Regionali Lombardia, intervista a Majorino: “Siamo a un corpo a corpo”
Al voto Lazio, Molise, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Pierfrancesco Majorino è il candidato del PD che, dopo 30 anni, spera di strappare alla destra la guida della Lombardia
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Regionali Lombardia, intervista a Majorino: “Siamo a un corpo a corpo”
Al voto Lazio, Molise, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Pierfrancesco Majorino è il candidato del PD che, dopo 30 anni, spera di strappare alla destra la guida della Lombardia
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Regionali Lombardia, intervista a Majorino: “Siamo a un corpo a corpo”
Al voto Lazio, Molise, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Pierfrancesco Majorino è il candidato del PD che, dopo 30 anni, spera di strappare alla destra la guida della Lombardia
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Al voto Lazio, Molise, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Pierfrancesco Majorino è il candidato del PD che, dopo 30 anni, spera di strappare alla destra la guida della Lombardia
Le previsioni lo danno per sfavorito ma è pur vero che non sarebbe la prima volta che i sondaggi danno per certo quello che certo non è. Non si può mai sapere. Soprattutto quando i punti di stacco non sono poi così tanti: 5, secondo i sondaggi, che potrebbero essere tranquillamente colmati dagli elettori del Terzo Polo che sostengono Letizia Moratti, per cui invece non sembrano esserci chances di vittoria. E’ ciò che spera Pierfrancesco Majorino, milanese, classe 1973, una vita passata a fare politica, passione cominciata nei movimenti studenteschi e che lo ha portato a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, prima come consigliere poi come assessore fino al grande salto a Strasburgo, nel 2019, dove è stato eletto all’Europarlamento.
Si vota domenica e lunedì. La sfida è tra Attilio Fontana, presidente uscente sostenuto dal centrodestra, e lui, il “baffo bianco” del PD che, qualora venisse eletto, ha già promesso ai suoi elettori che per essere più vicino ai cittadini sposterà la sede della giunta dal 39esimo piano di Palazzo Lombardia al piano terra di una casa popolare.
Majorino, siamo alla fine di questa campagna elettorale? Ha attraversato la Lombardia in lungo e largo in questi due mesi. Che regione ha trovato?
Siamo di fronte a un corpo a corpo, tra un cambiamento e un disincanto. C’è tanta gente che vuole cambiare e vuole una Lombardia più giusta e ambiziosa. Poi c’è anche chi crede che più di tanto la Regione non possa fare. Ma c’è veramente una bella energia in giro e la richiesta di cambiamento su temi essenziali come la questione sociosanitaria. Il problema degli ospedali che Regione Lombardia di Fontana vuole chiudere; serve abbattere le liste di attese e affrontare una cosa inaccettabile ovvero il ricatto indegno che viene fatto ai lombardi: se volete farvi curare, dovete pagare. Questo non lo ritengo dignitoso. Non solo per quelli che non possono permetterselo ma per tutti.
Nel concreto, come si può affrontare la questione sanitaria in Lombardia, regione che un tempo veniva presa come modello?
Credo che in campo sanitario ci siano già gli strumenti giusti. Bisogna solo fare le scelte giuste, andando a potenziare la sanità pubblica e guardando con attenzione al bilancio complessivo. Bisogna puntare sul nuovo ruolo dei medici di medicina generale e aprire un grande dibattito fare con tutto il mondo infermieristico sanitario.
Davvero l’autonomia differenziata non può venirle in contro in nessun modo come presidente di regione?
Serve una riforma nuova, importante, e l’autonomia mi sembra solo fumo negli occhi in questo momento. Non fa che produrre più distanze tra nord e sud, senza affrontare il vero tema ovvero il sostegno alle comunità locali. Fin dall’inizio i sindaci hanno detto che con la riforma Calderoli arriveranno meno soldi per i comuni e questo è un aspetto da tenere in considerazione.
Lei sta correndo per le regionali nel momento più difficile della storia del suo partito. Cosa serve al PD per ritrovare il cammino?
In Lombardia abbiamo dato una buona prova, a prescindere dal dibattito interno al partito. Oggi per esempio chiuderò la campagna con i 4 candidati alla segreteria nazionale. Dopodiché il PD ha bisogno di essere concretamente presente nelle questioni di vita delle persone. Su questo ci vuole un partito che lotti e vada avanti fino in fondo. Sapevo di fare questa lotta nel momento più difficile della storia del PD, peraltro è esploso anche il Qatargate, eppure siamo riusciti a invertire la tendenza. Due mesi fa tutti voi vi chiedevate “chi arriverà primo tra Majorino e Moratti, ora invece la sfida chiaramente è tra me e Fontana”. Anche per questo resto convinto che una buona fetta del Terzo Polo alla fine ci sosterrà.
Questo mandato si gioca soprattutto su tre macrotematiche: la sanità, le case Aler (gli alloggi popolari di Regione Lombardia) e Trenord, il trasporto ferrato di Regione Lombardia e FRI.
Sono le tre grandi questioni aperte che hanno bisogno di una nuova classe dirigente. Per Aler bisogna provvedere ad assegnare subito quei 15mila alloggi ancora scandalosamente lasciati vuoti da Fontana e Moratti. Per quello che riguarda Trenord serve fare interventi sulla sicurezza e la legalità e riorganizzare l’azienda con grande fiducia, perché ci sono tantissimi lavoratori in gamba che possono essere davvero la soluzione al problema. Serve verificare se prendere o meno in esame la questione della messa a gara, che se fatta oggi porterebbe alla privatizzazione. forse. Questione da affrontare in futuro con un’azienda più forte e competitiva.
Come assessore di Beppe Sala, nel maggio del 2017, promosse la “marcia dei migranti”. Un’iniziativa sull’accoglienza e l’ospitalità di Milano che il centrodestra, ancora oggi, le rinfaccia. Un consigliere della Lega, proprio di recente, l’accusata di aver trasformato la città in un vero e proprio centro per migranti a cielo aperto con tanto di tendopoli in ogni quartiere.
Ricordo agli esponenti di destra che mi dicono quanto ho fatto male l’assessore ai servizi sociali che nel 2021 Sala ha dato 20 punti di distanza alla destra. Quindi, evidentemente, le cose sono andate in un modo diverso. Detto questo ci sono delle ferite sociali che vanno affrontate, necessità sociali che vanno assolutamente affrontate: la lotta alla povertà, il diritto alla casa e anche quella della legalità. Abbiamo bisogno di una Regione che aiuti il Comune.
E’ stata una campagna elettorale dai toni aspri, con una narrazione molto accesa. Fontana l’accusata di essere un bugiardo (ragione per cui si è rifiutato di fare un confronto diretto, faccia a faccia), lei ha presentato un esposto in procura e l’altro all’Agcom, “per la proliferazione di fake news che la destra avrebbe alimentato sul suo conto sui social network”.
Tra me e Fontana c’è un abisso dal punto di vista delle visioni, su come andrebbe governata la Regione. Io sono molto convinto di quello che ho detto e delle denunce che ho fatto. In Lombardia abbiamo tutte le risorse per ripartire. Adesso la parola passa agli elettori.
Di Ilaria Cuzzolin
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Tag: Evidenza, interviste
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