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Patti (UniCt): “Italia leader in organizzazione cura sclerosi multipla”

5 Aprile 2024

Roma, 5 apr. (Adnkronos Salute) – Dal punto di vista clinico, la valutazione terapeutica e, quindi, la capacità di offrire ai pazienti terapie in grado di rispondere ai loro bisogni a 360 gradi è un “punto cruciale, soprattutto nel momento in cui viviamo in un Paese evoluto per la cura della sclerosi multipla come l’Italia, che può offrire ai propri pazienti almeno 20 farmaci già utilizzati per il trattamento di questa malattia, e dispone di centri all’avanguardia per la diagnosi e la cura della sclerosi multipla. E’ infatti importante sottolineare che l’Italia è leader nel mondo per quanto riguarda l’organizzazione della cura dei pazienti con questa patologia”. Lo ha detto Francesco Patti, professore di Neurologia all’università di Catania, a margine dell’evento ‘Space of care: as one for patients’, organizzato a Milano da Merck e dedicato alle nuove frontiere terapeutiche per il trattamento della sclerosi multipla recidivante altamente attiva.

“In uno scenario così importante, avendo a disposizione molte soluzioni terapeutiche – sottolinea Patti – scegliere il farmaco più adatto al paziente, costituisce una grande opportunità. Soprattutto in relazione a quello che può essere il progetto e stile di vita del paziente, ad esempio il desiderio di creare una famiglia. Il farmaco cladribina ha un alto profilo di efficacia e un altissimo profilo di sicurezza”.

Nel trattamento con cladribina, evidenzia lo specialista, “non vi è un aumentato rischio di infezioni e l’immuno-sorveglianza è alta perché l’effetto specifico sui sottotipi di cellule immunitarie è peculiare e non determina una riduzione delle immunoglobuline, come invece osserviamo quando esponiamo il paziente a terapie efficaci immuno-soppressive, ma con immunosoppressione continua”. Cladribina, conclude Patti, offre un notevole vantaggio anche nella gestione della terapia, migliorando la qualità di vita del paziente “grazie alla sua somministrazione orale per pochi giorni a settimana in un arco totale di 2 anni, periodo in cui il paziente avrà eseguito esami diagnostici ed ematici. Avere a disposizione un farmaco con queste caratteristiche significa dare rilievo alla personalizzazione della cura e alla partecipazione del paziente”.

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