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Pandina

Un giorno a casa Stellantis per la Pandina

A Pomigliano si presenta la Pandina, la serie speciale di quella Panda che nello stabilimento napoletano viene prodotta dal 2011

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Un giorno a casa Stellantis per la Pandina

A Pomigliano si presenta la Pandina, la serie speciale di quella Panda che nello stabilimento napoletano viene prodotta dal 2011

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Un giorno a casa Stellantis per la Pandina

A Pomigliano si presenta la Pandina, la serie speciale di quella Panda che nello stabilimento napoletano viene prodotta dal 2011

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A Pomigliano si presenta la Pandina, la serie speciale di quella Panda che nello stabilimento napoletano viene prodotta dal 2011

Un pasticcino e un caffè, la visita guidata nel micro-universo della Pandina e le felpe dei dipendenti griffate Fiat. Cordialità, gentilezza e sorrisi. Finché non si accenna ai cinesi, intesi come quelli di Byd, il colosso dell’auto elettrica di Shenzhen che ha già scelto l’Ungheria e che il governo Meloni avrebbe sondato per portare un secondo produttore di auto in Italia. A Pomigliano si presenta la Pandina, la serie speciale di quella Panda che nello stabilimento napoletano viene prodotta dal 2011. Ci sono decine di giornalisti da Germania, Spagna, Regno Unito. All’ingresso dello stabilimento si nota il tabellone luminoso con l’elenco dei giorni senza infortuni sul lavoro (362) e di quelli in cui purtroppo qualcuno si è fatto male (4). A una manciata di chilometri, a Pratola Serra (Avellino), di recente è morto un operaio e la Regione Campania si è costituita parte civile sulla vicenda. Atto dovuto, ma non se ne parla.

La presentazione della Pandina è minimalista: poche concessioni alla vanità, un paio di brani di Sanremo 2024 in sottofondo e poi “La Storia siamo noi” di Francesco De Gregori che accompagna la clip del battesimo della vettura ibrida. Si avverte una certa fretta a chiuderla lì. L’area Comunicazione concede ai cronisti giusto qualche domanda sugli incentivi su cui si sarebbe impegnato il governo, con il piano da 940 milioni di euro del Ministero delle Imprese e del Made in Italy destinato a sostenere l’acquisto di auto elettriche. Un paio di riferimenti ben assestati sui player cinesi arrivano a Olivier Francois, amministratore delegato di Fiat nonché chief marketing officer di Stellantis: nessuna risposta o quasi. C’è piuttosto l’invito (un po’ piccato) a chiedere conto al ministro Adolfo Urso. Il possibile arrivo di un nuovo polo dell’auto in Italia è decisamente un dente che duole. Se ne accorgono i cronisti di agenzia che si sono lanciati sul ‘pericolo’ cinese, rimproverati con toni soft(ma il concetto è stato evidenziato più volte) anche allo standing buffet lunch. Non era il giorno adatto, insomma.

Eppure non ci sono state tracce delle polemiche delle settimane precedenti sulla forza lavoro di Pomigliano messa a rischio (come quella di Mirafiori) in caso di mancati incentivi a Stellantis dal governo. E neppure sulle discrepanze di visione con il governo Meloni, con il presidente del Consiglio che aveva definito «bizzarra» la richiesta di incentivi per l’acquisto delle auto elettriche. Incentivi che invece pare arriveranno, portando lavoro a Pomigliano «almeno fino al 2027» con aumento della produzione del 20%, mentre sino a un paio di settimane fa si paventava lo spettro di oltre 4mila esuberi.

Fra le domande scomode non c’è traccia neppure dell’analisi del “Financial Times”, secondo cui Stellantis faticherebbe a vendere auto elettriche in Italia anche perché – fra le varie cause – c’è stato l’arrivo in ritardo sul mercato dell’elettrico per la lentezza del gruppo a spostare la produzione di componenti dai motori a combustione interna a quelli ‘verdi’. Tutto sterilizzato, anche grazie agli incentivi. Tranne i cinesi. Il dente che duole.

di Nicola Sellitti

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