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Un gemello digitale dirà come stai e cosa rischi, prototipo al Cdi

20 Ottobre 2023

Milano, 20 ott. (Adnkronos Salute) – In un gemello digitale lo ‘specchio’ della salute presente e futura. Per capire come si sta, tenuto conto di tutte le informazioni disponibili fra visite ed esami fatti, e di cosa ci si potrebbe ammalare, considerati gli stili di vita e i fattori di rischio. Si può descrivere così la prospettiva aperta dal prototipo di ‘digital human twin’ messo a punto dal Centro diagnostico italiano (Cdi), vincitore del Premio Innovazione Smau 2023. Un progetto avviato quest’anno, che entra ora in fase di test e ottimizzazione.

“Un digital twin – spiegano dal Cdi – è la rappresentazione digitale di un sistema che esiste nel mondo reale. Nel caso del digital human twin, il ‘sistema’ rappresentato è un paziente con la sua storia clinica, i suoi esami di laboratorio, le sue immagini radiologiche, i suoi parametri e stili di vita che cambiano nel tempo. Ogni combinazione di questi dati definisce uno stato fisico che può essere compatibile con una condizione di salute e benessere o di maggiore rischio e malattia. Grazie all’applicazione di modelli matematici di intelligenza artificiale, è possibile simulare le variazioni di stato fisico, ricavando i parametri su cui è più appropriato intervenire per quello specifico paziente”.

In altre parole, “il digital twin offre una rappresentazione più immediata e fruibile di una serie di informazioni altrimenti scollegate. Ad esempio potrebbe evidenziare come un aumento di peso anche solo moderato, per quello specifico paziente”, magari “fumatore con una storia familiare di malattie cardiovascolari e un recente tracciato elettrocardiografico alterato, richieda in realtà una correzione tempestiva per ridurre il rischio cardiovascolare. Un approccio predittivo e personalizzato che avvicina in modo concreto a interpretare il paradigma della medicina di precisione”.

“Digital twin e intelligenza artificiale – afferma Alessandro Maiocchi, Innovation Hub director di Bracco e direttore dell’armonizzazione e integrazione dei dati scientifici per il Cdi – sono due strumenti tecnologici distinti, ma nel nostro caso vengono integrati per sfruttare appieno il potenziale dei dati generati dai sistemi. Il nostro obiettivo è stato quello di creare un prototipo il più possibile user-friendly per i medici che lavorano nel Cdi, in particolare quelli impegnati nelle visite specialistiche del poliambulatorio, perché possano avere una rappresentazione chiara e completa del paziente che hanno davanti, indipendentemente dal fatto che la fonte delle informazioni sia una visita precedente fatta dal collega di un’altra specialità, un esame di diagnostica per immagini o un esame di laboratorio. Il nostro digital twin è una rappresentazione multidimensionale e olistica del paziente, che raccoglie e mette in comunicazione tra loro tutte le informazioni disponibili all’interno del Cdi, con un’integrazione totale di dati anche molto diversi tra loro come tabelle di numeri, immagini, video, tracciati, referti testuali”.

“Questa rappresentazione completa del paziente – rimarcano dal Centro diagnostico italiano – passa attraverso un’importante operazione infrastrutturale che rende interoperabili i dati, indipendentemente dalla loro origine. Tutte queste informazioni vengono rese disponibili al medico attraverso delle viste sintetiche, organizzate per patologia e per modelli di stratificazione di rischio, ad esempio quello cardiovascolare, metabolico o renale. Nella piattaforma prototipale è già disponibile un processo che permette al medico di estrarre i pazienti con storie cliniche simili a quella del paziente che ha davanti, per confrontarne l’andamento e la prognosi”.

“Ad oggi – precisa una nota – il prototipo di digital twin ha integrato solo dati reali raccolti internamente alle strutture del Cdi, opportunamente anonimizzati per gli scopi di ricerca e sviluppo di questo strumento. Il digital twin è stato pensato per un uso esclusivo del medico, come strumento di supporto in tempo reale del processo diagnostico nelle strutture Cdi. In prospettiva”, però, “potrà diventare anche uno strumento ad uso del paziente, dandogli la possibilità di guardare o condividere con gli specialisti i propri dati clinici grazie a un semplice tablet”.

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