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Jasmine Paolini

La meravigliosa Italia di Jasmine

La bellezza della sfida agonistica della semifinale di ieri pomeriggio a Wimbledon, vinta da Paolini, e le tante storie raccontate in due ore e 51 minuti di gioco. Un esempio che andrebbe mostrato nelle scuole

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La meravigliosa Italia di Jasmine

La bellezza della sfida agonistica della semifinale di ieri pomeriggio a Wimbledon, vinta da Paolini, e le tante storie raccontate in due ore e 51 minuti di gioco. Un esempio che andrebbe mostrato nelle scuole

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La meravigliosa Italia di Jasmine

La bellezza della sfida agonistica della semifinale di ieri pomeriggio a Wimbledon, vinta da Paolini, e le tante storie raccontate in due ore e 51 minuti di gioco. Un esempio che andrebbe mostrato nelle scuole

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La bellezza della sfida agonistica della semifinale di ieri pomeriggio a Wimbledon, vinta da Paolini, e le tante storie raccontate in due ore e 51 minuti di gioco. Un esempio che andrebbe mostrato nelle scuole

La semifinale vinta da Jasmine Paolini ieri pomeriggio a Wimbledon contro l’indomita croata Vekić andrebbe fatta vedere nelle scuole. Per la bellezza della sfida agonistica, le tante storie raccontate in due ore e 51 minuti allo stato dell’arte della capacità tecnica, ma soprattutto caratteriale.

Di uno scontro fra personalità spinte al limite della concentrazione e del rendimento. Ciascuna con le proprie caratteristiche: la Paolini più in controllo, la Vekíc in preda a verie e proprie crisi, eppure sempre in grado di venirne fuori.

Una sfida che andrebbe fatta vedere nelle scuole per insegnare come gli apparenti limiti fisici – Jasmine è uno scricciolo di ragazza, che sotto un fisico solo in apparenza minuto nasconde un motore poderoso – possono essere gestiti dalla forza impareggiabile della volontà.

La Paolini è una meravigliosa ragazza del III millennio, che magari avrà sentito parlare in qualche servizio televisivo o avrà letto articoli e libri su un oscuro ragazzo del sud che 50 anni fa decise di stracciare con la forza della dedizione e della testa quelli che sembravano limiti invalicabili: Pietro Mennea.
L’uomo che a vederlo aveva ben poco dello sprinter modello Bronzo di Riace e arrivò a vincere le Olimpiadi e a un record mondiale durato decenni.

Ho pensato a lui ieri pomeriggio, mentre seguivo in punta di divano l’agonico tie-break del terzo set, pensavo a quello che è riuscita a fare questa ragazza dall’eterno sorriso e dalle energie psicofisiche inesauribili. Quello che nessun’altra italiana aveva mai raggiunto: la finale del torneo più prestigioso al mondo, dopo aver già centrato l’ultimo atto del Roland Garros. Senza che molti si rendessero conto del valore di quella finale.

Anche se nessuno porterà la registrazione del match di ieri a scuola (purtroppo), sarebbe bello se qualche professore avesse la lucidità di raccontare grazie allo sport i saliscendi della vita e le qualità necessarie a superare le svolte più complesse.

Jasmine Paolini è una grande protagonista di uno degli sport più ricchi della terra e presto raccoglierà anche gli strameritati frutti pubblicitari di questo incredibile 2024. Per ricordare che grandi calciatori e tennisti sono aziende ambulanti, ma la differenza la fanno sempre gli atleti capaci di trasmettere dei valori a chi li segue. Chi si accontenta della superficialità semplicemente passerà, senza lasciare alcuna traccia di sé.

Di Fulvio Giuliani

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