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Roby Facchinetti racconta il suo Parsifal. E sui Pooh: “Non ci sarà musica nuova”

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Abbiamo incontrato Roby Facchinetti in occasione della presentazione di “Parsifal – L’Uomo delle stelle”

Roby Facchinetti

Roby Facchinetti racconta il suo Parsifal. E sui Pooh: “Non ci sarà musica nuova”

Abbiamo incontrato Roby Facchinetti in occasione della presentazione di “Parsifal – L’Uomo delle stelle”

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Roby Facchinetti racconta il suo Parsifal. E sui Pooh: “Non ci sarà musica nuova”

Abbiamo incontrato Roby Facchinetti in occasione della presentazione di “Parsifal – L’Uomo delle stelle”

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Quando si pensa alla musica dei Pooh è impossibile non volare con la mente al 1973 e a “Parsifal”, disco che segnò la carriera della band, lasciando un solco nella storia del progressive rock. A distanza di oltre 50 anni, Roby Facchinetti chiude un cerchio pubblicando domani, 28 marzo, “Parsifal – L’Uomo delle stelle”, un’opera-prog monumentale, frutto di cinque anni d’intenso lavoro, che racconta l’epopea del cavaliere senza macchia. Un sogno realizzato per Roby, che ha scritto le musiche e dà voce al protagonista: “Aspettavo questo giorno da molti anni” ha raccontato con emozione ieri durante la presentazione del disco tenutasi a Milano.

Un’occasione per scoprire meglio l’origine del progetto: “Questo progetto è iniziato nel 1973, quando feci ascoltare a Negrini una suite con otto temi musicali diversi. Lui, quasi subito, mi disse: ‘Su questo mondo musicale ci vedrei la storia di Parsifal’. Rimasi perplesso, considerando da dove stavamo arrivando. Quando Valerio proponeva delle cose, diceva: ‘Guarda, Facchinetti, lasciami lavorare, poi mi dirai se ti piace o no’. Ebbe una folgorazione divina. “Parsifal” ha cambiato il nostro percorso musicale: da quel momento abbiamo capito che i nostri orizzonti artistici potevano essere diversi. Ancora oggi quel disco rappresenta una delle nostre pagine più belle. Parsifal” è stato inserito tra i 50 brani prog più importanti del ‘900… una cosa fantastica per noi” ha raccontato Facchinetti. Tuttavia, il desiderio di continuare quella storia non lo ha mai abbandonato: “Quando fu realizzato, Valerio conosceva la storia di Parsifal. Se si legge la storia di Parsifal, il cavaliere senza macchia, si scopre un uomo prescelto, un eroe straordinario, sempre dalla parte del giusto. Ho pensato che sarebbe stato bello poter raccontare tutta la sua storia in un’opera completa, ma sapevamo che ci sarebbero voluti anni. Infatti, ce ne sono voluti cinque…” ha confidato Facchinetti.

Perché non farlo con i Pooh? “Con i Pooh sarebbe stato impossibile: chiedere due o tre anni significava rinunciare a un disco e a una tournée minimo all’anno. Verso il 2011, io e Valerio abbiamo iniziato a pensare che, con il 50° anniversario della band, la storia dei Pooh sarebbe finita e ognuno avrebbe potuto dedicarsi ai propri progetti. In previsione di questo, avevamo deciso che dal 2016 in poi avremmo realizzato quest’opera. Erano già nati due brani, ma purtroppo, nel 2013, Valerio se ne andò, e con lui anche quasi tutta questa idea”. Ma non fu la fine del progetto: “Ne ho parlato con Stefano D’Orazio. Sapevamo che sarebbe stato un impegno titanico. Stefano, con il suo senso di generosità e la sua voglia di fare, era la persona giusta. Chiedergli di accendere la sua fantasia – che era uno dei suoi punti di forza – era quasi scontato. Siamo scesi dal palco il 30 dicembre e, già dai primi di gennaio del 2017, abbiamo iniziato a lavorare a tempo pieno. Stefano ha fatto una serie di ricerche sul personaggio, approfondendo ogni dettaglio…Abbiamo lavorato 3 anni e abbiamo finito a settembre del 2020. Il 6 novembre anche Stefano se ne andò”. Impossibile per Facchinetti non pensare ai suoi amici e compagni d’avventura e d’arte oggi che il progetto ha finalmente visto la luce: “Mi mancano. Non potete immaginare quanto avrei voluto che fossero qui oggi. E sarebbe stato giusto. Avrebbero potuto fare ancora tanto, scrivere ancora molto. Avevano ancora storie da raccontare, con la loro poesia, la loro sensibilità, la loro fantasia”.

Il risultato di quell’intenso lavoro sono 44 brani divisi in due atti per oltre due ore di musica che saranno portati presto su un palco, ma non come musical: “E un’opera prog, ciò che mi interessa è la musica. Niente balletti né fronzoli, ma l’orchestra sul palco”. Vedere quanta energia, quanto ancora sia acceso il sacro fuoco dell’arte in Roby Facchinetti, emoziona. Inevitabile quindi qualche domanda anche sul futuro dei Pooh, ad un passo dallo storico traguardo dei 60 anni: “Noi Pooh, anche in questi mesi, abbiamo riflettuto sul 2026, che segnerà i nostri 60 anni… Non riesco neanche a pronunciarlo, mi sembra qualcosa che appartenga a qualcun altro, non a noi. Si era pensato di realizzare degli inediti, ma siamo tutti convinti di una cosa: in Italia, senza nulla togliere ai grandi autori, non ho trovato nessuno che parli davvero il nostro linguaggio. Abbiamo sempre cercato di trasmettere il nostro modo di intendere la musica, con il nostro stile e le nostre parole. Oggi, realizzare un brano con testi di altri autori e chiamarlo un brano dei Pooh mi sembrerebbe un torto sia a Valerio che a Stefano“.

di Federico Arduini

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