app-menu Social mobile

Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Cancro prostata, oncologo Caffo: “-71% rischio di morte con nuova combinazione”

4 Febbraio 2025

Roma, 28 gen. (Adnkronos Salute) – “La terapia ormonale di vecchia generazione, detta terapia di deprivazione androgenica, ha rappresentato per tanti anni la principale strategia terapeutica” per il cancro alla prostata, “in quanto va a ‘privare del carburante’ le cellule tumorali. Purtroppo queste cellule, a un certo punto, presentano dei meccanismi di resistenza. E’ allora che la malattia si definisce resistente alla castrazione. In questi casi, fino a ieri disponevamo di strategie terapeutiche legate soprattutto a farmaci ormonali di nuova generazione, a chemioterapia e, in una minima percentuale di casi, circa il 10%, alla possibilità di utilizzare i cosiddetti Parp-inibitori, che utilizzavamo dalla seconda e terza linea, in quei pochi soggetti che presentavano delle mutazioni dei geni che regolano la riparazione dei danni del Dna, principalmente i geni Brca1 e Brca2. Ora, con le nuove rimborsabilità, abbiamo la possibilità di utilizzare il Parp-inibitore olaparib in prima linea e in associazione a una terapia ormonale di nuova generazione. Questa combinazione è risultata in grado di ridurre il rischio di morte, rispetto al solo abiraterone, di ben il 71%”. Così Orazio Caffo, direttore di Oncologia all’ospedale Santa Chiara di Trento, nel corso di un incontro con la stampa organizzato da AstraZeneca e Msd oggi a Milano, ha spiegato le prospettive offerte dalla terapia mirata nel trattamento della neoplasia.

“Il tumore alla prostata” è “il primo in termini di incidenza per i soggetti di sesso maschile – aggiunge Caffo – con mediamente circa 41mila nuove diagnosi all’anno in Italia. Fortunatamente, ha una probabilità di sopravvivenza del 91% a 5 anni e possiamo considerare guarito un grande numero di soggetti che hanno attraversato la neoplasia prostatica nel corso della loro vita, circa 48mila persone. Tipica di una fascia d’età avanzata”, colpisce “soggetti che hanno dai 66 ai 70 anni. L’incidenza e la presenza di una diagnosi di tumore della prostata in età giovanile è veramente molto rara”.

I sintomi del tumore della prostata “sono piuttosto subdoli – precisa l’oncologo – e molto simili a quelli dell’ipertrofia prostatica, una delle patologie più frequenti legata all’invecchiamento della prostata: aumento della frequenza della minzione notturna, sensazione che la vescica non si sia svuotata completamente. E’ importante non sottovalutare questi sintomi, parlarne subito con il medico di medicina generale ed eventualmente fare una visita urologica. In termini di prevenzione, l’aspetto più importante sono gli stili di vita: condurre una vita attiva, evitare il sovrappeso e non sottovalutare i sintomi qualora essi si presentino”, conclude.

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

Sogni scudo anti-Alzheimer? Ritardo sonno Rem possibile spia precoce malattia

04 Febbraio 2025
Milano, 27 gen. (Adnkronos Salute) – Il tempo dei sogni potrebbe essere cruciale per il cervello,…

Medico-nutrizionista: “Clorato colpisce tiroide e porta a disfunzioni metaboliche”

04 Febbraio 2025
Roma, 28 gen. (Adnkronos Salute) – L’esposizione acuta a elevati livelli di clorato negli aliment…

Salute, Benigni (Fi): “Impegnati per prevenzione e lotta a obesità”

04 Febbraio 2025
Roma, 29 gen. (Adnkronos Salute) – “Forza Italia è da sempre impegnata nella lotta contro l’obesi…

Tumori, ok Aifa a primo radioligando per cancro prostata metastatico resistente

04 Febbraio 2025
Roma, 30 gen. (Adnkronos Salute) – Diventerà presto accessibile in Italia la terapia di precision…

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI