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Passaporto: averne uno è costoso, lento e ingannevolmente digitale

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Ottenere o rinnovare un passaporto in Italia costa 116 euro. Una somma che ne fa uno dei più cari in Europa

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Passaporto: averne uno è costoso, lento e ingannevolmente digitale

Ottenere o rinnovare un passaporto in Italia costa 116 euro. Una somma che ne fa uno dei più cari in Europa

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Passaporto: averne uno è costoso, lento e ingannevolmente digitale

Ottenere o rinnovare un passaporto in Italia costa 116 euro. Una somma che ne fa uno dei più cari in Europa

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Ottenere o rinnovare un passaporto in Italia costa 116 euro. Una somma che ne fa uno dei più cari in Europa. A questo importo (composto da una marca da bollo da 73,50 euro e un contributo amministrativo di 42,50 euro) si aggiungono poi altri 14,20 euro per la richiesta effettuata tramite le Poste, portando il totale a 130,20 euro. Accanto ai costi, nella maggior parte dei casi ci sono i tempi di attesa. In molti capoluoghi di provincia, come in quasi tutte le grandi città, ottenere un appuntamento può richiedere dai tre ai sei mesi. Il portale ufficiale “Prenot@mi” – che dovrebbe semplificare la prenotazione – è spesso congestionato, con poche finestre disponibili che spariscono nel giro di pochi minuti. In pratica, prenotare un passaporto è ormai un’impresa da esperti di refresh.

Nel frattempo in Europa le cose funzionano diversamente: 30 euro in Spagna, 60 in Germania, 86 in Francia. Alcuni Paesi prevedono sconti per chi rinnova senza alcun aggiornamento dei dati, altri offrono agevolazioni per i redditi bassi o sistemi digitali realmente efficienti. L’Italia mantiene invece una delle tassazioni più alte, senza flessibilità, senza sconti, senza una piattaforma all’altezza del 2025. Il paradosso è evidente.

Da anni si parla di transizione digitale della Pubblica amministrazione, con investimenti miliardari (anche grazie al Pnrr) per digitalizzare i servizi. Ma il passaporto rappresenta uno dei casi più emblematici di come la digitalizzazione da noi rischi (per ora) di restare un’operazione di facciata. I cittadini devono comunque recarsi fisicamente in Questura, anche solo per rinnovare un documento scaduto, senza alcun automatismo né una verifica da remoto. Sarebbe logico immaginare un sistema in cui, come accade per molti documenti bancari o sanitari, il rinnovo avvenga online, con verifica dell’identità digitale (Spid o Cie), pagamento elettronico e spedizione del documento a casa. E invece no: tutto resta cartaceo, fisico, lento e costoso.

Le associazioni dei consumatori definiscono il costo attuale del passaporto una «tassa sulla mobilità». In effetti il diritto a viaggiare, lavorare o studiare all’estero dovrebbe essere considerato una prerogativa fondamentale di cittadinanza, non un privilegio per chi può permetterselo o per chi riesce a bucare l’algoritmo di prenotazione. In un Paese con oltre 6 milioni di residenti all’estero, in cui centinaia di migliaia di giovani si spostano ogni anno per motivi accademici o professionali, il passaporto non è un bene di lusso ma uno strumento essenziale di partecipazione e opportunità.

Negli ultimi anni sono emerse alcune proposte parlamentari per eliminare la marca da bollo, creare una tariffa unica agevolata o almeno snellire le procedure per i rinnovi semplici. Ma il meccanismo è fermo. Il passaporto resta così lo specchio fedele di un sistema burocratico in affanno, che promette efficienza digitale ma produce ancora code, bolli, fotocopie e sportelli intasati. Una situazione che mina non soltanto la fiducia dei cittadini, ma anche l’immagine stessa dell’amministrazione pubblica. E mentre l’Ue si è impegnata a rendere l’identità digitale disponibile su digital wallet per i suoi 448 milioni di cittadini entro il 2026, da noi prenotare un passaporto è ancora una questione di fortuna. E di pazienza.

di Ilaria Donatio

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