statistico attuariale dell’Inps. D’accordo, il termine è ordinatorio e non sanzionatorio, ma l’andazzo è da repubblica delle banane, anche perché il documento dovrebbe mettere tutti davanti alla realtà dei numeri e consigliare prudenza. Tra gli addetti ai lavori si mormora sottotraccia che l’Inps avrebbe fatto il proprio dovere inviando il tutto al Ministero del Lavoro, dove sarebbe ben custodito in fondo a un cassetto. Cui prodest, verrebbe da chiedersi? Gli ultimi due ministri sono stati Andrea Orlando (Pd) e Nunzia Catalfo (M5S).
Ma perché questo documento è così importante? A differenza delle previsioni che si riferiscono a indicatori di contesto (economici, demografici e occupazionali, tenendo conto anche dell’ingresso e della presenza di stranieri), la “verifica attuariale” si effettua sulla base dei dati relativi agli assicurati. La sua mancata effettuazione costituisce un problema a causa dei mutamenti della legislazione di settore (per esempio Quota 100 e Reddito di cittadinanza), da aggiungersi alle mancate riscossioni per effetto di misure di sanatoria, senza contare le conseguenze della pandemia (che non sono state valutate, come sarebbe dovuto accadere per i disequilibri non previsti determinati dal Covid-19 nella fase più acuta).
Anche la magistratura contabile ha richiamato l’attenzione del governo su questo aspetto in forza del quale – se vogliamo usare una metafora – si determinano per l’Inps e le politiche pensionistiche le medesime conseguenze di un Tir che viaggia a fari spenti nella notte. «Tutti aspetti – scrive infatti la Corte dei Conti – che hanno determinato un’ulteriore notevole divaricazione tra il dato reale e la previsione statistico attuariale». Il fatto che l’ultimo report sia avvenuto cinque anni or sono renderebbe in poche parole (a fronte di quanto è avvenuto nel frattempo) del tutto inattendibile ogni valutazione attualmente in nostro possesso. Non si tratta di una dimenticanza bensì di una scelta politica, visto che in questi ultimi anni partiti e sindacati hanno fatto di tutto per rendere la spesa pensionistica una variabile indipendente.
di Giuliano Cazzola e Franco Vergnano
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