Quello che non guardiamo di Musk
L’incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Elon Musk: venerato quanto detestato da tanti. Ma le polemiche che ne sono conseguite hanno radici storiche
Quello che non guardiamo di Musk
L’incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Elon Musk: venerato quanto detestato da tanti. Ma le polemiche che ne sono conseguite hanno radici storiche
Quello che non guardiamo di Musk
L’incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Elon Musk: venerato quanto detestato da tanti. Ma le polemiche che ne sono conseguite hanno radici storiche
L’incontro tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Elon Musk: venerato quanto detestato da tanti. Ma le polemiche che ne sono conseguite hanno radici storiche
Il soggetto non ne aveva alcun bisogno, ma di sicuro l’incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ulteriormente amplificato la portata del personaggio Elon Musk in Italia. Iperdivisivo, dotato – tralasciando tutto il resto di cui scriveremo fra poco – di un ego così smisurato e di una capacità istrionica tale da porsi con la massima naturalezza al centro della scena.
Eppure, davanti a lui finiamo in qualche misura per lasciarci abbagliare dal dito dimenticando la Luna. Il che, nel suo caso, ha del paradossale… Perché Musk è tanto venerato quanto detestato da tanti. Lui, grande sostenitore di Donald Trump, figura di capitalista mega multimiliardario super rampante, personalità capace di far apparire un Rupert Murdoch (lo squalo, per la cronaca) un insegnante di catechismo. Musk divide, Musk fa imbestialire, Musk ha chi lo adula senza limiti, Musk incontra Giorgia Meloni e l’opposizione insorge, i giornali d’area progressista ragionano del fastidio dell’amministrazione Biden per il faccia a faccia del capo del governo italiano con un avversario dichiarato.
Mentre ci appassioniamo a tutto ciò, discutiamo immensamente meno dell’imprenditore Musk.
Ci occupiamo con gusto ed entusiasmo dei suoi soldi, dell’essere il primo trilionario su piazza, ma non riflettiamo su come lo sia diventato. Soprattutto su quali lezioni se ne possa trarre. Tesla è un’azienda con pochissimi anni alle spalle, in grado di rivoluzionare il mercato mondiale dell’automobile anticipando la transizione all’elettrico. Punto. Tutto il resto è francamente contorno e marketing.
Noi siamo l’Italia, non un Paese con nulla o scarsa storia nel mondo dell’automotive. Abbiamo fatto epoca, imposto standard, garantito con la nostra ricerca alcuni dei balzi fondamentali di questo mondo. Possibile che non si ragioni in modo approfondito e consapevole di quanto un personaggio come Musk suggerisca uno standard industriale fatto di ossessiva ricerca di strade nuove? La cosa del tutto paradossale è che i tifosi nostrani di Trump e del “politico“ Elon Musk sono (per la stragrande maggioranza) fieri avversari della transizione energetica. Giudicano il New Green Deal europeo peggio di come Silvio Berlusconi considerava i comunisti.
Stesso dicasi per la genialità dell’essere riuscito – primo nella storia e questo vale molto più del primo trilione – a privatizzare la ricerca spaziale. Anche in questo ambito, seppur molto meno rispetto all’auto, l’Italia ha sempre recitato un suo ruolo. Qualcuno si prende la briga di studiare l’esperienza di Space X? In special modo come si sia trasformata in una manciata d’anni in un partner irrinunciabile per la Nasa. La Nasa. E non solo perché sarà la navicella di Musk a riportare sulla terra i due astronauti statunitensi rimasti bloccati sulla Stazione spaziale internazionale.
A noi, intanto, piace far polemica, purché la medesima non costringa a porci domande scomode.
di Fulvio Giuliani
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