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Mo: Fratoianni (Avs), ‘governo venga a Rafah per capire dimensioni tragedia’

6 Marzo 2024

Roma, 6 mar. (Adnkronos) – “Eravamo al valico di Rafah ieri, alla porta dell’inferno: incubatrici, ambulanze, medicine, tonnellate di cibo. Sono una piccola parte degli aiuti respinti dall’esercito israeliano al valico di Rafah, ammassati in un magazzino a poca distanza. Basta che in un Tir ci sia un articolo vietato per veder respinto tutto il carico, peccato che non esista una lista di articoli vietati e che tutto diventi incerto, arbitrario, crudele. E intanto a Gaza si muore di fame e di malattie. In piedi, di fronte a questo accesso dove finisce l’Egitto e inizia una terra dove manca tutto, per chiedere – prosegue il leader di SI – il cessate il fuoco e l’apertura incondizionata agli aiuti, dove Caronte ha la divisa e il fiume Stige ha la forma di muri in cemento armato”. Lo scrive nel suo diario online, dall’Egitto Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi Sinistra, dove si trova fino ad oggi con la delegazione dei parlamentari di Avs, Pd , M5S, associazioni pacifiste e Ong, rivolgendo l’invito “ai signori del governo e della maggioranza” a raggiungere Rafah per “comprendere la tragedia che sta accadendo al popolo palestinese”.

“Oltre questo varco c’è un inferno in cui i bambini muoiono di fame, dove c’è un bagno ogni seicento persone, dove si beve acqua salata o acqua di fogna e proliferano le malattie. Le Ong parlano di ‘catastrofe’ umanitaria solo perché non hanno un termine più duro, anche il vocabolario si ferma di fronte a simili disumanità. A parlare con il capo dell’UNRWA a Gaza, uscito per qualche minuto per incontrarci, eravamo 14 parlamentari italiani di opposizione. Dov’è il governo? Dove è la maggioranza? Sono sempre pronti a spiegarci di chi è la colpa e chi va punito ma da queste parti non si sono mai visti”, punta il dito Fratoianni.

Dunque “vengano a Rafah, parlino con le persone che vogliono entrare a Gaza, rischiando la vita, per abbracciare e rassicurare un fratello o un figlio. Parlino con le persone che sopravvivono ogni giorno per capire che Unrwa è l’istituzione da cui dipende la sopravvivenza di milioni di persone e che ha bisogno di finanziamenti e non di criminalizzazione. Vengano a Rafah e capiranno” scrive Fratoianni.

“Oggi mi porto a casa come una ferita le parole di Youssef, un cooperante che ci ha accompagnato in questi giorni e che ha la famiglia a Gaza. Nella sua casa oggi ci sono 47 persone, tra parenti e amici sfollati. Youssef prega che ogni bomba che cade non cada su quella casa dove ci sono le persone che ama. E subito dopo si sente in colpa, perché se le sue preghiere saranno esaudite, quelle bombe, cadranno su altre case, su altre famiglie. Questa è Gaza. Cessate il fuoco, subito”, conclude l’esponente di Avs.

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