Azzurrini, solo applausi
Nonostante la sconfitta della nazionale Under 20 ai Mondiali argentini, il ct Nunziata ci ha mostrato un pacchetto di ragazzi di qualità. È ora di puntare sui giovani
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Azzurrini, solo applausi
Nonostante la sconfitta della nazionale Under 20 ai Mondiali argentini, il ct Nunziata ci ha mostrato un pacchetto di ragazzi di qualità. È ora di puntare sui giovani
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Azzurrini, solo applausi
Nonostante la sconfitta della nazionale Under 20 ai Mondiali argentini, il ct Nunziata ci ha mostrato un pacchetto di ragazzi di qualità. È ora di puntare sui giovani
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Nonostante la sconfitta della nazionale Under 20 ai Mondiali argentini, il ct Nunziata ci ha mostrato un pacchetto di ragazzi di qualità. È ora di puntare sui giovani
E ora, fateli giocare. È evidente che non è tempo di finali per il calcio italiano, la sconfitta della nazionale Under 20 ai Mondiali argentini è il quarto indizio di una prova ampiamente formata. E anche nel calcio il tempismo è quasi tutto. Meglio ripassare, in ogni caso avercene finali ogni anno, tra maggio e giugno. E se resta il rammarico per il titolo mondiale, perché gli azzurrini hanno giocato la loro peggior partita nell’ultimo atto contro gli uruguaiani, è senza dubbio il passo falso più indolore delle ultime settimane: il ct Carmine Nunziata ci ha mostrato un pacchetto di ragazzi di qualità, alcuni di qualità più alta, che non possono non trovare spazio nel calcio italiano, anche in Serie A, dove il talento complessivo tende a scendere, piuttosto che a risalire.
Può sembrare il solito appello a cose fatte, ma è davvero il momento di puntare sui giovani di qualità. Certo, nel gruppo azzurro non ci sono vette come l’inglese Jude Bellingham, anno 2003, totem del Borussia Dortmund, pagato 100 milioni di euro dal Real Madrid e che ha dominato qualche tempo fa contro il centrocampo azzurro di Mancini. E non c’è neppure Musiala, altro 2003, del Bayern Monaco, che con un suo gol ha fatto vincere il campionato al colosso tedesco. Per non parlare di Gavi, un 2004 che dipinge calcio da due anni al Barcellona. Sono predestinati. Altri di pari età o quasi si notano nel calcio francese. A questo livello potrebbe arrivare Simone Pafundi, 17 anni, la punizione gioiello con la Corea del Sud che è valsa la finale, otto presenze sinora nell’Udinese. Il suo destino forse è più indirizzato degli altri azzurri. Forse si affaccia al proscenio anche Cesare Casadei, mezzala di forza e piede: stessa età di Bellingham e Musiala, peccato che l’Inter la scorsa estate l’abbia ceduto al Chelsea per far cassa.
Ma ce ne sono altri dell’Under 20 azzurra pronti a giocare 20-25 partite in Serie A. E sarebbe una piacevole sorpresa se giocassero un nugolo di partite prima tra A e B e poi finire in Nazionale maggiore. Roberto Mancini ha mostrato visione e coraggio, ha voluto osservare Pafundi da vicino, in uno stage. Qualche anno fa ha fatto lo stesso con Zaniolo. Si è recentemente inventato Gnonto (altro 2003) e concesso spazio abbondante a Scalvini (2003) che l’Atalanta ha lanciato lo scorso anno. Quindi, il ct ha sempre gli occhi aperti, si affida anche agli oriundi perché manca la materia prima. Ma siamo davvero sicuri che manchi?
Di Nicola Sellitti
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