Inciviltà & trasformismo
Il trasformismo non è andato in prescrizione, mandando in malora la serietà della politica, degradandolo a tatticismo privo d’idee, di limiti, di senso. Alla fine, su un campo di battaglia tappezzato di vittime umane e di umani non credibili, non c’è un solo vincitore. In compenso c’è una sola sconfitta: la giustizia.
Inciviltà & trasformismo
Il trasformismo non è andato in prescrizione, mandando in malora la serietà della politica, degradandolo a tatticismo privo d’idee, di limiti, di senso. Alla fine, su un campo di battaglia tappezzato di vittime umane e di umani non credibili, non c’è un solo vincitore. In compenso c’è una sola sconfitta: la giustizia.
Inciviltà & trasformismo
Il trasformismo non è andato in prescrizione, mandando in malora la serietà della politica, degradandolo a tatticismo privo d’idee, di limiti, di senso. Alla fine, su un campo di battaglia tappezzato di vittime umane e di umani non credibili, non c’è un solo vincitore. In compenso c’è una sola sconfitta: la giustizia.
Il trasformismo non è andato in prescrizione, mandando in malora la serietà della politica, degradandolo a tatticismo privo d’idee, di limiti, di senso. Alla fine, su un campo di battaglia tappezzato di vittime umane e di umani non credibili, non c’è un solo vincitore. In compenso c’è una sola sconfitta: la giustizia.
La cancellazione della prescrizione, dopo il primo grado, è norma assurda e incivile. Assurda, perché non elimina affatto l’estinzione dei procedimenti per incapacità di giungere a sentenza, dato che la maggioranza di questi muore prima del primo grado. Incivile perché non solo il processo eterno è considerato tale ovunque esista il diritto, ma anche perché condanna al processo a vita non i presunti colpevoli (che già è principio di barbarie), ma i dichiarati innocenti: basta che ti assolvano, in primo grado, e quella sentenza non cancella l’accusa, ma la speranza di avere giustizia. Questa robaccia la si deve a un accordo fra Movimento 5 Stelle e Lega, all’epoca del non rimpianto peggiore governo della storia repubblicana, il Conte uno. Qui parte la giostra del trasformismo.
Fratelli d’Italia presenta un emendamento, al decreto mille proroghe, proponendo che l’inciviltà sia sospesa fino al 31 dicembre del 2023. Ora, omessa ogni triste ironia sul fatto che il malcostume del mille proroghe possa servire per inventare altre proroghe, accantonato ogni ragionare sul fatto che quella roba va cancellata, non sospesa, comunque è meglio di niente. Bravi i proponenti. Che furono anche fra i più ferventi manettari e che ancora fanno fatica a riconoscere che il giudizio serva a dare diritto non solo alle vittime, ma anche agli imputati. Vabbe’, non sottilizziamo, accontentiamoci del fatto che essere all’opposizione li induca a trovare elementi capaci di dividere la maggioranza. Meglio di niente.
Il fatto è che dividono anche il centro destra, che tutti loro, con scarso senso dell’umorismo, si ostinano a sostenere sia omogeneo, unito e alternativo a quelli con cui una parte di loro governano. La Lega si è astenuta, sull’emendamento degli alleati, mirante a sospendere quel che la Lega volle. Mentre Forza Italia si è astenuta su quel che avrebbe sospeso ciò contro cui fino a ieri diceva di battersi. Almeno si diano appuntamento in un punto solo, se proprio vogliono convincerci che votare per loro non sia votare per un nuovo, futuro litigio e tradimento.
Il Pd è andato oltre: ieri votò, indignato, contro l’inciviltà voluta da Lega e M5S, ora vota contro l’emendamento che sospende l’inciviltà, schierandosi a fianco di chi la ideò. La sinistra di un tempo, quando era comunista, era anche garantista, perché dopo il fascismo la magistratura era rimasta quella di prima. Poi accaddero due cose: da una parte le inchieste (non le sentenze) sono state utilizzate come armi politiche, contro gli avversari; dall’altra le correnti di sinistra avevano colonizzato le procure, compartecipando della metastasi ancora in atto. E addio garantismo, riemergente solo quando gli indagati sono compagni.
Almeno il M5S, e che diamine, è coerente? Con il manettarismo proclamato sì, con quello praticato assai meno, visto che ha esponenti non solo indagati, ma già con sentenze non definitive di condanna che sono rimasti al loro posto. Cosa che dicevano abominevole.
Immorale della favola: le posizioni di ciascuno non sono dettate dallo studio e dalle idee, ma dalla posizione e dalla convenienza. E anche in questa triste luce sono sbagliate, perché il solo risultato che ottengono, accanto al consolidare l’inciviltà, è risultare tutti non credibili. Certo, la soluzione non è restaurare la prescrizione e basta, ma far funzionare i processi in tempi ragionevoli. E certo, avere reso legittima la condanna incivile a farli durare l’intera vita è escluso sia la strada buona per accorciarne la durata.
di Davide Giacalone
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