La fabbrica delle fake news russe inventa un linciaggio
In Germania è diventato subito virale un video che raccontava di un ragazzo russo ucciso da due profughi ucraini solo perché aveva parlato nella propria lingua. L’odio e la paura si sono diffusi immediatamente, finché la polizia non è stata costretta a smentire tutto ufficialmente: nessuna aggressione, nessun omicidio. Il video è falso.
La fabbrica delle fake news russe inventa un linciaggio
In Germania è diventato subito virale un video che raccontava di un ragazzo russo ucciso da due profughi ucraini solo perché aveva parlato nella propria lingua. L’odio e la paura si sono diffusi immediatamente, finché la polizia non è stata costretta a smentire tutto ufficialmente: nessuna aggressione, nessun omicidio. Il video è falso.
La fabbrica delle fake news russe inventa un linciaggio
In Germania è diventato subito virale un video che raccontava di un ragazzo russo ucciso da due profughi ucraini solo perché aveva parlato nella propria lingua. L’odio e la paura si sono diffusi immediatamente, finché la polizia non è stata costretta a smentire tutto ufficialmente: nessuna aggressione, nessun omicidio. Il video è falso.
In Germania è diventato subito virale un video che raccontava di un ragazzo russo ucciso da due profughi ucraini solo perché aveva parlato nella propria lingua. L’odio e la paura si sono diffusi immediatamente, finché la polizia non è stata costretta a smentire tutto ufficialmente: nessuna aggressione, nessun omicidio. Il video è falso.
Berlino – Un video divenuto in poche ore virale, saltato di smartphone in tablet nella comunità dei “russi-tedeschi”, diffondendo paura e odio e infuocando animi già esagitati dalla guerra vicina. Mostrava una donna russa sui trent’anni in lacrime che raccontava una storia terribile: due adolescenti profughi ucraini avevano aggredito e picchiato a sangue, sino a ucciderlo, un giovane russo sedicenne, volontario in uno dei centri di accoglienza, colpevole solo di aver parlato nella propria lingua. Il ragazzo si chiamava Daniel, la donna assicurava di conoscerne la famiglia. Il fatto sarebbe accaduto a Euskirchen, cittadina a un tiro di schioppo da Bonn. Il messaggio lanciato: lo hanno ucciso perché russo, siamo tutti in pericolo, questi sono i rifugiati ucraini che la Germania sta accogliendo e ospitando.
Pubblicato inizialmente su YouTube, il video si è diffuso seguendo una collaudata catena, attraverso siti compiacenti per poi saltare da una piattaforma all’altra: Telegram, TikTok, Twitter, Facebook. La comunità russa e quella ancor più vasta dei Russlanddeutsche – i quasi due milioni di russi di origine tedesca cui la Germania ha offerto accoglienza e consegnato il passaporto tedesco dopo la caduta del Muro e dell’Unione Sovietica – hanno rilanciato l’allarme: questi sono gli ucraini e questo è un anticipo di quel che ci attende.
Quella dei “russi-tedeschi” è una comunità complessa e diversificata: molti sono impegnati in prima persona negli aiuti ai profughi ucraini, ma una vasta fetta costituisce un ventre molle per la propaganda russa. E quando la notizia è apparsa nel primo pomeriggio di domenica sulle pagine dell’agenzia di stampa russa “Riafan”, gestita da un uomo vicino al presidente Putin proprietario anche della Internet Research Agency di San Pietroburgo – ritenuta una fabbrica di fake news – la polizia tedesca è stata costretta a smentire tutto ufficialmente. Prima un accurato controllo nella zona in cui sarebbe accaduto il linciaggio, poi la certezza della simulazione pronunciata per bocca di un portavoce della polizia del Nord Reno-Vestfalia: non vi è conoscenza di alcuna aggressione, tantomeno di un omicidio; il video è falso, prodotto con l’obiettivo di seminare incertezza e odio; si chiede pertanto agli utenti dei social di non diffonderlo ulteriormente.
La polizia ha preso molto sul serio l’accaduto, perché c’è un precedente. Sei anni fa, nel mezzo della crisi dei migranti siriani, i media russi stravolsero una vicenda di cronaca, inventando una violenza sessuale perpetrata da immigrati nei confronti di una ragazza minorenne di origine russa in un quartiere di Berlino. Gettò benzina sul fuoco anche il ministro degli Esteri russo Lavrov, con una dichiarazione ambigua. La polizia dimostrò che non si trattò di violenza sessuale e che nessun migrante era coinvolto nella vicenda. Ma le proteste anti-immigrati dei “russi-tedeschi” si aggiunsero per settimane a quelle degli estremisti di destra, esacerbando il clima politico in Germania.
di Pierluigi Mennitti
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