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Medicina: Galli, ‘ecco le carte che raccontano come si moriva a Milano nel ‘600’

18 Novembre 2022

Milano, 18 nov. (Adnkronos Salute) – “Siamo riusciti a digitalizzare i registri dal 1629 al 1631 e a fotografare la morte a Milano nel periodo della peste manzoniana, per quello che è stato registrato. E’ qualcosa di cui siamo molto orgogliosi”. Far parlare le carte storiche e scavare nel passato è quello che Massimo Galli definisce il suo “divertissement collaterale”, spiega all’Adnkronos Salute. Lo scienziato, già direttore del reparto di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, e fra i ricercatori italiani più citati, che compaiono nella classifica ‘Highly Cited Researchers 2022’ di Clarivate Analytics, ne ha parlato ieri sera in occasione di un evento che si è tenuto all’Università Statale di Milano nell’ambito di BookCity.

“Siamo stati nei locali storici della Ca’ Granda – ha raccontato – Pochi sanno che al di sotto del cortile della Statale c’è il sepolcreto dove sono stati scaricati per più di due secoli i deceduti dell’ospedale che, se non reclamati, venivano inumati in questi sotterranei. Su questo c’è in ballo una ricerca storico antropologica di grande interesse, di cui si è occupata la nota antropologa forense Cristina Cattaneo”. Quello che emerge è una fotografia di vita, morte e attività dei milanesi del passato. E un atlante delle loro malattie. “Certamente non si tratta di persone morte di peste – ha precisato l’infettivologo – ma di qualsiasi patologia e gran parte di questi resti sono seicenteschi. Io presento i risultati della trascrizione, della digitalizzazione dei registri dei morti di Milano”.

“I registri dei morti – ha illustrato Galli – furono stabiliti nel 1450 da Francesco Sforza con l’obiettivo di identificare in modo rapido gli eventuali morti di peste in città. Il senso era: volete avere il permesso di seppellimento? Prima bisogna che un ufficiale del Comune o il medico curante certifichi di cosa siete morti, aggiungendo che siete morti ‘sps’, cioè ‘sine pestis suspicione’. Per me è un divertissement, mi sto occupando da diverso tempo di studi sulla storia delle epidemie in questa città anche andando su dati originali, e questa è una cosa che mi vede partecipe”.

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