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Il cinema, l’arte e la vita, parla Vincent Macaigne

Intervista a Vincent Macaigne, tra i migliori attori del panorama internazionale, nei panni dell’amico di Degas e Renoir in “Ritratto di un amore”, nelle sale dal 16 maggio

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Il cinema, l’arte e la vita, parla Vincent Macaigne

Intervista a Vincent Macaigne, tra i migliori attori del panorama internazionale, nei panni dell’amico di Degas e Renoir in “Ritratto di un amore”, nelle sale dal 16 maggio

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Il cinema, l’arte e la vita, parla Vincent Macaigne

Intervista a Vincent Macaigne, tra i migliori attori del panorama internazionale, nei panni dell’amico di Degas e Renoir in “Ritratto di un amore”, nelle sale dal 16 maggio

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Intervista a Vincent Macaigne, tra i migliori attori del panorama internazionale, nei panni dell’amico di Degas e Renoir in “Ritratto di un amore”, nelle sale dal 16 maggio

Una passione travolgente, un’unione indissolubile, un amore fuori da ogni schema. Quando il pittore francese Pierre Bonnard incontra Marthe de Méligny, cerca solo una modella disposta a posare per lui. Quello che trova è molto più di una musa: Marthe si rivela un’anima affine, una compagna d’arte e di vita, una donna dallo spirito moderno e indipendente. Tra i film più apprezzati dell’ultimo Festival di Cannes, “Ritratto di un amore” di Martin Provost arriverà nelle nostre sale il 16 maggio distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm.

A vestire i panni del post impressionista amico di Degas e Renoir è Vincent Macaigne, tra i migliori attori del panorama internazionale e grande protagonista della quattordicesima edizione del Rendez-vous, il più prestigioso evento cinematografico italiano dedicato al cinema francese.

Classe 1978, l’artista parigino ha dimostrato ancora una volta la sua incredibile versatilità. «Quando interpreti un personaggio realmente esistito devi fare un grande sforzo» ci racconta. «Di Pierre Bonnard avevamo soltanto qualche fotografia, non esistono video e quindi non sapevamo come parlasse o si muovesse. Il personaggio che ho provato a ricreare corrisponde all’idea che ne aveva il regista». Per entrare nel ruolo, Macaigne ha seguito un corso di pittura: «Ho dovuto imparare a dipingere come lui. Mi sono anche dovuto depilare» ammette sorridendo. «Io sono molto peloso ma il regista voleva mostrare la mano e il braccio del pittore. È stato un lavoro estremamente interessante».

Macaigne è entrato nell’universo di Provost e ha regalato l’ennesima interpretazione eccellente in una pellicola che esplora il confine fra arte e vita. Lui, attore e regista di cinema e di teatro, sa cosa significa: «Quello che è piaciuto di “Ritratto di un amore” è che Bonnard ha cercato di dipingere Marthe due o tremila volte, senza mai riuscirci: non è mai stato in grado di catturare il suo sguardo, il suo viso. Questa è stata la molla che ha fatto scattare la voglia a Martin Provost di fare questo film: è come se tutta la carriera di Bonnard fosse stata dedicata a cercare di capire questa donna misteriosa».

Spesso bistrattato da qualche solone, il cinema italiano rappresenta una grande fonte di ispirazione per Macaigne. «Penso a Federico Fellini e alla sua maniera di portare sullo schermo Roma. A Pier Paolo Pasolini e al modo in cui dipinge la tragedia e il reale. E ancora ad Antonioni, a Visconti, a “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola, a “Il caso Mattei” di Francesco Rosi» afferma con grande trasporto. «Amo anche il cinema contemporaneo: Nanni Moretti, Bellocchio, Sorrentino, Alice Rohrwacher… Ci sono tantissimi cineasti interessanti che rappresentano un punto di riferimento. Sono sempre rimasto colpito dalla capacità del cinema italiano di mischiare il grande senso della tragedia con il quotidiano. Ma penso anche al teatro: stimo Romeo Castellucci, Emma Dante e Pippo Delbono».

Purtroppo la collaborazione fra il cinema italiano e quello francese ha subìto una battuta d’arresto, ma Macaigne è pronto a riprendere il filo del discorso: «Il cinema italiano è sempre stato molto più internazionale e potente di quello francese: ha saputo catturare, impossessarsi di alcune storie e renderle universali. Quando lo Stato ha aiutato il movimento, il vostro cinema ha cambiato il mondo, influenzando anche gli altri Paesi». Parola di Macaigne.

di Massimo Balsamo

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