“Israele è in guerra”, Hamas è il nemico
Il diluvio di missili su Israele lanciati dalla Striscia di Gaza, i soprusi sui civili dei miliziani di Hamas: un giorno di orrore e di ennesimi errori di valutazione
| Esteri
“Israele è in guerra”, Hamas è il nemico
Il diluvio di missili su Israele lanciati dalla Striscia di Gaza, i soprusi sui civili dei miliziani di Hamas: un giorno di orrore e di ennesimi errori di valutazione
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“Israele è in guerra”, Hamas è il nemico
Il diluvio di missili su Israele lanciati dalla Striscia di Gaza, i soprusi sui civili dei miliziani di Hamas: un giorno di orrore e di ennesimi errori di valutazione
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Il diluvio di missili su Israele lanciati dalla Striscia di Gaza, i soprusi sui civili dei miliziani di Hamas: un giorno di orrore e di ennesimi errori di valutazione
Il “diluvio“ di missili lanciati questa mattina all’alba dalla Striscia di Gaza su Israele è l’immagine “iconica”, spettacolare e “scenografica“ di questo attacco di Hamas allo Stato d’Israele. Mai visto in questa scala.
Ben più terrificanti, però, sono le istantanee e i video dei Suv rubati o preparati dai terroristi che sono riusciti a infiltrarsi dalla Striscia e per troppo tempo sono stati liberi di scorrazzare fra le vie delle città israeliane più vicine al confine, dopo aver “bucato” il servizio di sicurezza che dovrebbe sigillare la Striscia. Tutto questo mentre lo loro incursione era coperta dai 2500 missili lanciati e dai colpi di mortaio.
Ci sarà tempo per valutare la portata dell’attacco e gli indiscutibili errori commessi dall’intelligence israeliana e dall’esercito ma quelle immagini, quel senso di insicurezza e terrore determinati dall’arrivo fisico del nemico libero di sparare sui passanti è un macigno sullo Stato ebraico.
Un dato è certo: la risposta militare d’Israele sarà durissima. I nemici storici di Israele ripetono sempre lo stesso errore, convinti di riuscire prima o poi a spezzarlo sfruttando quelle che per loro sono “divisioni insanabili“ interne e che invece sono i frutti della democrazia. Realtà completamente ignota ai signori della guerra che questa mattina hanno scatenato l’inferno. Converrebbe loro ricordare che – indipendentemente dal colore del governo – quando a Gerusalemme il premier israeliano in carica dichiara: “Siamo in guerra“, questo significa che si prepara una risposta violenta, lunga e spietata nei confronti di chi ha attaccato. Un intero Paese trasforma una minaccia mortale in un nemico comune.
Il nemico è Hamas, ancora una volta il grumo di potere più ferocemente antiisraeliano che esista, rintanato in quell’inferno in terra che risponde al nome di Striscia di Gaza. Un nemico preparato, ricco, ben equipaggiato. In particolar modo dall’Iran. Un nemico che non si fa scrupoli di affamare il suo “popolo“, pur di usare il denaro solo per fabbricare missili, comprare armi, addestrare kamikaze. Un nemico formidabile, come dimostrato dolorosamente questa mattina, in grado di pianificare con pazienza, di studiare e valutare prima di colpire con ferocia e determinazione.
Feroce e determinata – statene certi – sarà anche la risposta israeliana ed ecco perché il sommarsi degli elementi che abbiamo provato a elencare fanno pensare che in questo sabato 7 ottobre 2023 si sia all’alba di una nuova guerra.
Ancora una volta, un conflitto comincia con una strategia dichiarata da parte di chi ha deciso di fare la sua mossa: Hamas vuole la “distruzione di Israele“ ma sostanzialmente mira a spargere il terrore, dare la sensazione che Israele sia spaccato al suo interno, indifeso e meno preparato rispetto un tempo, puntando alla sollevazione generale dei tanti che continuano a sognare di cancellarlo dalla cartina geografica. Non solo a Teheran.
Non è la prima volta che Israele viene colto di sorpresa e la memoria corre inevitabilmente alla guerra del Kippur, nel 1973, quando gli egiziani a momenti sfondarono le linee verso Tel Aviv. Vero, ma il conflitto si concluse con i carriarmati con la stella di David a un passo dal Cairo, fermati solo dall’intervento diplomatico statunitense. Questo lo si ricorda meno.
Una giornata all’insegna dell’orrore e – a saper leggere la storia – dell’ennesimo errore di sottovalutazione della forza della democrazia israeliana. Un attacco su larga scala che riporta il Medioriente indietro di diversi giri di lancette della storia.
di Fulvio Giuliani
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