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Starmer da Trump

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Starmer da Trump: il primo ministro britannico ha consegnato al presidente americano l’invito di re Carlo per una visita ufficiale in Inghilterra. Oggi l’incontro tra Trump e il presidente ucraino Zelensky

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Starmer da Trump: il primo ministro britannico ha consegnato al presidente americano l’invito di re Carlo per una visita ufficiale in Inghilterra. Oggi l’incontro tra Trump e il presidente ucraino Zelensky

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Starmer da Trump: il primo ministro britannico ha consegnato al presidente americano l’invito di re Carlo per una visita ufficiale in Inghilterra. Oggi l’incontro tra Trump e il presidente ucraino Zelensky

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Starmer da Trump: il primo ministro britannico ha consegnato al presidente americano l’invito di re Carlo per una visita ufficiale in Inghilterra. Oggi l’incontro tra Trump e il presidente ucraino Zelensky

Starmer da Trump. Mettiamo in fila un po’ di date. Lunedì scorso il presidente americano Donald Trump ha ricevuto a Washington il presidente francese Emmanuel Macron. Due giorni fa, mercoledì, il tycoon attaccava l’Unione Europea «nata per fregare gli Usa» (dice lui). Mentre il segretario di Stato della sua amministrazione, Marco Rubio, dava buca all’incontro con Kaja Kallas. La rappresentante Ue per gli Affari esteri e la sicurezza.

Dopodomani a Londra (in seguito al vertice voluto da Macron a Parigi nei giorni passati) i leader dei principali Paesi Ue si vedranno. Chiamati stavolta dal primo ministro britannico Keir Starmer, per discutere del sostegno europeo all’Ucraina. Per garantirne la sicurezza a trattative per la pace già avviate da Trump con Vladimir Putin e con la prospettiva del disimpegno americano per Kiev.

In questo quadro, per completare la sequenza di date che in queste settimane stanno cambiando la storia dei rapporti internazionali, ne mancano ancora tre. La prima è la convocazione per il 6 marzo prossimo da parte del presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. Un vertice straordinario dedicato alla difesa europea e alla situazione in Ucraina.

Come si legge nella lettera inviata ai 27 leader dei Paesi dell’Ue, l’obiettivo sarà «prendere le prime decisioni a breve termine». Per rafforzare la sovranità e la capacità dell’Europa di affrontare le sfide alla sicurezza. E per l’Ue, nel 2025, sicurezza vuol dire anche sostenere l’Ucraina. Lo stesso Costa ha sottolineato che «esiste un nuovo slancio che dovrebbe portare a una pace globale, giusta e duratura». Il vertice Ue servirà a decidere «come sostenere ulteriormente l’Ucraina». I princìpi da rispettare per garantire una pace stabile, compreso ovviamente il contributo dell’Unione alle garanzie di difesa per Kiev. Si tratterà di decidere il come e in che tempi dispiegare questa difesa. Concretamente.

Al vertice è stato invitato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. E proprio lui, Zelensky, rappresenta la seconda delle tre date di cui scrivevamo poc’anzi. Oggi il presidente ucraino sarà a Washington per incontrare il presidente degli Stati Uniti. Un incontro che Trump voleva evitare ma sul quale pare sia stato convinto da Macron. Già questo quadro di date, la dice lunga su come stiano cambiando i rapporti atlantici. E qui si incastra l’incontro di ieri fra il primo ministro britannico Starmer e il presidente Usa a Washington. Starmer condivide con Macron la posizione, netta, di non mollare Kiev. Come lui è alla guida di un Paese potenza nucleare che siede come membro permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Cosa si son detti ieri Trump e Starmer? Anzitutto, cortesie fra ospite e padrone di casa. Il primo ministro britannico ha consegnato a Trump l’invito di re Carlo per una visita ufficiale in Inghilterra. Mentre The Donald ha fatto i complimenti alla Gran Bretagna per aver aumentato le spese per la difesa. Quanto all’Ucraina, vero punto del vertice, Trump si è detto sicuro che Putin manterrà la parola sull’intesa. Aggiungendo che prima dovrà arrivare l’accordo di pace e poi le forze di sicurezza per Kiev. Su questo Starmer si è limitato a dire che si può arrivare a un accordo storico. Il condizionale, quanto si ha a che fare con Putin, è d’obbligo.

Di Massimiliano Lenzi


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