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Carcinoma endometrio, novità positive in terapia da studi Ruby 1 e 2

21 Marzo 2024

Roma, 21 mar. (Adnkronos Salute) – L’unica combinazione immuno-oncologica a mostrare una sopravvivenza globale statisticamente e clinicamente significativa in tutta la popolazione di pazienti con carcinoma endometriale primario avanzato o ricorrente è dostarlimab più chemioterapia. Lo indicano i dati dello studio Ruby, diffusi oggi da Gsk e presentati in una sessione plenaria al Meeting annuale della Society of Gynecologic Oncology on Women’s Cancer che si è concluso il 18 marzo.

I risultati statisticamente e clinicamente significativi di sopravvivenza globale della parte 1 e quelli di sopravvivenza libera da progressione della parte 2 dello studio di fase 3 RUBY/ENGOT-EN6/GOG3031/NSGO – riporta una nota – mostrano una riduzione del 31% del rischio di morte e un miglioramento di 16,4 mesi della sopravvivenza mediana con dostarlimab più chemioterapia rispetto alla chemioterapia, in tutta la popolazione. Inoltre si è registrata una riduzione del 37% del rischio di progressione della malattia o morte e miglioramento a 6 mesi della sopravvivenza libera da progressione mediana, con l’aggiunta di niraparib nella terapia di mantenimento con dostarlimab dopo dostarlimab più chemioterapia, rispetto alla sola chemioterapia nella popolazione tumori con capacità di riparazione del mismatch (MMRp)/microsatelliti stabili (MSS), dove le opzioni di trattamento sono ancora necessarie.

L’obiettivo del programma di studi di fase 3 Ruby – ricorda Gsk – è valutare quali pazienti con carcinoma endometriale primario avanzato o ricorrente potrebbero potenzialmente beneficiare del trattamento con dostarlimab più chemioterapia, con o senza l’aggiunta di niraparib di mantenimento. La parte 1 dello studio sta valutando dostarlimab più chemioterapia standard (carboplatino-paclitaxel) seguito da dostarlimab, rispetto a chemioterapia più placebo seguito da placebo. La parte 2 sta invece valutando dostarlimab più chemioterapia standard, seguito da dostarlimab più niraparib come terapia di mantenimento, rispetto a chemioterapia più placebo seguito da placebo. I profili di sicurezza e tollerabilità di dostarlimab più carboplatino-paclitaxel e dostarlimab più carboplatino-paclitaxel, seguiti da dostarlimab più niraparib, si sono dimostrati sovrapponibili ai profili di sicurezza noti dei singoli medicinali.

Dati precedenti avevano mostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente significativo della sopravvivenza libera da progressione con dostarlimab più chemioterapia rispetto alla sola chemioterapia nel carcinoma endometriale primario avanzato o ricorrente con deficit di riparazione del mismatch di prima linea (dMMR)/elevata instabilità dei microsatelliti (MSI-H). Questi dati hanno portato alle approvazioni da parte degli enti regolatori negli Stati Uniti, nell’Ue e in alcuni altri Paesi.

Gli ultimi risultati presentati mostrano un ulteriore potenziale beneficio di dostarlimab più chemioterapia, con o senza l’aggiunta di niraparib, nella popolazione complessiva di pazienti con carcinoma endometriale primario avanzato o ricorrente, comprese le pazienti con tumori MMRp/MSS, per le quali attualmente non esistono regimi approvati basati sull’immunoterapia.

Sulla parte 1 dello studio, “i dati positivi – afferma Hesham Abdullah, Senior Vicepresident, Global Head Oncology, R&D, Gsk – mostrano ulteriormente come i regimi basati su dostarlimab potrebbero apportare benefici a un gruppo più ampio di pazienti con cancro dell’endometrio. I risultati che abbiamo visto finora accrescono le prove a sostegno del ruolo di dostarlimab come spina dorsale del nostro programma di sviluppo immuno-oncologico. Il nostro obiettivo è continuare a identificare modi per utilizzare dostarlimab da solo e in combinazione con altre terapie per contribuire a migliorare i risultati per i pazienti con opzioni terapeutiche limitate”.

Secondo il ricercatore principale statunitense dello studio Ruby, Matthew Powell, divisione di Oncologia ginecologica, Scuola di Medicina dell’Università di Washington, “Ruby 1 è il primo studio clinico a mostrare un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo nella sopravvivenza globale per una terapia immuno-oncologica in combinazione con chemioterapia nella popolazione complessiva di pazienti con malattia primaria avanzata o cancro endometriale ricorrente. Come medico, apprezzo questi risultati che mostrano come dostarlimab aggiunto alla chemioterapia potrebbe potenzialmente portare benefici a un gruppo più ampio di pazienti con questo tipo di cancro”. Sulla base dei dati Ruby parte 1, Gsk prevede di ottenere, nella prima metà di quest’anno, l’accettazione, da parte della Food and Drug Administration statunitense, della sottomissione per un’indicazione ampliata nella popolazione complessiva.

Sulla parte 2 dello studio, Mansoor Raza Mirza, oncologo capo dell’Ospedale universitario di Copenaghen, Danimarca, e ricercatore principale di Ruby, osserva che “l’uso di dostarlimab in combinazione con niraparib nel contesto della terapia di mantenimento ha ulteriormente migliorato la sopravvivenza libera da progressione rispetto al placebo per le pazienti con cancro endometriale primario avanzato o ricorrente. Questi risultati sono particolarmente importanti per i pazienti affetti da tumori MMRp/MSS. L’aumento del beneficio iniziale osservato con un regime immuno-oncologico più chemioterapia, risponde alle esigenze mediche insoddisfatte di questi pazienti”.

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