Taxi e pantomima italiana
| Politica
La questione taxi in Italia resta ancora una pantomima laddove le agognate novità annunciate dal Governo sembrano ben lontane da una soluzione definitiva

Taxi e pantomima italiana
La questione taxi in Italia resta ancora una pantomima laddove le agognate novità annunciate dal Governo sembrano ben lontane da una soluzione definitiva
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Taxi e pantomima italiana
La questione taxi in Italia resta ancora una pantomima laddove le agognate novità annunciate dal Governo sembrano ben lontane da una soluzione definitiva
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Risulta difficile scrivere ancora di taxi, davanti alla sconfortante ripetitività del problema e soprattutto delle mancate soluzioni. Abbiamo aspettato per settimane le annunciate novità studiate dal governo per cominciare a trovare una soluzione a una crisi palesemente strutturale di un servizio pubblico, per finire con il dover registrare un’accozzaglia di pannicelli caldi.
Dietro le tante parole spese, le rassicurazioni e gli annunci roboanti ci troviamo esattamente dove eravamo prima. Tutto per limitare la reazione di una categoria ormai con i crismi dell’intoccabilità e senza peraltro riuscirci, come testimoniato dallo sciopero immediatamente proclamato da almeno alcune delle sigle del parcellizzato universo dei tassisti italiani.
Alla fine della fiera, dei rumor e delle buone intenzioni, la patata bollente delle licenze è stata rispedita fra le mani dei sindaci, che avevano appena terminato di manifestare tutta la propria impotenza davanti alla coriacea resistenza dei driver delle auto bianche. In teoria – molto in teoria – si dovrebbe arrivare a +20% di taxi circolanti, ma allo stato attuale delle cose non si capisce proprio come raggiungere questo ambizioso obiettivo. Si è aperto qualche spiraglio per i grandi eventi quali la Ryder Cup di golf a Roma del prossimo anno, ovviamente le Olimpiadi invernali del 2026 e così via. Ma siamo alle “pezze a colori”, mentre sul reale aumento delle licenze tutto tace.
Faremo, vedremo, diremo, ma la trasformazione della licenza pubblica in un bene alienabile da parte del singolo tassista – tanto è vero che è ormai pubblicamente considerata la ‘liquidazione’ del singolo autista – appare incontrovertibile. Uno stato di fatto che l’inerzia della politica rischia di trasformare in una parodia de iure. Tanto che forse allo Stato converrebbe ricomprarsele a ‘prezzo di mercato’, da chi fosse in grado di dimostrare di averla a sua volta acquistata con regolare atto notarile…
È la più clamorosa, ma non unica delle tante cattive abitudini in questa storia, come alcune caratteristiche che paiono immutabili. Pensiamo alla gestione assolutamente ‘fantasiosa’ delle ricevute, che non avendo alcun valore fiscale danno vita da sempre a dei giochini non proprio edificanti con la felice ‘complicità’ dei clienti. Ancora, a dispetto degli ottimi accordi siglati da alcune delle sigle con il diavolo-Uber, la difficoltà da parte del governo di coinvolgere la categoria degli Ncc nelle trattative, proprio per non urtare la sensibilità di alcuni.
Intanto nulla cambia e lo spettacolo offerto resta deprimente e inconcludente.
di Fulvio Giuliani
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