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Accessi inutili in pronto soccorso, studio italiano ‘assolve’ anziani

27 Febbraio 2023

Roma, 27 feb. (Adnkronos Salute) – La ricerca smentisce il luogo comune per cui sarebbero gli anziani la causa principale degli accessi inutili al pronto soccorso. Un nuovo studio italiano, condotto dagli esperti della Società italiana geriatria ospedale territorio (Sigot) e della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg), unico per la numerosità del campione esaminato – sottolinea una nota – indica che gli accessi degli anziani in pronto soccorso “sono appropriati 4 volte più che nei giovani, passando dal 10,7% della fascia 40-44 anni al 36,8% e al 44,2% nelle fasce d’età più avanzate. Un aumento dell’appropriatezza che si riscontra anche nei ricoveri, maggiormente giustificati negli anziani”.

Il lavoro è stato pubblicato su ‘Geriatrics & Gerontology International’, si basa sui dati Emur (Sistema informativo per l’emergenza e urgenza) del ministero della Salute e prende in esame i 20.400.071 accessi al pronto soccorso del 2015, corrispondenti a 335 ammissioni ogni mille abitanti. “L’anno di riferimento è esemplificativo e i dati restano attuali, in virtù anche del numero elevato di pazienti considerati e dell’estensione a tutto il territorio nazionale”, precisano gli autori che propongono di “aumentare i posti letto ospedalieri per gli anziani, potenziare gli ospedali. E poi” di prevedere “la presenza di un consulente geriatra in pronto soccorso”.

Lo studio analizza gli accessi in base all’età e ne verifica l’appropriatezza con il criterio dei diversi codici di gravità: la gravità è bassa con codice bianco o verde, mentre il codice giallo indica una situazione di emergenza e quello rosso l’imminente pericolo di vita. “L’appropriatezza (codice giallo o rosso convalidato) delle visite in pronto soccorso – rilevano gli specialisti – aumenta progressivamente con l’età: è del 6,3% nella fascia di età 5-9 anni, del 10,7% nella fascia 40-44 anni, del 36,8% nella fascia 85-89 anni e arriva fino al 44,2% nella fascia 95-99 anni”. Dopo la visita di pronto soccorso, il paziente può essere dimesso oppure, nei casi gravi, viene ricoverato in ospedale. Ebbene, lo studio dimostra che anche “l’appropriatezza del successivo ricovero ospedaliero cresce con l’età, cioè sale la percentuale di soggetti che vengono ricoverati solo in presenza di patologie realmente gravi, contrassegnate nel dipartimento di emergenza da un codice giallo o rosso. Dallo studio si evince anche che i ricoveri inappropriati, seguenti l’assegnazione di un codice bianco o verde, sono molto più frequenti tra i giovani adulti rispetto agli anziani”.

Dalla ricerca risulta che il fenomeno del sovraffollamento dei pronto soccorso è strettamente legato all’invecchiamento della popolazione. “Gli accessi crescono progressivamente con l’età: su mille abitanti con più di 90 anni si riscontrano 500 accessi all’anno, mentre scendono intorno ai 200-250 nelle classi d’età inferiori – sottolinea Filippo Luca Fimognari, coautore dello studio e direttore della Geriatria e del Dipartimento Medico dell’Azienda ospedaliera di Cosenza – Inoltre, lo studio smentisce la diffusa percezione secondo cui gli accessi inappropriati in pronto soccorso siano soprattutto di persone anziane: solo nel 10% dei casi si registrano ricoveri appropriati tra i giovani adulti, 4 volte in meno degli anziani”.

“Questo articolo fotografa ciò che succede nel pronto soccorso. E’ la prima volta che viene compiuta un’analisi del genere in Italia, con una numerosità così elevata – rimarcano Lorenzo Palleschi, presidente eletto Sigot, direttore della Geriatria e del Dipartimento Internistico dell’Azienda Ospedaliera S. Giovanni-Addolorata di Roma, e Andrea Ungar, presidente Sigg e professore ordinario di Geriatria, Università di Firenze – Dall’indagine si evince che un rafforzamento dell’assistenza territoriale, obiettivo comunque fondamentale per il Servizio sanitario nazionale, non può essere l’unico strumento per risolvere il problema del sovraffollamento del pronto soccorso. Tale fenomeno, invece, è legato all’invecchiamento della popolazione che spesso non è un invecchiamento in salute, anzi si accompagna a diverse comorbidità concomitanti”.

Per Palleschi e Ungar “bisogna pertanto attrezzarsi con molteplici azioni sinergiche: anzitutto occorre potenziare gli ospedali aumentando i posti letto dedicati a questa fascia di popolazione vulnerabile, incrementando il numero delle unità operative complesse di Geriatria e invertendo una tendenza che paradossalmente negli ultimi anni ha visto una riduzione di questi posti letto proprio mentre cresceva il numero di anziani. Inoltre, a fronte della crescita dell’età media della popolazione ospedaliera, si dovrebbe aumentare l’offerta dei servizi geriatrici all’interno degli ospedali: Ortogeriatria, ‘delirium room’, Oncogeriatria. Infine, si dovrebbe provvedere a inserire all’interno dei pronto soccorso il consulente geriatra, a prescindere dall’eventuale presenza di un’Unità operativa complessa di Geriatria nella relativa sede ospedaliera”.

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