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Oltre lo sciopero niente

Il dramma storico è che i sindacati si stanno chiamando fuori da soli, non rappresentano più il mondo del lavoro
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Oltre lo sciopero niente

Il dramma storico è che i sindacati si stanno chiamando fuori da soli, non rappresentano più il mondo del lavoro
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Oltre lo sciopero niente

Il dramma storico è che i sindacati si stanno chiamando fuori da soli, non rappresentano più il mondo del lavoro
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Il dramma storico è che i sindacati si stanno chiamando fuori da soli, non rappresentano più il mondo del lavoro
Fanno quasi tenerezza gli appelli strappa capelli dei leader sindacali – della Cgil in modo particolare – “in difesa del diritto di sciopero“, un istante dopo “della democrazia“ e così via. Tutto, come saprete, in vista dello sciopero generale di dopodomani che ha ricevuto – oltre le prevedibili bocciature della maggioranza di governo e in modo particolare del leader della Lega Matteo Salvini – quella dello stesso garante sugli scioperi, subito accusato da sinistra di essersi ormai “venduto“ al potere meloniano. In questo caso, in verità, più salviniano. Tutta fuffa politica. Un agitarsi fine a se stesso, per segnalare ancora una volta l’esistenza del sindacato, che in Italia ormai da anni non rappresenta più i lavoratori. Urticante da leggerlo, ce ne rendiamo conto, ma chiunque si sia preso la briga di dare un’occhiata a chi sia iscritto ai grandi sindacati (da tempo) troverà praticamente solo pensionati e categorie tradizionalmente molto organizzate nelle rispettive rappresentanze sindacali. La gran parte del mondo del lavoro di oggi – non è un giudizio, ma una constatazione che dovrebbe spingere ad un grande lavoro di aggiornamento – è ormai lontanissimo dalla realtà sindacale. Provate a chiedere a un qualsiasi studente o lavoratore ai primi anni di esperienza non tanto cosa pensi di Cgil, Cisl e Uil, ma se ne conoscano l’esistenza… A cominciare dal segretario Cgil Maurizio Landini, che legittimamente continua a condurre le sue battaglie come fossimo negli anni ‘70 del XX secolo, chi crede che uno sciopero generale dalle motivazioni ignote alla gran parte dei cittadini possa riportare i sindacati al centro della scena non è solo un illuso. È un leader che ha perso anche un’idea di strategia valida per il presente. Quanto al futuro, lasciamo perdere. La stragrande maggioranza dei lavoratori – che i Landini d’Italia dicono di voler rappresentare – reagiscono alzando gli occhi al cielo per l’ennesimo venerdì senza autobus, metropolitane, tram, aerei e treni. Di questo si parla e su questo si è scatenata la bagarre politica con Salvini che ha deciso per la precettazione. Il tema non è quello che accadrà dopodomani (nulla, la gente si organizza, come ormai regolarmente nell’ultimo giorno lavorativo della settimana…), ma quello che continua a non accadere nell’universo sindacale. Al punto che è lecito chiedersi se ci sia una capacità di riforma di un organismo rappresentativo assolutamente indispensabile per il funzionamento di un grande Paese moderno. Il problema non è che i politici di destra o di sinistra – ricordiamo che Matteo Renzi fu messo al centro nel mirino ben prima di Matteo Salvini – sono brutti e cattivi e vogliono far fuori i sindacati. Il dramma storico è che i sindacati si stanno chiamando fuori da soli, non rappresentano più il mondo del lavoro. E se un sindacato non rappresenta più il mondo del lavoro e i lavoratori di cosa stiamo parlando? Oltre le carriere e la visibilità dei singoli “leader”, si intende di Fulvio Giuliani 

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