In Italia medici specializzandi sfruttati, sottopagati e con formazione carente
Roma, 31 mag. (Adnkronos Salute) – In Italia i medici specializzandi sono “sfruttati, sottopagati e con una formazione carente”. E’ lo sconfortante quadro che emerge da nuovo sondaggio condotto nel mese di aprile 2024 dal sindacato dei medici dirigenti del Ssn, Anaao-Assomed, su un campione statisticamente significativo di specializzandi italiani sia medici che dirigenti sanitari (biologi, chimici, fisici, psicologi, farmacisti) “ha messo in luce una realtà sconcertante: la loro condizione lavorativa e formativa è ben lontana da standard accettabili”, rimarca l’indagine che è stata presentato oggi a Roma agli Stati generali della formazione specialistica promosso dall’Anaao Assomed.
Vediamo nel dettaglio i motivi principali emersi dal sondaggio degli specializzandi medici. “Il 50% degli specializzandi denuncia di subire orari di lavoro non rispettati, con frequenti superamenti delle 38 ore settimanali previste dal contratto. I turni notturni sono la norma per il 60% degli intervistati, spesso senza adeguati periodi di riposo. Nonostante il lavoro extra, solo il 26% degli specializzandi dichiara di lavorare 38 ore settimanali, mentre per circa il 30% la settimana lavorativa supera le 50 ore”,
Formazione carente. “Soltanto il 10% degli specializzandi afferma di svolgere tutte le attività previste dal programma formativo”, mentre la qualità della formazione “è spesso inadeguata, con il 20% degli intervistati che dichiara di non seguire un programma formativo definito.Stipendi bassi e tasse universitarie alle stelle” Gli specializzandi pagano tasse universitarie annuali “tra i 1.500 e i 2.500 euro, cifre che superano addirittura i 3.000 euro in un caso su 10. Nonostante i contributi onerosi, non ricevono un vero stipendio, ma solo una borsa di studio che, nella migliore delle ipotesi, equivale a circa uno stipendio e mezzo. A tutto questo si aggiunge la mancanza di un contratto di formazione”, riporta l’Anaao. “Il 50% degli specializzandi denuncia di non vedersi riconosciuti i sei giorni di assenza giustificata previsti dalla legge. Anche le ferie – si legge nell’indagine – sono spesso un miraggio: gli specializzandi si vedono costretti a organizzare le ferie con i colleghi per non creare disagi al servizio”.
Per il sindacato è “un sistema da riformare” perché “l’80% degli specializzandi si sente un tappabuchi sfruttato dall’università, anziché un medico in formazione”. Il 97% degli intervistati vede nel cosiddetto decreto Calabria “un’opportunità per migliorare la propria situazione, grazie alla possibilità di partecipare a concorsi aperti”. Il 90% degli specializzandi ritiene che la formazione pratica debba svolgersi in ospedale, dove possono acquisire le competenze necessarie sul campo. Infatti ben il 99% degli specializzandi auspica una riforma del sistema formativo che ponga fine al monopolio dell’università e apra le porte al l’earning by doing’, come negli altri paesi europei, direttamente negli ospedali.
“Il sondaggio – commenta Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed – evidenzia la necessità di un intervento urgente per migliorare le condizioni degli specializzandi in Italia. Serve un nuovo modello, come quello proposto da Anaao, più moderno, equo e rispettoso dei loro diritti, che valorizzi il loro ruolo fondamentale nel sistema sanitario nazionale. Solo così si potrà garantire un future migliore alla nostra sanità”.
“È emerso chiaramente – sottolinea Di Silverio – che lo specializzando, rifiuta il monopolio dell’Università sulla formazione, approva e quindi promuove il learning Hospital, ma soprattutto, lamenta come la formazione universitaria non riconosca il professionista come medico bensì lo relega al ruolo di eterno studente. La responsabilità che abbiamo come sindacato è quindi di allontanarci da una visione baronale e adeguarci finalmente al resto del mondo”.
Il sondaggio su un campione statisticamente significativo di specializzandi dirigenti sanitari ha evidenziato: “l’inaccettabilità dell’attuale trattamento”, conferma l’Anaao. Il 98% degli intervistati ha denunciato l’attuale trattamento degli specializzandi non medici che, a parità di ordinamenti didattici e di modalità formative, non prevede alcun trattamento economico. Essi auspicano una urgente modifica che riconosca anche agli specializzandi dirigenti sanitari il trattamento adeguato.
“Sulla base di quanto sopra gli specializzandi evidenziano la sostanziale situazione di sfruttamento lavorativo – rimarca il sindacato – Il 68% degli intervistati ha evidenziato di svolgere comunque delle attività lavorative per sostenersi nel percorso formativo con enormi disagi”. Variegato il giudizio sulla qualità formativa laddove “il 57% degli intervistati ha auspicato una maggiore rotazione tra le strutture/ambulatori, il 60% ritiene che vada finalmente estesa la rete formativa ad Ao ed Asl territoriali. Il 37% richiede di implementare l’attività di ricerca scientifica ed il 44% di favorire ulteriore partecipazione ad attività di aggiornamento”, si legge nell’indagine.
Oltre il 90% degli intervistati auspica modalità di accesso alle scuole omogenee a quelle dei medici. “Il sondaggio condotto anche per gli specializzandi dirigenti sanitari – ha quindi osservato Alberto Spanò, responsabile nazionale della dirigenza sanitaria Anaao Assomed – ha consentito di prendere atto della storica grave situazione che caratterizza le specializzazioni delle categorie della dirigenza sanitaria non medica, per le quali sono previsti gli stessi percorsi di formazione specialistica dei medici, con il medesimo ordinamento didattico e connessi obblighi di frequenza nelle strutture formative, in assenza di qualunque forma di riconoscimento economico. Il sondaggio ha consentito di capire che anche i non medici auspicano una riforma della formazione specialistica incentrata sulla contrattualizzazione del rapporto e sul coinvolgimento delle università ma anche delle strutture ospedaliere e territoriali del Ssn”.
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