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Insetti nel piatto

Un sondaggio di Coldiretti rivela che il rifiuto degli italiani all’ingestione di insetti sia sì maggioritario, ma molto meno di quanto si potrebbe immaginare
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Insetti nel piatto

Un sondaggio di Coldiretti rivela che il rifiuto degli italiani all’ingestione di insetti sia sì maggioritario, ma molto meno di quanto si potrebbe immaginare
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Insetti nel piatto

Un sondaggio di Coldiretti rivela che il rifiuto degli italiani all’ingestione di insetti sia sì maggioritario, ma molto meno di quanto si potrebbe immaginare
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Un sondaggio di Coldiretti rivela che il rifiuto degli italiani all’ingestione di insetti sia sì maggioritario, ma molto meno di quanto si potrebbe immaginare

Davvero a Bruxelles ci vogliono far mangiare insetti per forza? Se sui social si moltiplicano da tempo gli allarmi più o meno fake, è però vero che dal 23 gennaio scatta l’autorizzazione dell’Unione europea per l’immissione sul mercato della farina di grillo (a realizzarla è la vietnamita Cricket One Co. Ltd.) dopo che già dal primo gennaio 2018 la commercializzazione di insetti a scopo alimentare era stata resa possibile dall’entrata in vigore del regolamento Ue sui novel food. A dire il vero un’autorizzazione in tal senso era già stata concessa in Italia nel 2015 in occasione della Expo di Milano, tenendo conto delle abitudini alimentari di molti Paesi presenti con propri stand (almeno un terzo della popolazione mondiale contempla insetti e aracnidi nella propria dieta).

Un sondaggio di Coldiretti rivela che il rifiuto degli italiani all’ingestione di insetti sia sì maggioritario, ma molto meno di quanto si potrebbe immaginare: appena il 54% contro un 24% di indifferenti, un 16% di favorevoli e un 6% di “non so”. Lo stesso tweet con cui Salvini ha scritto «Se qualcuno in Europa ha piacere a mangiare insetti faccia pure, per i miei figli preferisco i sapori e i profumi della nostra terra e li difendo» riconosce implicitamente che se l’Ue autorizza il consumo di insetti non vuol dire che tutti saranno obbligati a mangiarli. Resiste però quel «profumi della nostra terra», chiaramente evocato da chi non deve aver mai visto una vendemmia, con i nugoli di moscerini che si depositano sul mosto e non solo. Se per la legge italiana un bicchiere di aranciata può contenere fino a cinque moscerini e se per la statunitense Food and Drug Administration 100 grammi di cioccolato possono contenere fino a 60 frammenti di insetti è perché, appunto, ogni persona la cui conoscenza della campagna non si limiti alle pubblicità del Mulino Bianco sa quanto sia impossibile eliminare del tutto certi ‘intrusi’. Non sorprende così che secondo uno studio dell’Università Iulm di Milano ogni anno ciascuno di noi mangi, senza accorgersene, almeno mezzo chilo di insetti.

Uno storico dell’alimentazione come Alessandro Marzo Magno fa pure notare che dal punto di vista zoologico non è che ci sia una gran differenza tra questi e altri invertebrati che invece consumiamo in quantità, dalle lumache ai crostacei. D’altra parte gli insetti sono già una componente della nostra cucina tradizionale. A parte l’estratto di coccinella E 120 usato per colorare bevande come Alchermes, Aperol, Campari, Ginger, Martini o Sanbitter, la larva di mosca è alla base di vari “formaggi con i vermi”: dal bruss delle Langhe al casu marzu sardo. E quanto alla tradizione giudaico-cristiana, la Bibbia vietava maiale, coniglio e anguilla ma consentiva l’ingestione di cavallette e grilli, piatto preferito da Giovanni il Battista. Sono eccezioni in una cultura occidentale che dal punto di vista gastronomico è piuttosto entomofobica, anche se resta documentato il consumo in tempi non lontani di maggiolini in Lombardia, falene in Carnia e grappa di formiche in Spagna.

Esistono in ogni caso almeno 2mila specie di insetti edibili, su cui stanno nascendo esperienze imprenditoriali come Entomo Farms in Canada, Aspire Food Group negli Usa, Protifarm e Protix nei Paesi Bassi e Bühler Grup in Svizzera.

di Maurizio Stefanini

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