Estate, l’esperto: “Scarse tutele spingono stagionali lontani da mercato lavoro”
Roma, 7 lug. (Labitalia) – Da poche settimane si è aperta la stagione estiva ma, dal litorale Veneto alla Versilia, l’allarme lanciato da albergatori e ristoratori è unanime: mancano lavoratori stagionali che possano coprire i turni e garantire un servizio di qualità per far fronte alle 442 milioni di presenze attese in questa estate (+12% rispetto al 2022). Non è prevista una durata precisa, né un rinnovo o una proroga per la natura del contratto degli stagionali, ma la legge stabilisce che questa tipologia contrattuale deve avere una durata massima di 8 mesi l’anno. I lavoratori stagionali godono di alcune tutele da parte del datore di lavoro: hanno diritto di precedenza rispetto a nuove assunzioni a tempo determinato da parte dello stesso datore per le stagioni future, o ad esempio la tutela della maternità con un periodo di congedo in cui la lavoratrice ha diritto all’assegno di maternità.
I lavoratori stagionali hanno, inoltre, diritto ad un giorno di pausa settimanale e ad un periodo di riposo di 11 ore tra un turno e l’altro. Come tutti gli altri lavoratori maturano permessi, ferie, mensilità supplementari e Tfr ed in caso di malattia spettano le relative indennità. La grande crisi che ha colpito il settore del turismo e dei servizi ha avuto un’eco che ancora oggi lo affligge: se nel 2023, i numeri confermano una ripresa, quello dei lavoratori rimane ancora una priorità da risolvere.
“Le attività faticose a livello di impegno e turni – dichiara Luca Furfaro, esperto di lavoro e di welfare e titolare dell’omonimo studio – la grande crisi vissuta dal settore turistico e quello dei servizi a causa della pandemia hanno contribuito ad alimentare il problema della mancanza di personale stagionale. Ci deve essere un reincontro tra la domanda e l’offerta e l’Italia si muove molto lentamente nelle politiche attive del lavoro, non si riesce a trovare il personale perché non c’è un sistema centralizzato che lo faccia funzionare”.
Per favorire l’andamento del comparto, il governo ha inserito alcune nuove misure in sede di conversione del decreto lavoro che consiste in un compenso ulteriore in forma di trattamento integrativo speciale. Dal 1 giugno al 21 settembre 2023 i lavoratori stagionali riceveranno un aumento lordo del 15% in busta paga, corrisposte in relazione al lavoro notturno e alle prestazioni di lavoro straordinario, una somma a titolo di trattamento integrativo speciale che ha lo scopo di favorire il tasso e la stabilità occupazionale.
A questo intervento riparatore occorre affiancare la necessità di ragionare sulle peculiarità del lavoro stagionale con un meccanismo strutturale che riesca a rendere tale tipologia di lavoro appetibile sul piano retributivo e assistenziale. E’ necessario che il lavoro stagionale diventi un impegno fisso, così da creare personale qualificato ed aiutare le aziende nel percorso di selezione, affiancando però i lavoratori nei periodi di inattività.
Secondo Luca Furfaro, “una possibile soluzione potrebbe essere quella di agevolare la stabilizzazione di tali lavoratori con la creazione di particolari tipologie di contratti part time su base annua che utilizzano il risparmio contributivo nei mesi di inattività. In parole più semplici, il dipendente stagionale, potrebbe ricevere uno stipendio per tutto l’anno ma con i periodi di ‘non lavoro’ coperti da ammortizzatori sociali finanziati dallo Stato; questo garantirebbe, con determinate condizioni, un sostegno economico al lavoratore e al contempo lo terrebbe legato al proprio datore di lavoro”.
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