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Paltrinieri

Greg Paltrinieri, sei leggenda

Greg Paltrinieri c’era prima di Ceccon, Martinenghi e dell’onda azzurra italiana. C’era quando vincevano ancora Valentino Rossi e Federica Pellegrini. E c’è ancora

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Greg Paltrinieri, sei leggenda

Greg Paltrinieri c’era prima di Ceccon, Martinenghi e dell’onda azzurra italiana. C’era quando vincevano ancora Valentino Rossi e Federica Pellegrini. E c’è ancora

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Greg Paltrinieri, sei leggenda

Greg Paltrinieri c’era prima di Ceccon, Martinenghi e dell’onda azzurra italiana. C’era quando vincevano ancora Valentino Rossi e Federica Pellegrini. E c’è ancora

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Greg Paltrinieri c’era prima di Ceccon, Martinenghi e dell’onda azzurra italiana. C’era quando vincevano ancora Valentino Rossi e Federica Pellegrini. E c’è ancora

Greg c’era prima di Ceccon, Martinenghi e dell’onda azzurra italiana. C’era quando vincevano ancora Valentino Rossi e Federica Pellegrini. E c’è ancora,  saldatura tra diverse generazioni di campioni. Ecco perché il bronzo negli 800 stile libero con una prestazione straordinaria, alle spalle di Wiffen e Fink, vale oro. Non è un’elegia a comando: è andato ancora a medaglia negli 800 stile libero, la gara che gli piace meno. A Tokyo era arrivato l’argento, a Rio 2016 l’oro: è il primo italiano di sempre ad andare a medaglia per tre edizioni in fila dei Giochi. A Parigi dovrebbe consumarsi il suo ultimo tango olimpico e tutto era cominciato 12 anni fa a Londra, 12 anni che nel nuoto, che brucia rapidamente le carriere, rappresentano un’eternità. Invece lui ha innovato, ha vinto ed è caduto, non si è fermato mai. E’ uno di quelli corrosi dal dubbio, di quelli mai contenti perché pensano subito all’impresa successiva, consumati dall’ossessione per il nuoto, tra piscina e mare, la sua ultima passione con le gare di fondo, a quasi 30 anni. Per Greg vale la legge di Kobe, inteso come Bryant, il suo idolo ed esempio nello stare al mondo nello sport: etica del lavoro, lavoro e ancora lavoro. E se si cade, è importante come ci si rialza. Lo scorso anno ai Mondiali di Fukuoka è finito quinto nella 10 km di fondo. Una delusione atroce, poi la risalita con l’argento nella 5 km, senza una condizione fisica decente per una preparazione segnata dagli infortuni. Mai scommettere contro di lui.

E’ un punto di riferimento ai Giochi non solo per gli azzurri. Una voce ascoltata, uno dei primi, per esempio, a lanciare appelli sulla pessima organizzazione francese sulla Senna inquinata. Avrebbe senza dubbio meritato, come d’altronde Tamberi ed Errigo, di essere uno dei portabandiera della spedizione italiana ai Giochi parigini. E’ una leggenda, una leggenda che non si ferma. Ci sono ancora i 1500 stile libero, ricordando che a Tokyo tre anni era a stento in acqua a causa della mononucleosi, ci sono le prove in mare, 5 km e 10 km, nella Senna o nel laghetto delle gare di canottaggio che rappresenta il piano B per gli organizzatori francesi. L’Italia non può fare altro che goderselo, finché è in acqua. 

di Nicola Sellitti

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