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Michele Placido Federica Luna Vincenti

Pirandello visionario, parlano Michele Placido e Federica Luna Vincenti

Il nuovo film “Eterno visionario”: Pirandello non era mai stato raccontato così, nella sua intimità, nel suo privato. Le parole di Michele Placido e Federica Luna Vincenti

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Pirandello visionario, parlano Michele Placido e Federica Luna Vincenti

Il nuovo film “Eterno visionario”: Pirandello non era mai stato raccontato così, nella sua intimità, nel suo privato. Le parole di Michele Placido e Federica Luna Vincenti

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Pirandello visionario, parlano Michele Placido e Federica Luna Vincenti

Il nuovo film “Eterno visionario”: Pirandello non era mai stato raccontato così, nella sua intimità, nel suo privato. Le parole di Michele Placido e Federica Luna Vincenti

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Il nuovo film “Eterno visionario”: Pirandello non era mai stato raccontato così, nella sua intimità, nel suo privato. Le parole di Michele Placido e Federica Luna Vincenti

Pirandello non era mai stato raccontato così, nella sua intimità, nel suo privato. Pirandello padre, marito, uomo con le sue fragilità, uomo davanti allo specchio. «Mi ha ispirato Bergman per questo film, è un grande suggeritore per me» ci dice Michele Placido, regista di “Eterno visionario”. «È la storia di una famiglia disfunzionale, come ce ne sono tante oggi» aggiunge Federica Luna Vincenti, attrice e produttrice del film in questi giorni nelle sale. «È dalla sua vita familiare che nasce l’esigenza di scrivere, in primis dal matrimonio con Antonietta Portulano: è stata lei la fonte d’ispirazione. Le vite dei grandi artisti sono sempre impregnate di fallimenti e di croci che ci sono in ogni famiglia». Chiediamo loro perché gli eredi di Pirandello abbiano approvato soltanto questo lavoro e nessun altro. «Abbiamo detto la verità. È stato fondamentale il rispetto nel trattare la storia, sono tematiche private e delicate» risponde l’attrice, che nel film interpreta Marta Abba, la musa di Luigi Pirandello (impersonato da Fabrizio Bentivoglio). «Gli eredi hanno un grande peso e devono essere rispettati. Parlano dello scrittore come se fosse ancora vivo».

La sceneggiatura, che va avanti e indietro nel tempo, sonda con profondità la malattia della Portulano: «Non è impazzita per caso, ha avuto un grande trauma. La follia ha quasi sempre radici nel dolore» osserva ancora Vincenti. Questo malessere che l’ha condotta al ricovero in una clinica psichiatrica è indagato con cura dall’occhio del regista, che per la parte ha voluto Valeria Bruni Tedeschi, autorevole e intensa nel mostrare la sofferenza più cruda, il supplizio di una mente segnata in modo irreparabile. Un lavoro distante da ciò che si definisce ‘pirandelliano’, di difficile comprensione. Nel lungometraggio di Placido non c’è ambiguità fra apparenza e realtà, anzi il gigante della letteratura ci appare vicino e comprensibile.

«Questo film è molto di scuola milanese» racconta il regista. «Ho incontrato Fabrizio Bentivoglio al Piccolo Teatro di Milano tanti anni fa, era un ragazzino. Non andiamo mai a cena insieme, ognuno se ne sta a casa sua, magari non ci vediamo per cinque anni, poi arriva una mia telefonata e si lavora. C’è una “fratellanza professionale”, come la chiama lui».

“Eterno visionario” è anche un film sull’amore. Il rapporto fra Pirandello e Marta Abba è raccontato con delicatezza, in maniera poetica. Nonostante fosse una figura molto scomoda per la famiglia del premio Nobel, la sua personalità è stata accolta con grazia: «Lei voleva interpretare tante donne in scena, ma nella vita privata era molto sola. E questa sua solitudine era anche dovuta alla dedizione per il lavoro. Sul palco brillava, ma nella vita reale non era così» rivela Vincenti. Che tipo di legame avevano i due? «Un’intesa intellettuale, un feeling artistico. Le passioni più belle e durature sono quelle che magari a livello fisico non si concretizzano».

Anche la colonna sonora gioca un ruolo notevole su cui Vincenti ha lavorato lungamente: «Accompagna il carattere psicologico dei personaggi, siamo andati su una linea classica ma con una cifra elettronica». Non manca niente, il pubblico non potrà che ammirare l’autenticità di questo lavoro apprezzato anche da un gigante del cinema italiano. Con la voce che si fa più profonda e confidenziale, Placido infatti ci confida: «L’altro giorno mi ha telefonato Giuseppe Tornatore. Mi ha detto: “Hai fatto un film come lo avrei fatto anche io. Ecco, questo per me è un premio straordinario”».

di Hilary Tiscione

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