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campagna elettorale

Le due Italia

Nei giorni in cui l’Italia sportiva insegna a tutti il valore del sacrificio e della programmazione, quella politica mette in scena la campagna elettorale più raffazzonata di sempre, con tanto di surreale lite sulle vittime reali della pandemia.
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Le due Italia

Nei giorni in cui l’Italia sportiva insegna a tutti il valore del sacrificio e della programmazione, quella politica mette in scena la campagna elettorale più raffazzonata di sempre, con tanto di surreale lite sulle vittime reali della pandemia.
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Le due Italia

Nei giorni in cui l’Italia sportiva insegna a tutti il valore del sacrificio e della programmazione, quella politica mette in scena la campagna elettorale più raffazzonata di sempre, con tanto di surreale lite sulle vittime reali della pandemia.
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Nei giorni in cui l’Italia sportiva insegna a tutti il valore del sacrificio e della programmazione, quella politica mette in scena la campagna elettorale più raffazzonata di sempre, con tanto di surreale lite sulle vittime reali della pandemia.
Negli ultimi due giorni abbiamo scritto di sport, grazie alle meraviglie dell’Italia del nuoto e al lampo di Marcell Jacobs agli Europei di atletica. Due riflessioni suggerite dalla splendida estate azzurra (seconda consecutiva, anche se quella dell’anno scorso resta inarrivabile con l’Europeo di calcio e le meraviglie dei Giochi olimpici di Tokyo). Cose concrete – bracciate e scatti – frutto di sacrificio e programmazione uniti al talento puro. Come già scritto qui, un progetto vincente e tutto tranne che casuale. Riaffacciandosi sulla politica della campagna elettorale più sgangherata e raffazzonata che si ricordi, tutto quello in cui ci si imbatte è una rissa fine a se stessa, appena si ferma la giostra delle promesse impossibili da mantenere. Si badi, il vizietto di spararle grosse è di tutti, dalle tasse polverizzate alle mensilità da aggiungere (chi paga?), dalle meno ore lavorate a un generico ‘più soldi per tutti’, quando proprio non si sa che cosa più inventarsi per contrastare l’avversario. Esauriti i fuochi d’artificio, non restano che le risse verbali, anche quelle più sconfortanti come la surreale lite di ieri sulle vittime della pandemia. Citiamo una simile bassezza solo per dare l’idea di cosa significhi fare politica in questo modo, cercando un consenso superficiale, di pancia. Nulla che sia figlio di un ragionamento, di una strategia, figurarsi di un’idea di Paese. Questa è la campagna elettorale, oggi come oggi, e i protagonisti hanno anche il coraggio di versare lacrime di coccodrillo su quel pericolo-astensione che loro stessi alimentano allegramente giorno dopo giorno. Di Fulvio Giuliani

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