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Kamala Harris

Kamala Harris cambia approccio su Israele

La candidata alla Casa Bianca deve assicurare all’alleato tutto il sostegno necessario per estirpare le milizie terroristiche palestinesi e contrastare la strategia degli ayatollah

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Kamala Harris cambia approccio su Israele

La candidata alla Casa Bianca deve assicurare all’alleato tutto il sostegno necessario per estirpare le milizie terroristiche palestinesi e contrastare la strategia degli ayatollah

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Kamala Harris cambia approccio su Israele

La candidata alla Casa Bianca deve assicurare all’alleato tutto il sostegno necessario per estirpare le milizie terroristiche palestinesi e contrastare la strategia degli ayatollah

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La candidata alla Casa Bianca deve assicurare all’alleato tutto il sostegno necessario per estirpare le milizie terroristiche palestinesi e contrastare la strategia degli ayatollah

Kamala Harris sta modificando l’approccio verso Israele. Considerata storicamente affine all’area dei radicalizzati di estrema sinistra del Partito democratico Usa, la candidata alla Casa Bianca vive una metamorfosi che ne amplia la credibilità politica. In realtà, è sempre stata annoverabile tra i sostenitori dell’internazionalismo democratico: rifiuta la concezione isolazionista della politica statunitense (al contrario del suo sfidante Donald Trump) e ne difende le relazioni storiche, anche se in passato alcune sue considerazioni sull’alleato israeliano avevano destato perplessità.

Dall’inizio della campagna elettorale molto è cambiato, con la candidata progressivamente allineatasi alle posizioni classiche di dottrina geopolitica care agli apparati. Kamala Harris comprende che uno dei punti deboli dell’avversario è il rapporto di aperta conflittualità con l’establishment. Pertanto vuole mostrare di avervi comunanza e compatibilità di valori, in vista della possibile elezione alla Casa Bianca. A questo fine, evidenziare granitica affidabilità sulla difesa di Israele è imprescindibile. Il Medio Oriente rappresenta un teatro strategico di primaria importanza per gli interessi americani. Lo schieramento di Forze armate predisposte in più Stati dell’area, il contrasto al processo di nuclearizzazione iraniano, la normalizzazione delle relazioni tra Israele e Stati arabi e il contrasto al terrorismo rappresentano delle priorità. La guerra che Gerusalemme combatte in risposta al pogrom del 7 ottobre rappresenta l’ultima frontiera dell’opposizione all’asse del male guidato dall’Iran. Una minaccia rivolta non solo a Israele ma all’intero fronte occidentale. Anche in ragione di ciò, Harris deve assicurare all’alleato tutto il sostegno necessario per estirpare le milizie terroristiche palestinesi e contrastare la strategia degli ayatollah. A seguito dell’escalation in Libano aveva ribadito l’importanza della lotta di Israele contro Hezbollah e il suo diritto all’autodifesa. Nei giorni scorsi, dopo la barbara uccisione di 6 ostaggi con colpi a bruciapelo alla nuca da parte di Hamas (uno di questi era Hersh Goldberg-Polin, di nazionalità americana), la candidata ha evidenziato l’esigenza di devastare la milizia palestinese: «La minaccia che pone per il popolo di Israele e per i cittadini americani lì presenti deve essere eliminata. Hamas non può controllare Gaza». Successivamente ha chiarito di non voler modificare le politiche di Biden sulla fornitura di armi a Gerusalemme e di essere pronta a supportarla per respingere le minacce alla sicurezza.

Se eletta, Kamala Harris dovrebbe rilanciare il protagonismo americano in Medio Oriente sul piano diplomatico – soprattutto per creare stabilità a guerra conclusa – ma probabilmente anche militare. Dossier come quello relativo alla presenza dei militari statunitensi in Iraq necessitano di chiarimento: un loro ritiro dalle basi del Paese metterebbe a rischio la lotta al terrorismo, favorirebbe il piano di espansione di Teheran (che influenza il territorio grazie a una milizia surrogata presente all’interno) e indebolirebbe la deterrenza israeliana. La candidata dem ha dinanzi a sé sfide da affrontare nel corso della sua possibile presidenza e per farlo deve stringersi agli alleati, con cui cooperare per contrastare i nemici. Questa è la principale ragione per cui sta modificando l’approccio verso Israele. E c’è da credere che ne condividerà sempre più le azioni per la tutela della sicurezza.

Di Tommaso Alessandro De Filippo

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