Il misterioso arresto di Kárim Másimov
| Esteri
Continua nel silenzio la cruenta lotta di potere in Kazakistan dopo il misterioso arresto per tradimento di Kárim Másimov. È un momento delicato per il Paese. La sovranità di Nazarbayev scricchiola e il testimone della presidenza è recentemente passato nelle mani di Tokayev.

Il misterioso arresto di Kárim Másimov
Continua nel silenzio la cruenta lotta di potere in Kazakistan dopo il misterioso arresto per tradimento di Kárim Másimov. È un momento delicato per il Paese. La sovranità di Nazarbayev scricchiola e il testimone della presidenza è recentemente passato nelle mani di Tokayev.
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Il misterioso arresto di Kárim Másimov
Continua nel silenzio la cruenta lotta di potere in Kazakistan dopo il misterioso arresto per tradimento di Kárim Másimov. È un momento delicato per il Paese. La sovranità di Nazarbayev scricchiola e il testimone della presidenza è recentemente passato nelle mani di Tokayev.
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Ancora nessuna notizia giunge dal Kazakhstan sulla sorte di Kárim Másimov, presidente del Comitato per la sicurezza nazionale (Nsc). Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio scorsi il presidente della Repubblica Kassym-Jomart Kemelevich Tokayev ne ha ordinato la sospensione dalla carica e l’immediato arresto per tradimento. La notizia è stata comunicata alla stampa con ben tre giorni di ritardo e da quel momento non si è più saputo nulla, nemmeno le cause che giustificherebbero l’accusa di tradimento.
Già due volte primo ministro e uomo di fiducia di Nursultan Nazarbayev – colui che per trent’anni ha retto il potere con la sua famiglia – Másimov è tra le persone più influenti nel panorama politico nazionale: si è speso a favore dell’indipendenza kazaka, ha industrializzato il Paese inserendolo nelle grandi strutture commerciali mondiali e intergovernative, lo ha posizionato ai tavoli di dialogo internazionali stringendo rapporti vincenti in modo multilaterale con Cina, Unione europea, Usa, Israele e molti altri. Il Kazakhstan non è certo un esempio virtuoso di democrazia ma spesso dagli altri attori internazionali, occidentali e democratici, gli è stato riconosciuto il suo sforzo nel processo di modernizzazione.
Questo è un momento delicato per il Paese: il potere di Nazarbayev scricchiola e il testimone della presidenza è recentemente passato nelle mani di Tokayev, il quale più volte si è pronunciato contro l’establishment e la ‘casta’; al confine orientale si consumano genocidi ai danni delle minoranze uigure dello Xinjiang cinese; la frizione fra Russia, Cina e Stati Uniti si fa sentire anche in quello che è il cuore geografico asiatico, una terra attraversata dalle più importanti infrastrutture di trasporto del gas. In questo quadro, Kárim Másimov viene arrestato col silenzio stampa. È il capro espiatorio di un gioco geopolitico inestricabile o l’elemento che ostacola la definitiva scalata del potere di Tokayev? Che si sia reso scomodo dopo aver autorizzato le manifestazioni degli uiguri sotto l’ambasciata cinese? L’ipotesi di un suo coinvolgimento in un atto golpista ai danni di Nazarbayev resta quella più remota e in totale contrasto con la motivazione del pericolo terrorista che ha giustificato l’intervento russo per sedare le recenti proteste popolari, scatenate essenzialmente dai rincari del prezzo del greggio. Forte di un curriculum invidiabile, Másimov resta un pilastro indispensabile per intrattenere rapporti diplomatici internazionali. Per questo da più parti si chiede che venga liberato o che siano finalmente fornite spiegazioni plausibili sulle ragioni del suo arresto.
di Verdiana Garau
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Tag: politica
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