Radio Days
“Avrai una radio per sentire che la guerra è finita”, canta Claudio Baglioni nella bellissima “Avrai”. La Radio, il primo mass medium della storia
Radio Days
“Avrai una radio per sentire che la guerra è finita”, canta Claudio Baglioni nella bellissima “Avrai”. La Radio, il primo mass medium della storia
Radio Days
“Avrai una radio per sentire che la guerra è finita”, canta Claudio Baglioni nella bellissima “Avrai”. La Radio, il primo mass medium della storia
“Avrai una radio per sentire che la guerra è finita”, canta Claudio Baglioni nella bellissima “Avrai”. La Radio, il primo mass medium della storia
Claudio Baglioni nella bellissima “Avrai”, canzone dedicata al figlio Giovanni nato nel 1982, scrive: «Avrai una radio per sentire che la guerra è finita». Sintesi struggente di un intero mondo, quello che conobbe l’avvento del primo mass medium della storia, la radio appunto.
Dovesse riscrivere oggi lo stesso pezzo, il cantautore romano azzarderebbe un «Avrai Instagram (o TikTok) per vedere se la guerra è finita».
È il mondo a essere cambiato, milioni di persone hanno lo schermo del proprio smartphone e i social come principale fonte d’informazione. Una realtà con cui fare i conti, cui va subito aggiunta una postilla fondamentale: per sapere se la notizia della guerra finita sia vera o una balla colossale è fondamentale accendere la radio e la tv.
Perché gli storici mass media continuano a conservare un grado di credibilità, autorevolezza e ‘solidità’ del tutto sconosciuto a realtà che si sono mostrate gravemente permeabili alla manipolazione.
Tutto è cambiato e infatti le realtà più dinamiche e lungimiranti del settore hanno investito fior di denari nello sviluppo della rete Dab (Digital Audio Broadcasting) ben prima che lo Stato regolatore desse attuazione all’assegnazione delle frequenze, così come previsto dalla direttiva europea e dalla legge di cui parleremo ora.
La direttiva Ue arriva nel 2018 e ha istituito il Codice europeo delle Comunicazioni elettroniche. L’Italia l’ha recepita nel 2021, anticipando peraltro al 2019 l’obbligo per le case automobilistiche di inserire il ricevitore Dab nei sistemi audio delle autovetture.
La macchina è da sempre luogo d’ascolto radiofonico per eccellenza, pur dovendo fare i conti con la presenza sempre più invasiva delle piattaforme di streaming.
La legge ha però un ‘buco’ che pone la radio in una posizione di oggettivo svantaggio: non c’è obbligo di inserimento del ricevitore Dab negli smartphone, oggi lo strumento di lavoro e connessione per eccellenza. Una mancanza che non ha motivazioni economiche (il relativo chip ha un costo estremamente contenuto, in media intorno ai quattro dollari) e soprattutto fa pagare i dati, su cui oggi ‘viaggiano’ le radio negli smartphone attraverso le app.
Il Dab è gratuito per natura, così come la radio non può che restare gratis. Per farlo ha però bisogno che lo Stato assicuri per legge la presenza della radio Dab in tutte le piattaforme: auto, smartphone, smart speaker.
C’è poi un aspetto che anche le più avanzate piattaforme di streaming non possono avere: la radio è live. Nasce, vive e si sviluppa in diretta, coltivando un rapporto simbiotico fra la ‘voce’ e l’ascoltatore.
Scrivevamo del ‘buco’ normativo dello smartphone, che riguarda anche i ricevitori a ‘basso costo’: perché mai si dovrebbe limitare la radio Dab ai soli ricevitori più costosi? La guerra sarà finita per tutti e tutti dovranno poterlo ascoltare.
di Fulvio Giuliani
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
-
Tag: radio
Leggi anche