Oncoematologo, ‘per Berlusconi leucemia rara, impensabile trapianto’
Roma, 7 apr. (Adnkronos Salute) – “Un raro tumore del sangue. Se si acutizza, la prognosi è infausta impensabile il trapianto agli over 65”. Claudio Cerchione, dirigente medico ricercatore presso la Divisione di Ematologia dell’Istituto romagnolo per lo studio dei tumori ‘Dino Amadori’ e presidente della Società italiana di oncoematologia, spiega così la diagnosi fatta dai colleghi del San Raffaele a Silvio Berlusconi. “Il termine leucemia deriva da ‘sangue bianco’, ad indicare l’eccesso di globuli bianchi che si riscontra in queste patologie – spiega Cerchione a ‘Repubblica’ – tra cui differenziamo forme acute, ad insorgenza improvvisa e devastante, e forme croniche, a decorso molto spesso più indolente e subdolo. Tra le leucemie croniche c’è la mielomonocitica cronica, un raro tumore del sangue, non ereditario, che colpisce le cellule staminali del midollo osseo e insorge generalmente fra i 50 e i 70 armi”.
Professore, si tratta di una forma curabile? “Fino ai 65 anni di età è guaribile col trapianto allogenico, da donatore, di midollo osseo. Naturalmente nel caso del presidente Berlusconi questo trapianto non è pensabile per età e comorbidità”, risponde Cerchione. Quali conseguenze ha questa patologia? “Da una parte si verifica una proliferazione eccessiva di alcune cellule del sangue, dall’altra una loro maturazione anomala. Il soggetto – osserva – può manifestare un aumento dei globuli bianchi in modo più o meno grave, e in particolare un aumento dei monociti, che sono una sottopopolazione sempre dei globuli bianchi. Spesso il paziente scopre di avere la malattia magari proprio partendo dal riscontro di avere la conferma, con la presenza come abbiamo detto di monociti e precursori, oltre che di cellule patologiche. Con questo esame si può valutare anche la gravità della malattia e si fa una diagnosi precisa”.
E a quel punto quale terapia? “Ci sono farmaci demetilanti che consentono di contenere questa proliferazione di globuli bianchi, o leucocitosi – precisa l’oncoematologo – La cura nel paziente cronico che non ha altre gravi patologie, si può immaginare sul lungo periodo, senza necessità di ricovero. Ma naturalmente queste terapie hanno effetti collaterali. La neutropenia, per esempio, che può portare a diversi rischi di infezione, tra i quali la polmonite, per esempio”.
E quali rischi ulteriori corre a quel punto il paziente anziano? “Bisogna sperare che la leucemia cronica secondaria non si è acutizzi, perché se questo succede, purtroppo la prognosi è infausta. Ed è scarsa la risposta ai trattamenti disponibili – avverte – In pratica i tempi si accorciano perché il paziente non risponde alle cure. Obiettivo della cura della leucemia cronica con i farmaci demetilanti è proprio quella di evitare appunto la progressione della malattia. La cura definitiva sarebbe il trapianto del midollo osseo ma in un paziente anziano oltre i 65 anni non è percorribile”. E quando si sviluppa la polmonite, come si interviene? “Serve una terapia antibiotica specifica ad alti dosaggi con farmaci particolari che richiedono l’ospedalizzazione – prosegue il medico – sia per mettere in atto la terapia sia, per il monitoraggio delle condizioni cliniche”.
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