Coface: Barometro Rischio paese e settoriale. Turbolenze in vista?
(Adnkronos) – Il 2024 è iniziato meglio rispetto ai due esercizi precedenti, segnati dai disordini della pandemia, dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e dalla crisi bancaria negli Stati Uniti. Tuttavia, il primo trimestre 2024 ha registrato un rallentamento dell’attività negli Stati Uniti e sono i paesi emergenti a sostenere l’economia globale. In tutto il mondo persistono rischi economici, sociali e politici, in ultimo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale in Francia, possibile punto di svolta per il Paese e l’Europa. E’ quanto emerge da Barometro Rischio paese e settoriale – giugno 2024 di Coface che in questo contesto ha rivisto le valutazioni di 5 paesi (4 riclassificazioni in positivo e 1 declassamento) e 26 settori (20 riclassificazioni in positivo e 6 declassamenti), con prospettive favorevoli solo nel breve periodo.
La previsione di crescita mondiale di Coface per il 2024 è rivista al rialzo al 2,5%, con una stabilizzazione attesa al 2,7% nel 2025. La crescita moderata di Stati Uniti e Cina dovrebbe essere compensata dall’accelerazione di numerosi paesi emergenti. ”Malgrado il rallentamento dell’economia americana, -si evidenzia- i dati del mercato del lavoro sembrano essere tornati ai livelli pre-pandemici, segnale di un miglior equilibrio tra offerta e domanda di manodopera”.
”In Cina, la ripresa economica resta discontinua. Il PIL ha superato le attese nel primo trimestre 2024, grazie agli investimenti nell’industria manifatturiera, accentuando i timori sull’eccesso di capacità produttiva. Vista la debolezza della domanda interna, i produttori cinesi dovranno trovare degli sbocchi sui mercati esteri. Le pressioni deflazionistiche persistenti potrebbero continuare a frenare i redditi delle imprese e delle famiglie. Nel primo trimestre 2024, l’Europa, con una crescita del PIL di 0,3% e una attività in ripresa grazie al settore dei servizi, sembra essere uscita dalla recessione”.
Disinflazione più complessa
”Il rallentamento della disinflazione negli Stati Uniti conferma che la fase finale della lotta all’inflazione è in effetti la più difficile. La causa è da imputare ai prezzi dei servizi, e soprattutto a quelli degli alloggi che rimangono elevati. L’inflazione PCE , che con un 2,7% resta al di sopra dell’obiettivo del 2% della Federal Reserve statunitense, lo conferma”.
”In Europa, l’inflazione ha registrato un rialzo al 2,6% nel mese di maggio, dopo essere scesa al 2,4% in aprile grazie al rallentamento dei prezzi dei prodotti alimentari non trasformati e dei beni. Il probabile aumento dei salari dovrebbe stimolare i consumi, ma determinerà un rallentamento della disinflazione. L’ulteriore contenimento dell’inflazione intorno al 2% potrà avvenire solo a costo di un deterioramento del mercato del lavoro o dei margini operativi delle imprese con il rischio di un ulteriore incremento delle insolvenze”.
Gli emergenti pronti ad accelerare ma vincolati dalla Fed
”I mercati prevedono solo uno o due tagli dei tassi, alla luce della cautela della Fed. Le ultime proiezioni delle autorità monetarie degli Stati Uniti confermano che i tagli dei tassi dovranno attendere la fine dell’estate, o addirittura dell’anno. La Bce, intanto, ha iniziato l’allentamento monetario con un primo taglio di 25 punti base (pb) a inizio giugno”.
”A fronte del rinvio della Fed, i paesi emergenti dovranno rallentare o ritardare il ciclo di riduzione dei tassi per evitare una risalita dell’inflazione attraverso le importazioni. Così, il Brasile ha diminuito il proprio tasso di riferimento di appena 25 pb a maggio, dopo 6 tagli consecutivi di 50 pb. Il rinvio stabilito dalla Fed condizionerà anche le politiche monetarie in Africa e Asia. Le banche centrali delle principali economie emergenti non hanno ancora avviato l’allentamento monetario, limitando l’entità della ripresa economica per il 2024 e 2025”.
”Malgrado tale rinvio, numerose regioni assisteranno a una dinamica positiva. Alcuni paesi del sud-est asiatico registreranno tassi di crescita superiori al 6% (Vietnam e Filippine). L’India, nonostante un lieve rallentamento, dovrebbe registrare una crescita del 6,1%. Anche l’Africa dovrebbe registrare una decisa crescita, superiore al 4%, con una accelerazione in tutte le principali economie (Nigeria, Egitto, Algeria, Etiopia, Marocco e, in misura minore, Sudafrica)”
Barriere doganali americane: verso una guerra commerciale 2.0?
”L’annuncio lo scorso 14 maggio del forte aumento dei dazi doganali sulle importazioni di merci cinesi conferma la volontà degli Stati Uniti di contrapporsi alla Cina nei settori strategici. La settimana scorsa, l’Unione europea ha adottato misure simili imponendo ulteriori dazi doganali fino al 38% sui veicoli elettrici cinesi. Paesi come India e Brasile hanno già adottato provvedimenti analoghi, aumentando il rischio di tensioni commerciali globali. Questo contesto potrebbe fare di Messico e Vietnam i principali beneficiari di questa riorganizzazione, soprattutto grazie al transito di prodotti cinesi. Sebbene le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina sembrino essersi indebolite, al momento è prematuro parlare di sganciamento fra le due potenze”.
”Oltre alla decisione dell’attuale amministrazione, le promesse della campagna di Trump di imporre dazi doganali globali pari al 10% sono fonte di preoccupazione sulla politica commerciale americana, mentre si accentuano i timori di frammentazione del commercio mondiale. In un contesto politico sempre più incerto, un inasprimento delle barriere doganali sarebbe sinonimo di aumento dei costi per le imprese, contribuendo al rischio di un futuro più inflazionistico”.
”Dopo due anni in cui lo scenario economico internazionale si è trovato a fronteggiare sfide economiche e geopolitiche significative, l’economia mondiale sembra riprendersi all’inizio del 2024 grazie a un complessivo rallentamento dell’inflazione” commenta Ernesto De Martinis, Ceo di Coface in Italia e Head of Strategy Regione Mediterraneo & Africa. “In questo scenario, se le economie strategiche di Stati Uniti e Cina faticano a raggiungere l’andamento registrato prima della pandemia, si prevede comunque una crescita mondiale complessiva, in cui un ruolo importante è giocato dai Paesi emergenti e dall’accelerazione che si registra nelle loro economie”.
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