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Marcovaldo

I bastian contrari, prototipo Marcovaldo

Nel 1963 Italo Calvino consegnò alla storia della letteratura italiana il personaggio di Marcovaldo, il prototipo dei bastian contrari. Uno che di afa e nebbia se ne intendeva
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I bastian contrari, prototipo Marcovaldo

Nel 1963 Italo Calvino consegnò alla storia della letteratura italiana il personaggio di Marcovaldo, il prototipo dei bastian contrari. Uno che di afa e nebbia se ne intendeva
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I bastian contrari, prototipo Marcovaldo

Nel 1963 Italo Calvino consegnò alla storia della letteratura italiana il personaggio di Marcovaldo, il prototipo dei bastian contrari. Uno che di afa e nebbia se ne intendeva
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Nel 1963 Italo Calvino consegnò alla storia della letteratura italiana il personaggio di Marcovaldo, il prototipo dei bastian contrari. Uno che di afa e nebbia se ne intendeva
Nel 1963, sessant’anni fa, lo scrittore Italo Calvino consegnò alla storia della letteratura italiana il personaggio di Marcovaldo. Un uomo buffo e malinconico, protagonista di venti novelle che inizialmente Einaudi pubblicò come libro per bambini. Ben presto il capolavoro di Calvino divenne anche un libro per adulti e fu poi ripubblicato con grande successo negli Oscar Mondadori. Marcovaldo vive in una metropoli dove ci sono soltanto smog, traffico, estati afose dall’insopportabile calura, lunghi inverni umidi e carichi di nebbia, grattacieli ed enormi case popolari; un luogo dove la natura è pressoché inesistente. Mio padre mi fece dono del libro quando avevo dieci anni. Ricordo bene la copertina cartonata rigida e le bellissime illustrazioni di Sergio Tofano, fra le quali l’omino piegato con le mani sulle ginocchia di fronte a uno striminzito albero le cui radici affondano nel cemento di un marciapiede alla fermata del tram, mentre osserva rapito alcuni funghi. Estati calde e afose, inverni freddi e nebbiosi. Cosa penserebbe oggi Marcovaldo, che di afa e nebbia se ne intendeva? Sessant’anni dopo troverebbe… estati calde e afose, forse un po’ meno nebbia, ma freddo e pioggia a volontà. Sentirebbe discutere in tv quel che un tempo si discuteva al bar, sul tram: «Non ci sono più le stagioni di una volta». E constaterebbe la presenza di donne e uomini (oggi anche di ‘fluidi’, perché voglio essere politicamente corretto e Marcovaldo queste distinzioni non le conosceva) che affermano con perentoria presunta scientificità: «È così, non si discute. C’è Caronte e il caldo afoso di luglio è causato dalle flatulenze intestinali delle mucche, dalle auto e dalla globalizzazione del capitalismo», mentre altri osserverebbero con malcelato fastidio che «son tutte fregnacce. È sempre stato così e noi capitalisti e globalisti inquiniamo soltanto il 7% rispetto a quelli là: indiani, cinesi e orientali indistinguibili che ci fregano col 93%». Forse, però, anche al tempo di Marcovaldo – quello delle afose estati, dei nebbiosi e freddi inverni, del micragnoso e maltenuto verde delle nostre città ricoperte di auto – c’era la categoria dei cosiddettibastian contrari” un tanto al chilo. Eredi, secondo la leggenda, del signor Bastian Contrario: piemontese, brigante, malfattore, morto impiccato, che diede origine al motto in ragione del suo cognome.   di Andrea Pamparana

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