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Biopsia ossea, realtà aumentata dimezza le radiazioni da Tac

1 Agosto 2023

(Adnkronos) – La realtà aumentata per abbattere al minimo le radiazioni della Tac durante una biopsia all’osso. E’ la medicina del futuro sperimentata all’Irccs ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano dall’équipe di Luca Maria Sconfienza, a capo dell’Unità operativa di Radiologia diagnostica e interventistica della struttura del Gruppo San Donato (Gsd) e professore ordinario di Diagnostica per immagini e Radioterapia all’università Statale del capoluogo lombardo. Lo studio pilota, pubblicato su ‘European Radiology Experimental’, ha coinvolto 8 pazienti testando speciali visori capaci di riprodurre virtualmente le lesioni ossee da analizzare, così da mirare l’ago bioptico con precisione senza dover bersagliare il paziente con quantità massicce di raggi. I ricercatori sono riusciti a ridurre il numero di scansioni Tac, e quindi la dose di radiazioni, di oltre il 50%. Praticamente dimezzandole.

Per eseguire un esame bioptico dell’osso – ricorda una nota di Gsd e UniMi – oggi servono Tac sequenziali, ovvero scansioni in serie che permettono all’operatore di individuare il punto corretto in cui posizionare l’ago per il prelievo del campione di tessuto. Il paziente riceve dunque una considerevole dose di radiazioni durante il lento e progressivo processo necessario all’identificazione della sede adeguata per procedere alla biopsia. Il team di Sconfienza ha cambiato approccio: Domenico Albano, primo autore del lavoro, ha eseguito in prima persona una procedura innovativa che per praticare l’esame bioptico sfrutta la realtà aumentata, senza la necessità di sottoporre il paziente a Tac multiple e quindi limitando la dose di radiazioni. Una strategia per cui gli esperti prospettano diversi utilizzi: “La realtà aumentata è già stata utilizzata con successo per biopsie e ablazioni al fegato – sottolineano – e in futuro la sua applicazione potrebbe potenzialmente estendersi anche ad altre parti del corpo”.

Ecco, in concreto, come avviene la procedura. Prima di eseguire la prima scansione Tac – descrive la nota – alcuni marcatori radiopachi, ben visibili ai raggi X, vengono applicati sul corpo del paziente attorno alla lesione da trattare. Un marcatore viene posizionato anche sull’ago usato per la biopsia. Una volta acquisito il volume del corpo del paziente attraverso la Tac e identificata la lesione, un software specifico, tramite una telecamera, riconosce i marcatori cutanei dotati di Qr Code e li accoppia con quelli identificati sulla Tac. Questo permette di costruire un modello tridimensionale di realtà aumentata che consente all’operatore di navigare virtualmente e di visualizzare, in tempo reale, la lesione e il percorso dell’ago all’interno del corpo del paziente. Il tutto viene integrato con un visore ottico che rende l’intera procedura più immersiva e realistica.

“Questa tecnologia, che si è rivelata sicura ed efficiente – commenta Sconfienza – ci permette di vedere, virtualmente, attraverso il paziente e di eseguire la procedura senza il supporto di Tac sequenziali, con un evidente vantaggio, poiché si riduce significativamente la dose di radiazioni. Auspico che questa nuova procedura possa entrare a pieno titolo nella pratica clinica quotidiana, nell’ottica di offrire ai nostri pazienti soluzioni sempre più avanzate, ma anche sostenibili”.

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