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Juventus

Il patteggiamento chiude la ferita?

La Juve ammette la colpa, rinuncia al ricorso per la penalizzazione di dieci punti e si vede accettare il patteggiamento dal tribunale nazionale della Figc 
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Il patteggiamento chiude la ferita?

La Juve ammette la colpa, rinuncia al ricorso per la penalizzazione di dieci punti e si vede accettare il patteggiamento dal tribunale nazionale della Figc 
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Il patteggiamento chiude la ferita?

La Juve ammette la colpa, rinuncia al ricorso per la penalizzazione di dieci punti e si vede accettare il patteggiamento dal tribunale nazionale della Figc 
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La Juve ammette la colpa, rinuncia al ricorso per la penalizzazione di dieci punti e si vede accettare il patteggiamento dal tribunale nazionale della Figc 
Una sentenza “utile”. Un cappello per tutto il sistema e per le altre società coinvolte nell’affare delle plusvalenze fittizie, in esame in diverse procure italiane. La Juventus ammette la colpa, rinuncia al ricorso per la penalizzazione di dieci punti e si vede accettare il patteggiamento dal tribunale nazionale della Figc per l’ormai famosa “manovra stipendi”: si esaurisce così, con un colpo di scena – in verità atteso negli ultimi giorni – con la penalizzazione che già sta scontando in campionato e con un’ammenda risibile, 718 mila euro, il doppio filone sportivo che ha visto implicati i bianconeri con la giustizia sportiva. Dovrebbe chiudersi anche per i sei club delle “partnership sospette” con i bianconeri. L’epilogo di un percorso processuale costruito, pezzo dopo pezzo, a partire dalle perquisizioni nelle sedi della Juve a Milano e Torino nell’inverno del 2021.  È stato decisivo il passaggio, deciso solo negli ultimi giorni, della rinuncia esplicita del team difensivo bianconero al ricorso per la penalizzazione di dieci punti per l’affare plusvalenze, con violazione accertata del principio di slealtà sportiva (articolo 4 del codice di giustizia sportivo). Ma che l’aria per la Juve non fosse più così pesante lo si era intuito negli ultimi giorni. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha definito l’ultimo atto processuale per la Juve “il miglior risultato per il calcio italiano”, una posizione piuttosto esplicita a tutela della Juventus, prima squadra italiana per numero di tifosi e interlocutore privilegiato al tavolo delle trattative per la vendita dei diritti tv 2024-29 della Serie A. In sostanza, pare di capire, ha vinto il pragmatismo, il fine che giustifica i mezzi, tra l’altro garantiti dall’ordinamento giudiziario. Nulla di illegale, dunque. L’unico dirigente della Juve che ha negato il patteggiamento è l’ex presidente Andrea Agnelli, che finirà a giudizio a metà giugno. Sempre oggi sono state depositate dalla Corte d’Appello della Figc le motivazioni della sentenza che ha portato al -10 punti inflitti alla Juve: lo sconto (dal -15) si è avuto perché i consiglieri operativi della dirigenza, a partire da Nedved, non sapevano dell’operato sulle plusvalenze fittizie. E quindi non punibili. L’ultimo scoglio per la Juve resta l’Uefa. Ceferin sarebbe pronto a entrare in azione, soprattutto se la Juve non rinunciasse al progetto Superlega. Le finali di Europa League (domani/oggi la Roma contro il Siviglia) e di Conference League, con la Fiorentina opposta al West Ham, decideranno la posizione della Juve sulla collocazione in Europa League o Conference. L’Uefa potrebbe intervenire, anzi è facile che lo faccia considerando la morbidezza dell’esito del doppio processo sportivo, escludendo il club torinese dalla prossima edizione delle coppe europee. Se si decidesse per una pena più corposa, l’esclusione dalle coppe potrebbe essere biennale e sarebbe un duro colpo per le finanze della Juventus, che rinunciando alla prossima Champions, causa penalizzazione di dieci punti, lamenterà un ammanco di almeno 50 milioni di euro. Di Nicola Selitti

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