Mafia: figlio sindacalista Geraci, ‘con arresti mandanti omicidio zittiti avvelenatori pozzi’
Palermo, 6 mar. (Adnkronos) – “La cosa più importante era arrivare a un processo e avere dei volti ai quali chiedere il conto per quanto accaduto a mio padre. Questa è la cosa che più ci interessava. E che venga riconosciuto la matrice mafiosa legata all’impegno antimafia di mio padre. In tutti questi anni abbiamo dovuto difenderci anche contro le malelingue che, seppure a denti stretti, ventilavano altre opzioni sulle origini dell’omicidio. Questi arresti sono anche un modo per zittire definitivamente queste malelingue”. Lo ha detto all’Adnkronos Giuseppe Geraci, il figlio di Mico Geraci, il sindacalista Uil ucciso nel 1998. All’alba sono stati arrestati i mandanti dell’assassinio, i fratelli Pietro e Salvatore Rinella, boss di Trabia.
“Gli inquirenti hanno sempre tenuto la barra dritta sull’impegno antimafia di mio padre e sul contesto mafioso – dice ancora Giuseppe Geraci, che oggi lavora alla Regione dopo l’assunzione come figlio di vittima di mafia – Altre illazioni erano solo tentativo di avvelenare i pozzi…”. E poi ci tiene a “ringraziare la Dda di Palermo”, guidata da Maurizio de Lucia, e il pool che ha coordinato l’inchiesta, la Procuratrice aggiunta Marzia Sabella e i pm Giovanni Antoci e Bruno Brucoli.
“La Dda ha fatto un buon lavoro, insieme con i carabinieri”, che hanno condotto l’inchiesta. “Mi sono voluto congratulare personalmente con loro e go voluto ringraziare tutti”. Poi, spiega che nei giorni scorsi aveva parlato con la madre, Enza Scimeca, della richiesta di giustizia per il padre. “Eravamo rassegnati – dice – In questi 25 anni abbiamo attivato tutti i canali sia giudiziari che extragiudiziari, abbiamo ottenuto di essere sentiti dalla commissione antimafia nazionale e regionale. E alla fine questi sforzi sono entrati nelle procedure e nelle dinamiche che hanno portato agli arresti”.
E conclude: “C’è un elemento morale i questa vicenda, da figlio non posso che lottare perché mio padre abbia giustizia. Lo stesso posso dire di chi mio padre aveva stima. Ma quando arriva la giustizia, un assassino, un mafioso che non e stato assicurato alla giustizia è un assassino di troppo, che potrebbe commettere in ogni momento la stessa cosa. Non dimentichiamo questo aspetto pratico della giustizia”.
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