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Chiude 90° minuto

Chiude 90º minuto. Finisce un’era

Sparisce uno dei due segmenti del romanzo popolare, assieme a “Tutto il calcio minuto per minuto” del calcio italiano

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Chiude 90º minuto. Finisce un’era

Sparisce uno dei due segmenti del romanzo popolare, assieme a “Tutto il calcio minuto per minuto” del calcio italiano

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Chiude 90º minuto. Finisce un’era

Sparisce uno dei due segmenti del romanzo popolare, assieme a “Tutto il calcio minuto per minuto” del calcio italiano

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Sparisce uno dei due segmenti del romanzo popolare, assieme a “Tutto il calcio minuto per minuto” del calcio italiano

È uno spazio-nostalgia. Meglio chiarirlo subito, perché le ultime edizioni di 90esimo Minuto erano davvero la copia sbiadita, per contenuti, verve e ispirazione, della leggendaria trasmissione attesa dagli italiani per gli highlights delle partite di campionato. Si chiude dopo 54 anni: sarà segmentata in due seconde serate su Rai 2, una al sabato, l’altra al lunedì. È la vittima eccellente del calcio spezzatino, che impone solo due partite alle 15 della domenica e neppure di cartello, perché le big di campionato vanno al sabato o al lunedì, essendo impegnate nelle coppe europee.

90esimo Minuto sarà dunque una delle chicche più gustose di “Teche-Teche-Tè”, come le esibizioni di Adriano Celentano con Minà in bianco e nero, oppure le interviste di Gianni Minà a Massimo Troisi. La chiusura del programma è la dimostrazione muscolare che il calcio italiano è diventato altra cosa, cedendo il passo di domenica ad altre discipline, recuperando centralità solo con il posticipo serale. Dunque, c’è nostalgia. Sparisce uno dei due segmenti del romanzo popolare, assieme a “Tutto il calcio minuto per minuto” del calcio italiano.

La prima puntata della trasmissione è andata in onda nel 1970, ideata da due fenomeni come Maurizio Barendson e Paolo Valenti. Ironia e garbo, il mitico Paolo Valenti. Il concept è stato rivoluzionario: un contenitore di gol e immagini, la sintesi in pochi minuti delle partite di Serie A giocate tutte allo stesso orario. Una rivoluzione copernicana, sebbene i criteri di scelta della messa in onda delle stesse partite apparivano spesso oscuri: per esempio, la differita del secondo tempo non sempre toccava al match di cartello del turno di campionato. Ma era solo un dettaglio rispetto allo spessore del racconto dei giornalisti Rai dalle varie sedi della tv pubblica. Milano, Torino, Roma, Napoli, Bari. Prima, l’ironia davvero poco avvicinabile di Beppe Viola e il suo ufficio-facce, poi la poesia condensata in pochi minuti di calcio di Luigi Necco da Napoli, sul Napoli di Maradona, circondato puntualmente dai tifosi del club campano. Erano gli anni ‘80, l’era della rivalità per lo scudetto tra Napoli e Milan, tra Napoli e Inter: Milano e Napoli. Ma mica c’era solo Necco. Paolo Valenti, rispetto a Barendson, decise di puntare sugli inviati-personaggi, mettendo (solo in parte) da parte lo stile rigoroso e asciutto degli anni ‘70. Ecco quindi Marcello Giannini, Gianni Vasino, Tonino Carino da Ascoli, divenuto poi un cult nello storico “Drive In”, poi Beppe Barletti, Giorgio Bubba, Cesare Castellotti e le sue inimitabili cravatte, oltre ai celebri Galeazzi, Minà, Maffei, Scarnati, Jacopo Volpi. Non c’erano gli esterni alti, bensì i tornanti, o quelli bassi, che erano chiamati con il loro nome, ossia terzini. Ma non è una critica al linguaggio del calcio odierno, perché tutto si evolve. C’era però magia, genuinità, preparazione. Era 90esimo Minuto.

Di Nicola Sellitti

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