A picco il business della prima infanzia: maxi esuberi per Peg Perego
La società ha annunciato tagli per il 40% del personale. Ma se non si fanno più figli questo è il destino di molte aziende specializzate nell’attrezzature per la prima infanzia. Peccato che molte di queste siano proprio italiane
A picco il business della prima infanzia: maxi esuberi per Peg Perego
La società ha annunciato tagli per il 40% del personale. Ma se non si fanno più figli questo è il destino di molte aziende specializzate nell’attrezzature per la prima infanzia. Peccato che molte di queste siano proprio italiane
A picco il business della prima infanzia: maxi esuberi per Peg Perego
La società ha annunciato tagli per il 40% del personale. Ma se non si fanno più figli questo è il destino di molte aziende specializzate nell’attrezzature per la prima infanzia. Peccato che molte di queste siano proprio italiane
La società ha annunciato tagli per il 40% del personale. Ma se non si fanno più figli questo è il destino di molte aziende specializzate nell’attrezzature per la prima infanzia. Peccato che molte di queste siano proprio italiane
80 anni di una lunga e gloriosa storia aziendale e sentirli tutti. Ma soprattutto vederli andare in fumo per colpa di una crisi demografica che interessa tutta la filiera delle aziende che hanno a che fare con l’infanzia: abbigliamento, giocattoli, attrezzature. Proprio in questi giorni un’altra società simbolo del made in Italy, come ce ne sono tante attive in questo settore, si sta preparando a una nuova sforbiciata al personale. Peg Perego, marchio conosciutissimo sta affrontando la sua crisi peggiore, con un taglio del personale pari al 40% da spalmare nei prossimi mesi quando il ricorso agli ammortizzatori sociali potrà dirsi esaurito. Un gruppo, fiore all’occhiello di una Brianza che fino a qualche decennio fa nemmeno conosceva bene il significato della parola cassa integrazione. Oggi invece per molte realtà è divenuta l’unica fonte di salvezza per sperare di non morire.
In questa Italia che non fa figli, il paradosso vuole che molti dei nomi più noti a livello mondiale attivi nel campo dell’infanzia siano proprio frutto del genio italiano, come Inglesina – la carrozzina preferita dalla principessa dalla famiglia reale Oltremanica – o Chicco. E’ chiaro che non è sul territorio nazionale che i loro affari vadano a gonfie vele ma in quei paesi dove si è capito che i figli continuano a essere una risorsa e non una zavorra. Spariscono aziende storiche mentre di contro aumentano i locali cosiddetti “adults only”. Stando a un recente studio condotto dall’Università popolare delle discipline analogiche, in Italia nel 2019, gli hotel children free erano una cinquantina; oggi sono circa 220. La Japan Airlines, per dire, ha introdotto la possibilità di visualizzare dove siano seduti i bambini con meno di due anni per poterne stare alla larga. Perché ormai siamo arrivati al punto che non solo non si fanno più bambini, ma quei pochi in circolazione danno pure fastidio. Vedremo se sarà lo stesso tipo di fastidio, quando un domani guarderanno l’ammontare delle loro pensioni che, ci si chiede, chi pagherà arrivati a questo punto?
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