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Mondiali in Qatar e i diritti negati

Dua Lipa si rifiuta di cantare, Cantona li boicotta: tanti vip si stanno schierando contro i Mondiali in Qatar
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Mondiali in Qatar e i diritti negati

Dua Lipa si rifiuta di cantare, Cantona li boicotta: tanti vip si stanno schierando contro i Mondiali in Qatar
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Mondiali in Qatar e i diritti negati

Dua Lipa si rifiuta di cantare, Cantona li boicotta: tanti vip si stanno schierando contro i Mondiali in Qatar
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Dua Lipa si rifiuta di cantare, Cantona li boicotta: tanti vip si stanno schierando contro i Mondiali in Qatar
Eric Cantona è sicuramente un tipo scomodo. L’ex numero sette del Manchester United, il padre della polo con colletto alzato tra colpi di genio (e di kung fu) per i tifosi, da tempo ha deciso di boicottare i Mondiali in Qatar che iniziano domani con la cerimonia di apertura e poi con Qatar-Ecuador. Per Eric The King la scelta di portare la Coppa del Mondo nel Golfo Persico è stato il passo estremo della Fifa alla ricerca del business a tutti i costi, in un paese che perseguita donne, gay e fa cuocere al sole i migranti sui cantieri. Pochi altri sono stati netti come Cantona. Si è preferito il silenzio, eppure il tempo c’è stato: 12 anni fa Joseph Blatter, da presidente Fifa, ha assegnato la Coppa del Mondo al piccolo e potente paese arabo. Solo ora c’è uno sdegno collettivo. La rapper inglese Dua Lipa che si rifiuta di salire sul palco per la cerimonia di apertura, in Italia c’è stato Fiorello a lanciare anatemi alla Rai per i quasi 200 milioni di euro spesi per la copertura dei Mondiali. E’ troppo tardi, in ogni caso nelle ultime ore i calciatori della Francia hanno annunciato il sostegno economico alle ong che si occupano di raccontare quanto i diritti umani siano costantemente violati in Qatar. “La nostra passione non può essere causa di dolore per qualcuno”, si legge nella lettera firmata dai Bleus. La Francia è il paese europeo più legato agli investimenti qatarioti, dai tempi di Sarkozy. Qualche giorno fa il portiere e capitano dei transalpini, Hugo Lloris, si era detto contrario a indossare la fascia arcobaleno e che si dovrebbero rispettare le regole del paese ospitante, seppur discriminatorie. Prima della Francia, ci sono stati gli allenamenti “dimostrativi” della nazionale americana e inglese, con partitelle improvvisate con una selezione di migranti impiegati sui cantieri dei Mondiali. Ha sollevato il caso dei diritti violati anche Bruno Fernandes, portoghese del Manchester United, preceduto qualche giorno prima da Jurgen Klopp, che si è scagliato contro la Fifa, parlando apertamente dei migranti deceduti per il caldo asfissiante durante gli infiniti turni sulle impalcature, sollevando i calciatori dalle loro responsabilità. Ma è realmente così? Una presa di posizione di Messi (ambasciatore per il turismo nella vicina Arabia Saudita, pure non esente da pecche in tema di rispetto dei diritti), Ronaldo (che preannuncia l’edizione più bella di sempre della Coppa del Mondo), Neymar, Mbappé, fenomeni mediatici prima ancora che fuoriclasse, non avrebbe spostato l’attenzione sui diritti calpestati in Qatar? Il sindacato calciatori (FifPro) è riuscito a essere incisivo quando il tema ha davvero toccato gli interessi degli atleti. Non erano graditi i Mondiali ogni due anni quasi imposti dalla Fifa, il progetto è per ora naufragato. Poco o nulla si è fatto sulla Coppa del Mondo tra Doha, Dubai e dintorni. Non è certo il sindacato, scudo agli interessi delle istituzioni del pallone, di cui discutevano negli anni ‘90 Diego Armando Maradona e l’allora giovanissimo Cantona. Un anno fa una delegazione del FifPro, dopo una visita sui cantieri dei Mondiali, aveva evidenziato che c’era “ancora molto lavoro da fare” sullo sfruttamento sul lavoro, sulle condizioni dei migranti e sulla repressione della comunità gay. A pochi giorni dal via al torneo, il brand ambassador dei Mondiali, Khalid Salman ha detto all’emittente tedesca ZDF che “l’omosessualità è contro la legge ed è una malattia mentale”. Insomma, nessun progresso su diritti e libertà fondamentali, c’è però la deroga di poter bere alcolici nei bar degli hotel extralusso e anche in qualche punto vendita nei dintorni degli stadi. La casa reale acconsente, così uno dei main sponsor (Budweiser) paga.   Di Nicola Sellitti

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