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Tumori, +16% casi al seno in 10 anni in Italia. Campagna su percorsi di cura

10 Maggio 2024

Roma, 10 mag. (Adnkronos Salute) – In Italia, in 10 anni, i casi di tumore della mammella sono aumentati del 16%: erano 48mila nel 2013 e sono stati 55.900 nel 2023. Si tratta della neoplasia più frequente non solo fra le donne, ma in tutta la popolazione. Dall’altro lato, sono sempre più efficaci gli strumenti a disposizione dei clinici per affrontare la malattia e, oggi, oltre 834mila pazienti vivono dopo la diagnosi. Il percorso di cura, che è diverso per ogni donna, deve sempre collocarsi all’interno dei centri di senologia, le Breast Unit, che garantiscono una presa in carico multidisciplinare e maggiori possibilità di sopravvivenza. Per far comprendere a tutti, pazienti, caregiver e cittadini, come ogni tumore della mammella debba seguire uno specifico percorso di cura, definito da team multidisciplinari, prende il via la campagna nazionale di sensibilizzazione ‘Non sono tutti uguali. Tumori al seno e percorsi di vita’, strutturata in una strategia multicanale, che prevede una landing page di approfondimento (www.nonsonotuttiuguali.it) e un piano social media.

Il progetto, promosso da Msd e presentato oggi in conferenza stampa a Roma, ha la consulenza scientifica di Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) e il patrocinio di Anisc (Associazione nazionale italiana senologi chirurghi), Aps Senonetwork Italia (il network dei centri italiani di senologia), Sipo (Società italiana di psiconcologia), Aps Susan G. Komen Italia e delle associazioni di pazienti Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna e Salute Donna OdV, con il riconoscimento di Sirm (Società italiana di radiologia medica e interventistica).

La campagna vuole analizzare anche gli aspetti emozionali, attraverso un monologo che racconta il vissuto di una donna che riceve una diagnosi di tumore al seno, interpretato da un’artista d’eccezione, Lucia Ocone. Il monologo è presentato in apertura delle tappe di Roma e Milano (10 e 17 maggio 2024) del tour nei palazzetti di un gruppo italiano di grande successo, i Pinguini Tattici Nucleari.

“Nel nostro Paese l’88% delle pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi – afferma Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom – La malattia può presentarsi in svariate forme e ogni paziente è diversa dalle altre. La scelta della terapia dipende da più fattori, tra cui le caratteristiche istologiche e biologiche del tumore e quelle della paziente, ad esempio età e presenza di altre malattie, che influiscono sulla storia clinica e sulla risposta alle cure. Le strategie consistono in trattamenti loco-regionali, quali chirurgia e radioterapia, e terapie farmacologiche, da attuare prima o dopo l’intervento chirurgico. Grazie all’integrazione ottimale di queste modalità terapeutiche, negli ultimi trent’anni si è assistito a un sensibile aumento della sopravvivenza. L’istituzione formale delle Breast Unit nel nostro Paese, a partire dal 2014, ha contribuito in maniera determinante al risultato. E’ fondamentale che tutte le donne siano consapevoli dell’importanza di essere curate, fin dal momento della diagnosi, all’interno dei centri di senologia e che si rivolgano a queste strutture”.

Il grado istologico, che si basa sulla misura in cui le cellule tumorali differiscono nel loro aspetto dalle cellule mammarie normali e sulla velocità con cui si moltiplicano – ricorda una nota – può aiutare a determinare l’aggressività del carcinoma, la prognosi e l’approccio di cura. E’ importante anche identificare alla diagnosi, in base ai risultati della biopsia, il cosiddetto sottotipo tumorale, determinato dalle diverse caratteristiche molecolari. In questo senso i tre principali sottotipi sono i tumori ormono-sensibili (70% dei casi), che rispondono alle terapie ormonali, i cosiddetti Her2-positivi (20%), che possono essere trattati con terapie mirate anti-Her2, e i triplo-negativi (10-15%), che sono negativi sia per i recettori degli estrogeni e del progesterone sia per la proteina Her2.

“Morfologia, immunoistochimica e diagnostica molecolare sono tre aspetti molto importanti di cui si occupa l’anatomo patologo, in grado di determinare le successive scelte terapeutiche – sottolinea Filippo Fraggetta, presidente Siapec-Iap (Società italiana di anatomia patologica e di citologia diagnostica) – L’analisi delle caratteristiche biologiche definisce il sottotipo di carcinoma mammario ed eventuali alterazioni molecolari eredo-familiari, ad esempio quelle dei geni Brca, che consentono di avviare un percorso di prevenzione nei familiari della paziente. Le prospettive di guarigione e sopravvivenza a lungo termine diventano sempre più importanti, grazie alla ‘terza rivoluzione’ che sta interessando l’anatomia patologica. La transizione digitale, unita all’intelligenza artificiale, costituisce un’opportunità per gestire la grande quantità di dati generati dai reparti di anatomia patologica, partendo da algoritmi specifici. Il vetrino digitalizzato, cioè convertito in un file informatico, può essere condiviso con esperti di tutto il mondo per diagnosi più precise”. Nello stadio I il tasso di sopravvivenza a 5 anni può arrivare al 100%, nello stadio II al 90%, mentre scende al 71% allo stadio III, fino al 29% nello stadio IV. La presa in carico da parte di un centro di senologia si associa a un miglioramento della sopravvivenza e della qualità di vita.

“Uno studio su oltre 13.700 pazienti, pubblicato sul ‘British Medical Journal’, ha dimostrato un aumento della sopravvivenza del 18% per le donne trattate nelle Breast Unit, dove è garantita l’assistenza da parte di équipe di professionisti che studiano il singolo caso, individuano la terapia più idonea, l’approccio chirurgico ottimale e le cure successive – evidenzia Mario Taffurelli, presidente di Aps Senonetwork Italia – Ciascun centro deve trattare un minimo di 150 nuovi casi l’anno e avere un ‘core team’ di 6 professionisti dedicati: chirurgo, radiologo, anatomo patologo, oncologo, radioterapista e infermiere, a cui si possono aggiungere altre figure. Si stima che circa il 90% dei casi di tumore mammario afferisca alle 156 Breast Unit incluse nella rete di Senonetwork. Il 10% delle pazienti, però, resta ancora fuori dalla rete. E’ quindi necessario sensibilizzare tutta la popolazione, inclusi i caregiver, e il progetto ‘Non sono tutti uguali’ ha proprio questo obiettivo”.

“Il team stabilisce collegialmente come procedere in base ai risultati della biopsia e alla caratterizzazione biologica del tumore, cioè direttamente con l’intervento oppure con la terapia sistemica neoadiuvante, che viene somministrata prima della chirurgia – illustra Daniela Terribile, vice presidente Anisc – Quest’ultimo approccio permette di ridurre il volume del tumore e di facilitarne l’asportazione, a favore di interventi chirurgici più conservativi. E anche se l’intervento resta ablativo, si possono poi utilizzare tecniche che prevedono ricostruzioni con risultati estetici migliori. Nel Nord Europa la terapia neoadiuvante è utilizzata in circa il 30-35% dei centri di senologia, un obiettivo a cui deve mirare anche il nostro Paese, dove questa percentuale si attesta intorno al 20%”.

“L’impegno di Msd verso la corretta informazione è uno dei tre pilastri fondamentali del nostro impegno in oncologia, insieme alla prevenzione e, soprattutto, alla ricerca – dichiara Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di Msd Italia – Accanto al nostro obiettivo primario di innovare con soluzioni concrete nei campi della medicina dove fino a ieri non c’era una soluzione, dove non era possibile né una terapia, né un’opportunità di prevenzione, siamo fermamente convinti di avere la responsabilità di fare la nostra parte anche nel contribuire a diffondere la conoscenza su temi di salute particolarmente rilevanti. La campagna di sensibilizzazione ‘Non sono tutti uguali’ nasce proprio con questo obiettivo, facendo leva anche su nuovi linguaggi e nuove forme artistiche utili ad amplificarne i messaggi per renderli ancor più inclusivi e permettendo di arrivare a platee sempre più ampie”.

“Nel 2022 in Italia la copertura dello screening mammografico a livello nazionale è stata pari al 43%, in calo del 3% rispetto al 2021 – rimarca Massimo Calabrese, presidente Sezione di studio Senologia di Sirm – E’ importante sensibilizzare tutte le donne sull’importanza di questo esame, che può salvare la vita perché consente la diagnosi della malattia in fase iniziale. Troppe regioni, soprattutto al Sud, fanno registrare basse percentuali di adesione. La mammografia è in grado di evidenziare addensamenti, microcalcificazioni e noduli anche di pochi millimetri. La dose di raggi X utilizzata è molto bassa e i rischi ipotetici sono inferiori ai benefici”.

La diagnosi di carcinoma mammario costituisce “una frattura nel percorso esistenziale – osserva Anna Costantini, past president Sipo – Un evento traumatico che dà luogo ad un processo reattivo con capacità di adattamento diverse da persona a persona. Circa il 40% delle pazienti presenta in qualunque fase di malattia una sofferenza psicologica significativa definita con il termine di distress, che richiederebbe un aiuto specialistico. Il Piano oncologico nazionale dal 2011 riconosce che la malattia neoplastica può avere profonde ripercussioni sulla sfera psicologica, affettiva, familiare, sociale e sessuale sia dei pazienti che dei familiari, e nel 2020 l’European Society of Breast Cancer Specialists (Eusoma) ha aggiornato i requisiti europei delle Breast Unit, ribadendo che il supporto specialistico dello psiconcologo rientra a pieno titolo nel team multidisciplinare allargato della Breast Unit lungo tutto il percorso della malattia per i pazienti e i familiari, ai fini di indentificare precocemente e rispondere al bisogno di aiuto in aree delicate quali il rapporto con i figli, con il partner, la sessualità e affiancare i medici negli aspetti psicologici della comunicazione”.

“Questo progetto – conclude Lucia Ocone – unisce arte e scienza per sensibilizzare tutti i cittadini, a partire dai più giovani. Vogliamo andare oltre i mezzi di comunicazione tradizionali, per far comprendere in modo chiaro e diretto l’importanza della ricerca, della prevenzione e dell’innovazione nelle cure”.

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