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L’Arabia Saudita batte l’Argentina: che peso sulle spalle di Messi

Arrivato al suo ultimo Mondiale, Lionel Messi è davvero stanco. Testa bassa e un’indolenza che rischia di trascinare anche gli altri calciatori di un’Argentina che delude e si fa battere in rimonta (1-2) dall’Arabia Saudita

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L’Arabia Saudita batte l’Argentina: che peso sulle spalle di Messi

Arrivato al suo ultimo Mondiale, Lionel Messi è davvero stanco. Testa bassa e un’indolenza che rischia di trascinare anche gli altri calciatori di un’Argentina che delude e si fa battere in rimonta (1-2) dall’Arabia Saudita

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L’Arabia Saudita batte l’Argentina: che peso sulle spalle di Messi

Arrivato al suo ultimo Mondiale, Lionel Messi è davvero stanco. Testa bassa e un’indolenza che rischia di trascinare anche gli altri calciatori di un’Argentina che delude e si fa battere in rimonta (1-2) dall’Arabia Saudita

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Arrivato al suo ultimo Mondiale, Lionel Messi è davvero stanco. Testa bassa e un’indolenza che rischia di trascinare anche gli altri calciatori di un’Argentina che delude e si fa battere in rimonta (1-2) dall’Arabia Saudita

Il Bandolero è davvero stanco. Triste, con il capo rivolto verso il basso come spesso avviene con l’Albiceleste. E pure infortunato, con una caviglia gonfia come un melone. Intorno a lui, sodali lenti, ciondolanti. Inerti davanti ai sauditi che scrivevano la storia in una specie di plaza de toros da 80 mila spettatori. Questo è accaduto all’Argentina di Messi, che ha regalato la prima sorpresa in Qatar. La sconfitta dei sudamericani è giusta, sacrosanta. Sono stati puniti dagli déi del futbol, per la tracotanza mostrata nel primo tempo, con diverse occasioni da reti sprecate con presunzione.

Sebbene abbia pesato sull’exploit dell’Arabia Saudita un arbitraggio ben oltre la decenza, che ha concesso una quantità infinita di falli duri, cattivi agli indemoniati sauditi senza mai metter mano ai cartellini. Evidentemente li sventola con più facilità la Fifa alle federazioni per impedire qualsiasi segnale sui diritti umani.

A proposito della Fifa, andrebbe affrontata al più presto la questione dei recuperi infiniti: il secondo tempo della gara tra argentini e sauditi è arrivato a 59 minuti. Inghilterra-Iran, giocata ieri, è durata 119 minuti. Quasi si giocassero ormai di default i tempi supplementari. Sta trovando applicazione l’indicazione di Pierluigi Collina, presidente della commissione arbitrale Fifa: andare oltre i 110 minuti per incrementare il tempo effettivo, colpendo le perdite di tempo sistematiche. L’obiettivo è tenersi intorno a 55 minuti di tempo effettivo, che è poi la media di una gara internazionale. Il tempo di gioco effettivo è uno degli aspetti che la Fifa e gli arbitri internazionali stanno valutando con maggior attenzione, e i primi interventi si erano già visti durante i Mondiali in Russia di quattro anni fa. La sensazione però è che questo aspetto andrà a influenzare l’esito di diverse partite. E con un minutaggio così esteso rispetto ai canonici 90-95 minuti di gara, perde di forza anche il fattore delle cinque sostituzioni.

Tornando al tonfo di Messi e compagni, non è neppure la prima volta che l’Argentina parte ai Mondiali con un passo falso. A Italia ’90, dove era campione in carica, ci fu il crollo con il Camerun. In ogni caso, poi la Seleccion riuscì ad arrivare in finale. Ma c’era Diego Maradona. Non un dettaglio, ovviamente, ricordando che pure la nazionale italiana in più di un’occasione è partita in prima marcia per poi giocarsi i Mondiali, sia a Spagna ’82 che nell’edizione americana del 1994 (sconfitta con l’Eire). Insomma, poco o nulla è perso, ora partirà il processo mediatico in Argentina, ma è doloroso osservare come il Tempo sappia prendersi la rivincita con tutti. Anche con un immortale come Messi. È stato fischiato, la Pulce, anche dai tifosi sauditi che rappresenta nel mondo, da ambasciatore del turismo di un paese con più di uno scheletro nell’armadio in tema di diritti umani, in cambio di sette milioni di dollari annui. Ha segnato su rigore, poi si è letteralmente trascinato, mentre i compagni si affidavano solo a Di Maria per riprendere la partita. Gli capita anche al Paris Saint Germain, con cui ha segnato 12 gol e distribuito anche 14 assist da agosto a novembre, sorretto dalla freschezza di Mbappè e la fantasia di Neymar.

È a un bivio, Messi, l’ennesimo con la maglia dell’Argentina. Ha vinto la Coppa America quasi da solo, nell’estate dello scorso anno, ma quella maglietta pesa sempre troppo, ingabbia il talento, raffredda il magico sinistro. La sensazione è che la sua indolenza vada a contagiare anche chi gli gioca intorno. Così l’Argentina è eternamente prevedibile, scontata, mai velenosa.

Prima della gara con l’Arabia Saudita ha ricordato a tutti che è all’ultima edizione dei Mondiali, a 35 anni. Mai sottovalutare il cuore (e la classe) di un campione, è sicuramente un errore da non fare e l’Argentina può riscattarsi con Messico e Polonia. Ma che tristezza, vederlo così.

  Di Nicola Sellitti

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