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Spagna miglior squadra Europei

Spagna, talento, bellezza e… un aiutino

La Spagna è la Nazionale che sta giocando meglio gli Europei e che presenta qualcosa di bello da vedere, seguita dalla Turchia di Montella

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Spagna, talento, bellezza e… un aiutino

La Spagna è la Nazionale che sta giocando meglio gli Europei e che presenta qualcosa di bello da vedere, seguita dalla Turchia di Montella

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La Spagna è la Nazionale che sta giocando meglio gli Europei e che presenta qualcosa di bello da vedere, seguita dalla Turchia di Montella

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La Spagna è la Nazionale che sta giocando meglio gli Europei e che presenta qualcosa di bello da vedere, seguita dalla Turchia di Montella

Magari Toni Kroos ci ripensa e gioca un altro anno, non accettando di ritirarsi, al termine di una carriera leggendaria, dopo aver perso dalla Spagna a un battito di ciglia dalla fine dei supplementari. Ma se lo sport sa essere crudele, verticale, feroce come poche cose, gli Europei consegnano al calcio internazionale un paio di talenti che non si vedevano da un po’.

Sui social gira la foto di Leo Messi che accarezza il bimbo Yamin Yamal. Ora è il quasi 17enne del Barcellona e delle Furie rosse a ipotecare la sua eredità, se davvero si può contemplare un erede di Messi. Yamal e il 21enne Nico Williams, due fulmini: il turbo della Spagna che con merito finisce almeno nelle prime quattro del torneo. Giocherà il 9 luglio a Monaco di Baviera contro la Francia. E’ la nazionale che gioca meglio, che presenta qualcosa di bello da vedere, seguita dalla Turchia di Montella.

Gioco, talento, qualità, calcio diretto e verticale, calciatori che il ct De La Fuente – erede di Luis Enrique – ha visto crescere nelle giovanili: un pacchetto di calciatori mediamente forti, alcuni fortissimi, con un paio di potenziali fuoriclasse. E non è un caso, sebbene non tutte le generazioni producono la stessa qualità di talento. La traccia è sempre quella, nella Liga spagnola c’è spazio per i giovani, per il talento e c’è soprattutto nelle giovanili, dove si privilegia il tocco, i fondamentali tecnici.

Per intendersi, non è ancora la generazione d’oro, non ci sono i nuovi Xavi e Iniesta (e dove lo trovi un altro Iniesta?), ma Rodri è il guardiano del faro del Manchester City, metronomo istruito da Guardiola, poi c’è Fabian Ruiz, assai differente dalla versione pantofolaia al Napoli. Ora ricama, costruisce e segna, assieme a Pedri, altro prodotto del brand Barcellona. E a casa, infortunato, c’è Gavi, classe 2004, il più talentuoso del lotto, oltre a Cubarsì, un 2007 del Barcellona che in Champions League ha tenuto testa a Victor Osimhen. E poi Yamal e Williams, esplosività e tecnica, la generazione Z, spagnoli di seconda generazione, simboli di una società multietnica. Ragazzi che impattano positivamente sulla percezione della società dell’immigrazione nel paese iberico, che conta oltre 6,5 milioni di immigrati su poco più di 48 milioni di abitanti. D’altronde, che il calcio sia un formidabile veicolo, non lo si scopre oggi. Il duo tra l’altro costringe in panchina uno come Dani Olmo, che ha deciso la partita (un gol e un assist) contro i tedeschi. Peccato solo la macchia – per la quale gli spagnoli ovviamente non hanno alcuna responsabilità – di un evidente rigore negato dal solito, impresentabile arbitro Taylor ai tedeschi.

Di Nicola Sellitti

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