Il ricordo di Massimo Troisi, parla Stefano Veneruso
“L’improvvisazione non si improvvisa”: il ricordo di Massimo Trosi nelle parole del nipote nonché sceneggiatore Stefano Veneruso
| Cultura
Il ricordo di Massimo Troisi, parla Stefano Veneruso
“L’improvvisazione non si improvvisa”: il ricordo di Massimo Trosi nelle parole del nipote nonché sceneggiatore Stefano Veneruso
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Il ricordo di Massimo Troisi, parla Stefano Veneruso
“L’improvvisazione non si improvvisa”: il ricordo di Massimo Trosi nelle parole del nipote nonché sceneggiatore Stefano Veneruso
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“L’improvvisazione non si improvvisa”: il ricordo di Massimo Trosi nelle parole del nipote nonché sceneggiatore Stefano Veneruso
Massimo assorto nei film di Ingmar Bergman. Massimo nei silenzi. Massimo pigro e geniale. Sul set come nella vita privata. Stefano Veneruso è un regista e sceneggiatore napoletano, nipote di Massimo Troisi. Per i settant’anni di uno dei fuoriclasse della comicità italiana ha diretto “Da Domani mi alzo tardi”, film presentato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che fino al 13 marzo ospita anche una mostra sull’attore tra opere pittoriche, gigantografie, stampe e reliquie (come la bicicletta utilizzata ne “Il postino”). Il film è tratto dall’omonimo romanzo del 2006 in cui Anna Pavignano – a lungo compagna di Troisi e sceneggiatrice di quasi tutti i suoi lavori – ricorda la sua storia d’amore con Massimo, proiettandola in età matura. Nei ruoli di Troisi e Pavignano, John Lynch e Gabriella Pession; la pellicola si chiude con un inedito di Pino Daniele, “Sirenuse”.
«Tra Massimo e Pino c’era un’alchimia speciale racchiusa nei silenzi. Pino con la chitarra, Massimo a divorare film, a leggere. Nelle loro occhiate furtive c’era una complicità artistica e umana introvabile» spiega Veneruso. Il regista ricorda la grande opportunità di avere vissuto a un palmo dallo zio il suo percorso, a partire dal successo con La Smorfia: «Teatro sperimentale alla fine degli anni Settanta al Metropolitan di Napoli, che tempi» sospira. «Ricevevano regali di ogni tipo, specie dalle ragazze, che poi portavo a casa. C’era magia nella loro comicità. Ricordo lo stupore, sbirciando dal sipario, delle sale gremite. Massimo ha poi portato quella magia al Nord; gli dicevano che avrebbe dovuto tornarsene a Napoli perché il “napoletano” non era adatto, senza valutare che lui era tutto sguardo e occhi: le parole arrivavano a seguire». Il film di Veneruso è sul legame tra Massimo e Anna: «Erano una cosa sola, hanno vissuto una storia d’amore bellissima e poi un legame professionale che ha prodotto “Scusate il ritardo”, “Ricomincio tra tre” e “Il postino”».
Il regista napoletano riporta alla memoria alcune “massime” del Troisi privato: «Diceva sempre che “l’improvvisazione non si improvvisa”, così come che “s’impara inconsciamente”. La sua comicità fulminea era il risultato di riflessioni e studi profondi. Massimo studiava gli altri registi, approfondiva. Le memorabili interviste alla Rai in realtà sono pochissime: non cercava la visibilità, viveva di piccole cose e nel suo mondo. Tanti artisti avrebbero voluto frequentarlo di più, ma rifuggiva la banalità. Il suo carisma era tale però da prendersi la scena ovunque fosse, senza cercarla, come un magnete. Ma era un innamorato della vita: se c’era da tornare bambini e scherzare, era il primo a farlo».
Stefano Veneruso ripercorre anche l’ultimo tratto di vita di Troisi: «Ha voluto realizzare “Il postino” a ogni costo, con un coraggio e una consapevolezza enormi. Il suo ultimo lavoro è stato il più grande, come capita spesso ai migliori. Massimo ha trascorso con me la sua ultima sera: un giro lungo e lento a Cinecittà».
di Nicola Sellitti
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