L’apocalisse dell’AI – IL VIDEO
Uno dei padrini dell’AI lancia l’allarme: progredisce a un ritmo vertiginoso e i Governi stanno sottovalutando i rischi per la sicurezza
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Uno dei padrini dell’AI lancia l’allarme: progredisce a un ritmo vertiginoso e i Governi stanno sottovalutando i rischi per la sicurezza
L’apocalisse dell’AI – IL VIDEO
Uno dei padrini dell’AI lancia l’allarme: progredisce a un ritmo vertiginoso e i Governi stanno sottovalutando i rischi per la sicurezza
Uno dei padrini dell’AI lancia l’allarme: progredisce a un ritmo vertiginoso e i Governi stanno sottovalutando i rischi per la sicurezza
Geoffrey Hinton, uno dei tre “padrini” dell’intelligenza artificiale, ha lanciato un allarme inquietante: l’IA potrebbe rappresentare una minaccia per l’esistenza dell’umanità. In una recente intervista, rilasciata lo scorso 27 dicembre su BBC Radio 4, il premio Nobel per la fisica ha affermato che c’è una probabilità fino al 20% che l’AI possa sfuggire al controllo umano nei prossimi 30 anni con conseguenze potenzialmente catastrofiche. Nato a Wimbledon e naturalizzato canadese, Geoffrey Hinton è professore presso l’Università di Toronto e coordinatore di ricerca per Google Brain. Il “cervello” di Alphabet, ovvero una divisione di Google dedicata all’implementazione dell’intelligenza artificiale. Pertanto, è senza ombra di dubbio uno degli uomini più influenti nel settore. Il suo lavoro sulle reti neurali ha gettato le basi per lo sviluppo dell’apprendimento automatico delle intelligenze artificiali.
Yoshua Bengio, Yann LeCun e Geoffry Hinton nel 2019 hanno ricevuto il premio Turing, il “Nobel” dell’informatica, per le innovazioni concettuali e ingegneristiche che hanno portato allo sviluppo del deep learning. Da allora vengono annoverati come i tre padrini dell’AI. Attualmente, in due su tre si dicono “preoccupati”. Secondo Hinton il problema principale è legato al fatto che le AI, sotto certi aspetti, sono sulla buona strada per diventare molto più intelligenti di noi. Dunque, starebbero progredendo molto più rapidamente del previsto e la politica non è in grado di stare al passo per garantirne la sicurezza. Oggi è l’uomo a tenere le redini. Ma nell’arco di 30 anni potrebbe essere il contrario. Potremmo finire per dipendere da esse “nella relazione con l’AI siamo noi i bambini di tre anni” ha dichiarato Hinton. In effetti sono innumerevoli i rischi legati al loro utilizzo.
Oltre alla disinformazione, alla manipolazione delle masse e alla creazione di fake news, delle quali abbiamo avuto ampie dimostrazioni, un utilizzo improprio e spregiudicato delle AI potrebbe destabilizzare nazioni intere. Spaventa anche la possibilità del loro impiego in campo bellico, per esempio. Con armi autonome e guidate da algoritmi a lunga distanza. O cyberattacchi sempre più dannosi e determinanti. Sulla rete circolano le nostre informazioni e questo implica problemi legati alla privacy e alla sorveglianza di massa. Che a lungo andare finirebbe per limitare di molto la nostra libertà individuale. “La mano invisibile non ci terrà al sicuro. Non possiamo affidare queste tecnologie al mero profitto delle aziende”, ha affermato lo psicologo. “L’unica cosa che potrebbe costringere queste grandi aziende a fare più ricerca in termini di sicurezza è proprio una regolamentazione governativa più esigente”.
Qualora venisse meno l’apocalisse, lo studioso avverte sul fatto che, in ogni caso, le nostre vite sono destinate a cambiare drasticamente. L’essere umano si deve preparare a non considerarsi più come “la forma di intelligenza più all’avanguardia”. Una nuova Rivoluzione Industriale è alle porte e questo potrebbe portare a un aumento della produttività. Anche se, diversamente da quanto si è visto nel XIX secolo, non è detto che corrisponda a una manodopera umana. Ebbene, tali profitti potrebbero riguardare solo le élite e le classi meno abbienti finirebbero col perdere il lavoro diventando sempre più povere e sottomesse.
Senza che si manifesti un’apocalisse AI, stile Terminator o Matrix, questa distopia, che abbiamo visto ripetersi innumerevoli volte negli sci-fi hollywoodiani, potrebbe rivelarsi uno scenario non troppo distante dalla realtà che ci attende. Esiste la concreta possibilità che con il passare degli anni l’uomo diventi sempre più dipendente da esse. Cognitivamente pigro e, quindi, vulnerabile. Con conseguenze negative come la perdita di autonomia decisionale e di capacità critica.
Di Angelo Annese
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