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Kursk

L’incursione ucraina nella regione di Kursk scatena le accuse

Fra i russi crescono consapevolezza e rabbia per il modo in cui è gestita la guerra dopo l’incursione ucraina nella regione di Kursk

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L’incursione ucraina nella regione di Kursk scatena le accuse

Fra i russi crescono consapevolezza e rabbia per il modo in cui è gestita la guerra dopo l’incursione ucraina nella regione di Kursk

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L’incursione ucraina nella regione di Kursk scatena le accuse

Fra i russi crescono consapevolezza e rabbia per il modo in cui è gestita la guerra dopo l’incursione ucraina nella regione di Kursk

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Fra i russi crescono consapevolezza e rabbia per il modo in cui è gestita la guerra dopo l’incursione ucraina nella regione di Kursk

blogger ultranazionalisti russi stanno riversando un’incontenibile rabbia sul Ministero della Difesa (di recente affidato all’economista Andrei Belousov dopo una purga di generali corrotti) per la sorprendente incursione dell’esercito ucraino nella regione di Kursk. Dai canali Telegram tracima la frustrazione degli adepti furibondi non solo per lo smacco bruciante, ma anche perché alcuni sospettano che unità di partigiani anti Putin abbiano appoggiato l’operazione. 

Le autorità, soprattutto militari, vengono additate al ludibrio per essersi fatte cogliere di sorpresa. Tal Ravreba commenta: «La regione di Kursk viveva, come Mosca, senza preoccuparsi che nelle vicinanze c’era un nemico che non dormiva. Il 2 agosto, un gruppo di sabotatori e ricognitori russi è stato annientato, i corpi sono stati mostrati nei canali Telegram ucraini, ma nessuno ha capito che i combattenti si erano imbattuti nei soldati ucraini che preparavano un’invasione…».

Anastasia Kashevarova accusa: «Sapevamo che le Forze armate ucraine sarebbero andate nell’Oblast di Kursk. Sapevamo che stavano radunando le forze. Sapevamo tutto come al solito, lo riferivano i ragazzi al fronte, ma le alte sfere rimanevano inerti». 

Un bersaglio ricorrente sono le orde cecene al comando di Ramzan Kadyrov, che erano dislocate nella zona di confine per controllare le infiltrazioni. Secondo il canale pro-Wagner Alex Parker Returns, i temibili (secondo la baldanza esibita sui social) mercenari ceceni si sono nascosti dietro i soldati di leva: «Al posto del circo Akhmat, sono stati gettati in battaglia dei coscritti. Il risultato era prevedibile». Peraltro, la preparazione e il morale dei soldati mobilitati o reclutati in tutta fretta, suscita un altro vespaio. Vladlen Tatarsky: «Tanti scrivono dei problemi dei mobilitati, ma ignorano una questione estremamente delicata: molte reclute non vogliono combattere». 

Bezsonov Z rincara la dose: «Molti ufficiali che addestrano i mobilitati, per non spaventarli ed evitare problemi e risentimenti, li ingannano dicendo loro che faranno la guardia ai magazzini nelle lontane retrovie». Per cui gli ammutinamenti sarebbero frequenti, nonostante la ferrea disciplina di stampo sovietico a cui sono sottoposti i rincalzi sacrificati nel macello quotidiano.

Callsign si lamenta che «non c’è artiglieria né carri armati né equipaggiamento, ma qualcuno si è preparato a questo?». Ravreba aggiunge: «Ricognizione aerospaziale? Non ne abbiamo sentito parlare». Addirittura Veterans’ Notes accusa i comandanti russi sul campo di mentire allo Stato Maggiore sulla reale disponibilità degli effettivi e delle riserve.

Difficile accertare se gli sfoghi e le accuse abbiano un fondamento solido. Ma il solo fatto che la vanagloria e le pecche del regime vengano irrise pubblicamente dai sostenitori più accaniti di Putin, spiega il volto terreo dello zar durante il discorso ai dignitari e alla nazione in cui ha denunciato la «provocazione su larga scala». Una scala che rischia di travolgerlo.

di Fabio Scacciavillani

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