**Depistaggio Borsellino: difesa poliziotti, ‘come potrebbero depistare su fatti già processati?’**
Caltanissetta, 13 nov. (Adnkronos) – “Non possiamo parlare di depistaggio su vicende già ‘depistate’. Il depistaggio si è verificato allora. E’ come se volessimo resuscitare oggi un fatto che già si è verificato e si è consumato. E su quel fatto ci sono stati processi a rimedio”. Lo ha detto l’avvocata Maria Giambra, legale di due dei quattro poliziotti accusati del depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio, nel corso della discussione dell’udienza preliminare davanti al gup di Caltanissetta David Salvucci. L’ultima udienza si è conclusa con la richiesta, da parte del pm Maurizio Bonaccorso, di rinvio a giudizio per i quattro poliziotti imputati, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli. “Se le false dichiarazioni che vengono addebitate agli imputati attengono ai fatti relativi alla strage di via D’Amelio e quindi a fatti che riguardano le indagini svolte e nei processi celebrati, come potrebbero oggi nel processo Bo depistare un processo e indagini che non solo sono state a loro tempo depistate, dalle quali sono derivati tre processi, che sono frutto del depistaggio e genesi di ulteriore depistaggio?”, spiega la legale di Zerilli e Tedesco. “Nel momento in cui si sono celebrati quei processi – dice ancora la legale – il falso quadro che era stato costruito in sede di indagini entra nel processo e si sostiene nei processi. Il depistaggio c’è stato nel momento in cui le indagini sono state indirizzate verso falsi elementi investigativi. Sulla base di quelle indagini si sono concentrati tre processi e il depistaggio ha portato alla condanna ingiusta di persone”.
E aggiunge: “Dice bene il pm quando dice che c’è un ante Spatuzza e un post Spatuzza”, facendo riferimento al collaboratore di giustizia che ha fatto scoprire le false dichiarazioni dell’ex pentito Vincenzo Scarantino, poi condannato per calunnia. Ai quattro, ex appartenenti al gruppo di indagine “Falcone-Borsellino”, viene contestato dalla Procura di aver reso false dichiarazioni nel corso delle loro deposizioni in qualità di testi nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio che si era concluso, in secondo grado, con la prescrizione del reato di calunnia per i tre imputati.
Nel corso dell’udienza preliminare, il pm Bonaccorso aveva accusato di poliziotti, anche oggi tutti presenti in aula Caltanissetta, “di malafede, reticenze e false dichiarazioni”. ”Agli imputati vengono contestate una serie di condotte che si concretizzano in false dichiarazioni e reticenze, secondo l’impostazione accusatorie mascherate da ‘non ricordo'”, ha detto il pm Maurizio Bonaccorso. “A parte dei singoli casi di false dichiarazioni e reticenze che si riferiscono a episodi specifici, singoli, ad esempio quella che è la falsa dichiarazione di Giuseppe Di Gangi a proposito della pistola puntata a Vincenzo Scarantino, quando ci fu la famosa colluttazione dopo la ritrattazione televisiva, tutte le altre false dichiarazioni, tutte le altre reticenze mascherate da ‘non ricordo’, si riferiscono a momenti scuri dell’attività investigativa del Gruppo Falcone e Borsellino che, secondo la tesi accusatoria, rappresentano dei momenti fondamentali nell’attività di inquinamento probatorio”, ha proseguito il pm. Non si sa ancora se il gup Salvucci deciderà oggi sulla richiesta di rinvio a giudizio per i 4 poliziotti.
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