Vincent van Gogh oltre i cliché
Dal 21 settembre al 28 gennaio 2024 al Mudec di Milano va in scena “Vincent van Gogh. Pittore colto”, la mostra che intende superare i cliché del genio-follia
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Vincent van Gogh oltre i cliché
Dal 21 settembre al 28 gennaio 2024 al Mudec di Milano va in scena “Vincent van Gogh. Pittore colto”, la mostra che intende superare i cliché del genio-follia
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Dal 21 settembre al 28 gennaio 2024 al Mudec di Milano va in scena “Vincent van Gogh. Pittore colto”, la mostra che intende superare i cliché del genio-follia
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Dal 21 settembre al 28 gennaio 2024 al Mudec di Milano va in scena “Vincent van Gogh. Pittore colto”, la mostra che intende superare i cliché del genio-follia
Basterebbe soltanto l’annuncio di una sua mostra per creare aspettative e sicura partecipazione; se poi l’intento è di mostrare l’anima nascosta di un’artista come Vincent van Gogh, allora il successo sembra quasi assicurato.
Aprirà domani al pubblico la mostra “Vincent van Gogh. Pittore colto” presso il MUDEC di Milano il cui obiettivo dichiarato è quello di superare i cliché che ruotano attorno “all’artista dei girasoli”, della pazzia suicida, delle pennellate dense e riconoscibili. L’emblema del binomio genio-follia.
Dal 21 settembre al 28 gennaio 2024 si tenterà di ribaltare la prospettiva stereotipata del pittore olandese mostrando un uomo colto, appassionato di lettura, totalmente e completamente immerso nelle battaglie ideologiche e culturali del suo tempo. Francesco Poli, curatore della mostra, ha raccontato questa mattina in presentazione stampa di come Van Gogh sia stato “condizionato dall’iperbiografismo attorno alla sua figura. La scelta del sottotitolo “pittore colto” significa mettere a fuoco un modo di guardare e dialogare con la sua opera non solo per la ricerca di un effetto emozionale ma anche attraverso la mediazione degli strumenti concettuali che van Gogh ha messo in atto nella sua vita”.
Un percorso costituito da 40 opere, reso possibile grazie alla collaborazione con il Museo Kröller-Müller di Otterlo, Paesi Bassi, che possiede una straordinaria collezione di dipinti e disegni seconda soltanto al Van Gogh Museum di Amsterdam. Non solo il suo estro viene mostrato in ordine cronologico (dai primi lavori nel nord Europa ai fruttuosi anni parigini) ma viene dimostrata l’influenza di alcuni capolavori editoriali nella vita e nell’arte di Van Gogh. Oltre Emile Zola, sicuramente Jean-François Millet ha più di tutti segnato un solco profondo, riempito dal pittore con profonda ammirazione e ispirazione. Dirà di lui al fratello Theo, il 16 dicembre 1883: “Io non contesto papà quando considero papà in sé stesso, contesto papà quando lo paragono al grande Pére Millet, per esempio; il suo insegnamento è così grande che la visione di papà diventa per me molto ristretta”.
Non sono in molti a sapere dell’amore profondo di Van Gogh per il Giappone, la sua cultura e la sua arte, di cui apprezza l’amore per la natura, le stampe lineari e pregne di storia a tal punto da definirla “quasi una religione che ci insegnano questi giapponesi” che definisce “così semplici, vivendo nella natura come se fossero essi stessi dei fiori”. Se ne innamora nei suoi due anni trascorsi nella Ville Lumière (1886-1888) dove il fenomeno del ‘giapponismo’ prese piede coinvolgendo gran parte degli artisti europei del XIX secolo.
Nelle sue lettere si ritrova la summa di questa mostra che rende giustizia, nella sua totalità, ad un genio pittorico straordinario, un intellettuale impegnato, un uomo dalle mie fragilità: “I libri, la realtà e l’arte sono una sola cosa per me”.
La mostra è prodotta da 24 ore Cultura, promossa dal Comune di Milano-Cultura e vede come partner istituzionale Fondazione Deloitte.
di Raffaela Mercurio
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