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Rusconi: “La scuola diventi luogo di emotività dei giovani”

28 Maggio 2025

Roma, 28 mag. (Adnkronos) – “Potrei definirmi un sociologo della scuola, non certo della società in generale, però la scuola qualche cosa dice. La scuola italiana è vecchia perché è stata fondata dai gesuiti che si inventarono la ratio studiorum, che prima non esisteva: lezioni con le ore distinte, la classe, le aule e così via. Questo è stato l’impulso per la scuola in tutto l’Occidente, ma direi anche in Oriente. Però le altre nazioni si sono in molti versi evolute, hanno cambiato, noi siamo rimasti ancora a indietro. Infatti io sorrido, diciamo, anche come storico quando sento dire ‘Se si è di sinistra la colpa è della scuola gentiliana’, ‘se si è di destra la colpa è del 68’ perché è una forma di riduzionismo”, così Mario Rusconi, presidente Anp Roma, intervenendo alla Maratona Bullismo, durante il quale è stato presentato il primo rapporto dell’Osservatorio nazionale bullismo e disagio giovanile, al Palazzo dell’Informazione dell’Adnkronos a Roma.

“Noi dobbiamo uscire da quello schema – spiega Rusconi -, ma come si fa? Dobbiamo fare in modo che ci siano dei luoghi in cui si vada a espandere tutta quella che è l’atmosfera emotiva dei nostri giovani. Ci sono questi luoghi? Sì, hanno nome e cognome: sono le scuole. Gli edifici scolastici sono 42mila in Italia, anche se sono 7800 quelle con titolarità. Sono edifici che vengono adoperati a un quarto della loro utilità. Le regole che noi abbiamo sono regole insensate perché tendono a reprimere quei momenti di emotività diffusa degli studenti e tendono invece a sottacere le occupazioni delle scuole durante le quali si distruggono interi edifici. In poche parole, il perdonismo nei riguardi di tutta una serie di azioni che andrebbero contenute è diffuso e non è una questione di destra o di sinistra”.

“Noi adulti non abbiamo spesso la forza di capire quali sono le azioni che possono essere apparentemente repressive – continua -, ma che hanno un forte significato per quanto riguarda i nostri ragazzi. È stato già detto prima, la scuola italiana è adoperata al 25% delle sue possibilità. Bisognerebbe aprirla tutti i giorni di pomeriggio, la sera. Nel momento in cui cominciano a esserci anche dei finanziamenti per fare queste cose, c’è un una forte refrattarietà per esempio dei sindacati. Ma c’è un’altra cosa che in Italia manca: il curriculum flessibile, che già c’è in molti stati. È stato fatto l’esperimento come proposta di legge, passata anche in Parlamento, da Berlinguer centrosinistra e da Lamoratta centrodestra. Entrambi sono stati impallinati dai sindacati. Dobbiamo partire dai presupposti anche di natura sociale. L’80-90% degli insegnanti italiani sono donne, che per lo più hanno dei bambini, molto spesso piccoli, che hanno dei genitori anziani. Non hanno servizi sociali che permettono loro di avere un vero e proprio status giuridico, quindi orario da professionista. Il risultato è che quando si parla di curriculum flessibile, di scuola aperta il pomeriggio, io dovrei avere a che fare con dei professionisti, che tuttavia devono avere uno stipendio adeguato. Si parla tanto dei social, io non credo che siano i social a rovinare i nostri studenti. Bisognerebbe smantellare tutta una serie di privilegi di cassa, spesso di cassa sindacale”, conclude.

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