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Magi (Sumai), ’39mila medici in meno entro 2025, subito investimenti’

10 Ottobre 2023

Roma, 10 ott. (Adnkronos Salute) – “Entro il 2025 perderemo fisiologicamente 14.493 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, 3.674 specialisti ambulatoriali, 20.500 dirigenti medici per un totale di 38.667 medici, senza contare i prepensionamenti, le dimissioni volontarie e i medici che emigrano all’estero”. Questo l’allarme lanciato dal segretario generale del Sindacato unico medicina ambulatoriale italiana e professionalità dell’area Sanitaria, Antonio Magi, in occasione del 55.esimo congresso nazionale del Sumai Assoprof, in corso a Roma fino al 12 ottobre.

“La sensazione di abbandono che provano oggi i medici dopo il Covid, come tutto il personale sanitario, e la scarsa attenzione alla manutenzione del Servizio sanitario nazionale – afferma – sta portando molti medici e professionisti della sanità, soprattutto quelli più giovani ma non solo, a cercare strade alternative per vivere la loro professione con meno burocrazia, più sicurezza, migliore retribuzione e migliore organizzazione. Se non ci saranno subito investimenti seri e decisivi sul personale sanitario – ammonisce – la sanità pubblica italiana che conosciamo oggi, anche se in crisi, dal 2025 rischia di saltare realmente poiché, come abbiamo visto mancheranno quasi 39mila medici”.

“Dimissioni volontarie, prepensionamenti, concorsi pubblici che vanno deserti, mancanza di sostituti per la specialistica ambulatoriale – prosegue Magi – sempre più aree carenti per la medicina generale, sempre più medici che scelgono di lavorare nel privato, in cooperative o di andare all’estero da dove arrivano proposte economiche che permettono qualità di vita nettamente migliori. Continuare a proporre ancora le stesse ricette che sanno più di ideologia che di concretezza è una scelta suicida con un esito ampiamente prevedibile”.

Secondo il segretario generale del Sumai Assoprof, “è necessaria una riforma del percorso formativo che potrebbe essere strutturata, ad esempio, dai primi 4 anni teorici uguali per tutti, seguiti poi da 4 anni di formazione specialistica pratica o come medicina generale o come specializzazione in una specifica branca della medicina a cui seguono 3 anni, facoltativi, di super specializzazione attraverso master universitari”.

“In questo modo – conclude Magi – non si avrebbero più camici grigi ma una formazione medica completa per entrare nel Servizio sanitario nazionale. Questo richiede ovviamente una seria programmazione nei numeri dei posti e delle specialità”. Ma non ci sono molte alternative. “Senza investimenti decisivi sul personale sanitario la sanità pubblica italiana che conosciamo oggi, anche se in crisi, dal 2025 rischia di saltare”, chiosa.

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